Italia

Strage di Erba, Rosa Bazzi esce dal carcere

La donna condannata all’ergastolo è ritornata a svolgere il suo vecchio lavoro in una cooperativa convenzionata con il Ministero della giustizia

Olindo Romano e Rosa Bazzi nel 2007
(Ti-Press / Archivio)
25 febbraio 2024
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Sono migliaia i detenuti che quotidianamente escono da un carcere per andare a lavorare. Raramente se ne parla. Se però a uscire dal carcere di Bollate, dove è rinchiusa da 17 anni, è Rosa Bazzi la notizia diventa virale.

La donna, 60enne, dietro le sbarre sta scontando l’ergastolo per la strage di Erba dell’11 dicembre 2006. Bazzi esce dal carcere per lavorare in una cooperativa convenzionata con il Ministero della giustizia. La donna beneficia della norma che consente ai detenuti, dopo anni di carcerazione, di lavorare all’esterno del penitenziario. Si occupa delle pulizie. Lavoro che svolgeva presso alcune famiglie di Erba, prima di essere arrestata. A darne notizia, nella puntata di venerdì sera, la trasmissione di Mediaset ‘Quarto Grado’ di Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero, che ha mandato in onda Rosa Bazzi, nel momento in cui deposita i sacchi dell’immondizia all’esterno dell’azienda in cui lavora. Succede così dallo scorso gennaio. Ora che la notizia che la donna dal lunedì al venerdì esce dal carcere di Bollate alle 7.15 per rientrare nel pomeriggio (ad attenderla c’è un’autovettura che l’accompagna sul posto di lavoro e la riporta indietro) c’è da ritenere che incomincerà l’attenzione dei media. E ciò alla donna potrebbe pregiudicare la possibilità di poter continuare a lavorare fuori dal carcere di Bollate.

Rosa Bazzi e il marito Olindo Romano, detenuto nel carcere di Opera, sono stati condannati all’ergastolo per l’omicidio di Raffaella Castagna, Youssef Marzouk (di soli due anni), Paola Galli e Valeria Cherubini e per il tentato omicidio di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage di Erba, per la quale venerdì primo marzo, in Corte d’Appello a Brescia, è fissata l’udienza per decidere sulla richiesta di revisione del processo chiesta dai difensori dei coniugi erbesi e dal sostituto procuratore generale di Milano.

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