Confine

Italia condannata per mancata assistenza a migrante minorenne

Lo ha deciso la Corte europea per i diritti umani. I fatti risalgono al 2017, quando la giovane era giunta a Como con l'intenzione di entrare in Ticino

Nel 2017 Como era diventata rifugio per centinaia di migranti
(Ti-Press)
1 settembre 2023
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La Corte europea per i diritti umani ha condannato l’Italia per la mancata assistenza a una 16enne migrante ghanese che nell'estate 2017 era giunta a Como, nella speranza di attraversare il confine con il Canton Ticino. Condanna motivata dalla “inazione prolungata delle autorità nazionali in merito alla sua situazione e alle sue esigenze in quanto minore particolarmente vulnerabile” che, tradotto in parole povere, sta a significare che la minorenne durante la sua permanenza in riva al Lario non era stata assistita, come invece doveva essere. Da qui la condanna dello Stato italiano al versamento alla giovane migrante di 6mila euro per danni morali e altri 4mila per le spese legali. A Como la ragazza era stata tenuta per quasi otto mesi all’interno di un centro di accoglienza per adulti non attrezzato a fornirle adeguata assistenza psicologica. Il periodo era quello dell'emergenza migranti, che giunti a migliaia con la speranza di scappare in Svizzera avevano trasformato la stazione Como San Giovanni in un campo profughi. Questo sino all'apertura del centro di accoglienza di via Regina Teodolinda, gestito dalla Croce Rossa e dalla Caritas di Como. La minorenne avrebbe dovuto ricevere adeguata assistenza, dal momento che aveva raccontato di essere stata vittima di abusi sessuali in Ghana e in Libia. Dalla sentenza della Corte europea per i diritti umani si è appreso che in riva al Lario la giovanissima ghanese era arrivata dopo essere fuggita da una struttura di Bagnara Calabra, predisposta per l’accoglienza dei minori, nella quale era stata portata cinque giorni dopo essere sbarcata a Reggio Calabria, nel 2016. Una volta a Como aveva tentato di entrare clandestinamente in Ticino. Dopo essere stata respinta, era stata ospitata presso il centro di accoglienza di via Regina Teodolinda.

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