Confine

Cantù, le mani della 'ndrangheta sulla movida

Botte in piazza per costringere gli esercenti a cedere i locali. Tentati omicidi e persone gambizzate. E la condanna della Corte d'Appello di Milano

27 luglio 2020
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CI sono le mani della 'ndrangheta sulla movida di Cantù, dove i clan calabresi avevano trasformato piazza Garibaldi in un terreno di scontro per alzare il livello della tensione e costringere gli esercenti ad arrendersi e cedere i locali. È la lettura più aderente alla sentenza, pronunciata nel fine settimana dai giudici della Corte d'Appello di Milano che hanno sostanzialmente ribadito le condanne inflitte dalla Corte d'Assise di Como. Confermato così l’impianto accusatorio dell’operazione antimafia che, quattro anni fa, aveva portato a una raffica di arresti per associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, lesioni per le botte in piazza, spari contro passanti e pure contro il nipote dell’allora boss di Mariano Comense, gambizzato nell’ottobre del 2015. La novità più importante, dal punto di vista giuridico, è la decisione dei giudici di Milano di concedere ai due esecutori materiali dell’attentato la continuazione dei reati con la condanna subita per il tentato omicidio del nipote di un boss, a lungo capo della ''Lombarda''. Insomma, il capo di tutte le 'ndrine della Lombardia. Tredici anni e nove mesi sono stati inflitti all''emergente', capace di scalzare il potere cinquantennale della famiglia Muscatello. A Como era stato condannato a 18 anni. Nove i condannati per complessivi 92 anni di carceri.

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