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Il ‘volantino imbucato’ che celava una frode fiscale milionaria

Sequestrati beni per 3 milioni di euro a una società di Luino: il meccanismo si basava su fatture per operazioni inesistenti da parte di società fantasma

(Depositphotos)
5 ottobre 2023
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È di 10 milioni di euro l'ammontare della somma sottratta al fisco da una società di Luino tramite un meccanismo di frode fiscale esteso all'intero territorio nazionale e che ha portato al sequestro di beni e disponibilità finanziarie da parte dei Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Varese sulla base di un decreto della Procura della Repubblica di Varese.

Le indagini svolte dalla Compagnia di Luino, sotto il coordinamento della Procura varesotta, hanno preso il via dal monitoraggio dei flussi finanziari, e in particolare dall’approfondimento di diverse Segnalazioni per operazioni sospette compiute dalla suddetta società. In base alle segnalazioni e in seguito ai controlli sui rapporti finanziari delle persone fisiche e giuridiche coinvolte, veniva avviata una verifica fiscale sulla società ritenuta capogruppo.

Verifica che evidenziava anomalie nella gestione delle attività di impresa, e soprattutto l’esistenza di un unico centro dominante d’interessi, rappresentato dalla società oggetto della verifica e dal suo amministratore di fatto, il dominus della frode.

Questo il meccanismo della frode: la società capogruppo utilizzava, nella dichiarazione delle imposte, fatture per operazioni inesistenti, emesse da parte di 15 società operanti sull’intero territorio nazionale italiano, riuscendo così a occultare al Fisco una base imponibile pari, complessivamente, a oltre 10 milioni di euro.

Le società del gruppo, la cui attività economica era legata alla distribuzione di volantini e altro materiale pubblicitario, erano imprese individuali e società di capitali intestate fittiziamente a persone di origine pakistana, nullatenenti e che, in alcuni casi, percepivano prestazioni sociali, che facevano sostanzialmente da prestanome. Tali imprese non avevano alcuna struttura operativa per svolgere le prestazioni che venivano poi fatturate alla società capogruppo, e hanno sistematicamente omesso gli obblighi di natura contabile, dichiarativa e di versamento delle imposte.

In seguito alle indagini, sono state segnalate alla Procura di Varese quattro persone, amministratori pro tempore, di fatto e di diritto, della società utilizzatrice, per l’ipotesi di reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Altre 15 persone sono state segnalate all'autorità giudiziaria per emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, e altre due per favoreggiamento.

Sulla base dei numerosi elementi raccolti dalla Polizia economico finanziaria, è stato disposto il sequestro d’urgenza “per equivalente” dell’importo complessivo di oltre tre milioni di euro e la contestuale perquisizione personale, locale e informatica, nei confronti degli indagati e della società coinvolta. A essere oggetto del sequestro, convalidato nei giorni scorsi dal giudice per le indagini preliminari, sono stati immobili, automezzi e conti correnti, intestati e/o riconducibili agli indagati, frutto dell’illecito arricchimento.

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