Dialogo sospeso in Nicaragua

Né tregua, né «dialogo nazionale»: la parola resta alle armi. Almeno altre tre persone sarebbero state uccise e più di 30 ferite in un attacco condotto da squadre di paramilitari e antisommossa filo-governative alla città di Masaya, in Nicaragua. Lo ha denunciato l’Associazione nicaraguense per i diritti umani, citata dai media locali. Un episodio accaduto mentre la Conferenza episcopale del Nicaragua ha annunciato di voler mantenere la sospensione del dialogo tra governo e opposizione finché non saranno invitati gli organismi internazionali dei diritti umani a verificare la situazione. 

I vescovi hanno chiesto all’esecutivo di Daniel Ortega di «inoltrare con urgenza» gli inviti agli organismi internazionali, secondo quanto previsto da un accordo siglato venerdì scorso, sottolineando l’urgenza di chiedere alla Commissione interamericana dei diritti umani di inviare i suoi esperti per i lavori della Commissione incaricata di indagare sui crimini commessi durante le proteste.

L’attacco a Masaya, secondo le fonti citate, sarebbe stato portato dalle forze governative, dopo aver smantellato un blocco stradale situato al chilometro 14 della strada principale della località. Gli abitanti della città, che stanno costruendo altre barricate, riferiscono che Masaya è circondata dai gruppi paramilitari. Le forze, composte da polizia, agenti antisommossa e 'para-poliziotti' incappucciati, ieri mattina hanno attaccato con armi da guerra il blocco stradale mantenuto da decine di giovani che si sono difesi con mortai artigianali. Gli assalitori, per lo più uomini incappucciati che viaggiavano in furgoncini e ambulanze del ministero della Sanità, hanno impiegato circa due ore per cacciare i manifestanti dal blocco.