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Papa Francesco incontra la famiglia di don Roberto

Il Consiglio comunale di Como prova a trovare l'unità per onorare la memoria del sacerdote ucciso a Como il 15 settembre

Don Roberto è stato ucciso il 15 settembre (Ti-Press)
14 ottobre 2020
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Prima dell'udienza generale del mercoledì, papa Francesco stamane a Roma ha incontrato i familiari di don Roberto Malgesini, il prete degli ultimi ucciso con tre coltellate da un clochard lo scorso 15 settembre in piazza Roma a Como. “Prima di entrare in Aula ho incontrato i genitori del sacerdote della diocesi di Como che è stato ucciso: è stato ucciso nel suo servizio per aiutare”. Le parole di papa Francesco durante l'udienza generale, questa mattina. “Le lacrime di quei genitori sono le lacrime loro e ognuno di loro sa quanto ha sofferto vedere questo figlio che ha dato la vita nel servizio dei poveri”, ha proseguito il Pontefice. “Quando noi vogliamo consolare qualcuno, non troviamo parole perché non possiamo arrivare al suo dolore, perché il suo dolore è suo, le lacrime sono sue. Lo stesso con noi: il mio dolore è mio, le lacrime sono mie, e con queste lacrime, con questo dolore mi rivolgo al Signore”.

Nel frattempo a Como, dopo le polemiche e i veleni sull'Abbondino mancato a don Roberto, il consiglio comunale del capoluogo lariano, prova a trovare l'unità su un gesto istituzionale condiviso per onorare la memoria del sacerdote. Una mozione condivisa firmata da alcuni gruppi presenti in consiglio comunali: quali Svolta Civica, Pd, Cinque Stelle, Civitas, Gruppo Misto, Fratelli d'Italia e Forza Italia. Non hanno firmato Lega, lista Rapinese Sindaco e lista Insieme per Landriscina. “La violenta uccisione di don Roberto Malgesini, il prete dei poveri, ha colpito profondamente la comunità comasca che ha apprezzato grandemente la figura del sacerdote e il suo silenzioso e prezioso impegno nei confronti degli ultimi – si legge nella mozione –. Don Roberto è stato testimone eccezionale di valori quali l’altruismo e la compassione, valori a cui, faticosamente, ci ispiriamo ogni giorno”. “Da più parti si sono levate richieste di un riconoscimento pubblico che non ha trovato sbocco nell’ambito delle procedure del premio cittadino Abbondino d’Oro – prosegue la nota condivida dai gruppi –. Riteniamo che vi siano altri simboli ancora più potenti e vicini a ciò che il parroco ha sempre fatto in vita, in grado di lasciare un segno più duraturo e tangibile del suo passaggio quali, ad esempio: l’intestazione del luogo in cui il sacerdote ha sempre operato per il bene altrui prima della tagica scomparsa, oppure una sala di prestigio presso il Palazzo Comunale (Sala Stemmi, Sala Giunta)” o comunque “un luogo significativo della nostra città, in modo che la sua opera venga ricordata negli anni a venire”.

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