ITALIA

Fumata nera al vertice Conte-Mittal sull’Ilva

La multinazionale ha avviato la procedura di retrocessione di aziende e dipendenti

6 novembre 2019
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Trattativa tutta in salita tra governo e ArcelorMittal sull’ex Ilva. Un vertice di tre ore a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e Lakshmi Mittal, patron della multinazionale, e suo figlio Aditya, non risolve il complicatissimo rebus sullo stabilimento di Taranto (cfr correlati). Ma il negoziato non è interrotto, e il governo corre ai ripari intervenendo già nel Consiglio dei ministri convocato in giornata e ‘monopolizzato’ dal dossier Ilva. Con il premier alle prese con il nodo di un possibile decreto ad hoc. Nella misura si punterebbe a inserire quella norma interpretativa dell’art. 51 del codice penale che, di fatto, tutela dal punto di vista giuridico ArcelorMittal. Ma sul punto c’è il muro, sopratutto nei gruppi parlamentari, del M5S.

Le notizie, per tutta la giornata, sono frammentate. Bocche cucite e facce piuttosto scure si aggirano nei dintorni di Palazzo Chigi dopo la riunione con ArcelorMittal, alla quale Conte presenta anche i ministri Gualtieri, Patuanelli, Bellanova, Catalfo, Provenzano e Speranza. Un team che rappresenta tutto l’arco della maggioranza giallorosa. E il dato non è marginale visto che, sul salvataggio dell’ex Ilva, la maggioranza rischia di spaccarsi con il nocciolo duro pentastellato fermo nella sua contrarietà al ripristino dello scudo penale.

Conte, di fatto, lavora per l’intera giornata al dossier Ilva convocando, solo dopo il Cdm, una conferenza stampa per fare il punto. «Faremo di tutto per il rispetto degli impegni», assicura in mattinata il premier. Ma a Taranto, nel frattempo, è psicodramma. Arriva alle organizzazioni sindacali la lettera con la quale ArcelorMittal comunica la decisione di disdettare l’accordo e restituire chiavi e dipendenti all’Amministrazione straordinaria. Contemporaneamente viene depositato presso il Tribunale di Milano l’atto di citazione contro i Commissari straordinari relativo alla rescissione del contratto.

La comunicazione provoca l’immediata reazione dei sindacati e della città di Taranto. In mattinata la Fim-Cisl dichiara uno sciopero immediato a Taranto di 24 ore a partire dalle 15. Uno sciopero che, riferisce la Fim-Cisl (piantata in asso per l’occasione dalle altre sigle Uilm, Fiom e Ubs), incassa un’alta adesione. 
Il punto sul quale ArcelorMittal non vuole cedere è la ‘protezione legale’, considerata dall’azienda “presupposto essenziale” al punto che “in mancanza, non avrebbe accettato di partecipare all’operazione” di ristrutturazione e rilancio dell’Ilva. Ma il tema, per il governo, è un altro. È la stessa sostenibilità della produzione da parte di ArcelorMittal, che – in relazione all’Altoforno 2, sotto sequestro per la morte di un operaio nel 2015 ma in funzione e da ristrutturare come da Piano ambientale – dovrebbe entro il 13 dicembre presentare la progettazione degli interventi ambientali e mirati alla sicurezza dei lavoratori.

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