Economia

Autostrade per l’Italia vuol ripartire dallo spirito anni 60

In programma grandi opere grazie a enormi investimenti. Il Ceo di Aspi Roberto Tomasi: ‘Cerchiamo di ritrovare l’orgoglio ingegneristico del Paese’

Previsti 21 miliardi di investimenti e manutenzioni fino al 2038
(Keystone)

Le grandi opere sono in partenza. «Solo poche settimane fa è arrivata l’autorizzazione per il tunnel subportuale di Genova. I prossimi via libera riguarderanno il potenziamento della A1 Milano-Lodi e la diramazione della A14 Bologna-Ravenna». Roberto Tomasi è il Ceo di Autostrade per l’Italia (Aspi), diventata una cabina di regia per l’ammodernamento della rete autostradale in Italia. Ci sono oltre 21 miliardi di investimenti e manutenzioni previsti dal Piano economico e finanziario al 2038. «Ma la gran parte dell’impegno si concentrerà nei prossimi sette-dieci anni», sottolinea il manager che guida una realtà con 4,2 miliardi di fatturato nel 2022 e che ora è chiamata a rilanciare il sistema autostradale, «nello spirito di quanto fatto negli anni ’60, quando l’Italia è stata un esempio per tutta l’Europa nel mondo delle infrastrutture», dice Tomasi, che sottolinea come il trasporto su gomma nella Penisola abbia un ruolo dominante per le merci, continuando a coprire l’84% del traffico complessivo.

«È un po’ come tornare appunto negli anni 60. Oggi c’è un tema di saturazione della rete proprio perché quelle infrastrutture sono state concepite in un’altra epoca. Nei primi giorni d’agosto abbiamo registrato un +7,1% di flussi di traffico rispetto al 2019. Tutti i poli produttivi e la logistica sorgono a poca distanza da un casello, è un sistema di trasporto che è parte integrante dell’ossatura produttiva nazionale». Dei quasi 6mila chilometri di rete autostradale attualmente presente in Italia, a inizio anni 50 esistevano poco più di qualche centinaio di chilometri. A Sud c’era la Napoli-Pompei, a Nord la Firenze-Mare, Genova-Serravalle, Torino- Milano-Brescia, la Padova-Mestre e i tronchi che collegavano Milano a Sesto, Varese e Como. «È il panorama da cui prende avvio la costruzione di quella che oggi è la spina dorsale della rete di trasporto su gomma della penisola: l’Autostrada del Sole», racconta Tomasi. Che aggiunge: «Bisogna ripartire da questo spirito».

Competenze prioritarie

Tutto è pronto sul tavolo di Tomasi: «Non siamo qui solo in attesa dell’iter. Abbiamo già fatto partire i lotti zero, opere propedeutiche all’inizio dei lavori. Ma il cuore sono le competenze, è ritrovare quella capacità di costruire grandi opere che ha contraddistinto l’Italia del boom economico con la costruzione dell’A1. Cerchiamo di ritrovare l’orgoglio ingegneristico del Paese».

Il tema delle competenze è prioritario, «sia quelle ingegneristiche, per le quali stiamo lavoriamo con le università, sia in termini di mestieri. Da tempo abbiamo infatti attivato profonde sinergie con i principali atenei italiani, per formare quelle professionalità necessarie a mettere a terra le opere garantendone la qualità, sviluppare le soluzioni tecnologiche funzionali alla mobilità sostenibile, tramandare i saperi della nostra storia coniugandoli al contempo con l’innovazione. Parallelamente abbiamo avviato, nell’ambito di Distretto Italia e con la nostra Amplia Academy, quelle scuole dei mestieri indispensabili oggi per sopperire al fabbisogno nazionale in termini di risorse: capo-cantieri, operatori di veicoli speciali, carpentieri. Da queste iniziative, escono persone formate e preparate alle nuove modalità di intervento che la modernità porta con sé».

Nei giorni scorsi, a rafforzare l’impegno per arricchire il fattore umano e mettere a terra gli investimenti, «è arrivato l’accordo con l’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili, orientato da una parte a garantire qualità e competenza delle imprese coinvolte e dall’altra a rafforzarle e svilupparle». Perché ora è necessario unire le forze. La manutenzione ordinaria sui 3mila chilometri di autostrade nazionali è affidata da Aspi prevalentemente al mercato, nelle modalità standard previste dal sistema.

Consorzi col supporto di Ance

«Per i grandi investimenti – come è il caso del potenziamento della A14 o dello svincolo di Modena – realizzeremo invece dei consorzi con il supporto di Ance», spiega Tomasi. E qui il ruolo chiave per Aspi lo giocherà la controllata Amplia, secondo appaltatore a livello nazionale per numero di dipendenti, arrivati a 2’500, e 600 milioni di fatturato. La struttura prevede che Amplia insieme con le migliori realtà nazionali costituisca dei consorzi, utilizzando un principio di selezione dei partner che assicuri «qualità delle opere e celerità di realizzazione, il tutto sempre a prezzi di mercato. È un’occasione di sviluppo per il sistema che valorizza i territori interessati dalle opere».

Poi c’è Tecne, la società di ingegneria del gruppo Aspi, che ha un ruolo di primo piano nella progettazione delle opere di ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture.

La complessità

«Negli anni 60 la rete autostradale è stata costruita in tempi rapidi, allora furono realizzati progetti ambiziosi, pensati per collegare un territorio morfologicamente molto complesso – ha sottolineato Tomasi –. È un punto di orgoglio per la storia del nostro Paese. È proprio a questa eccellenza che ci ispiriamo nel progettare le nostre nuove opere. Penso alla complessità realizzativa della Gronda di Genova, all’approccio green del Passante quale intervento di riqualificazione urbana e ambientale. La più grande sfida oggi per noi è infatti quella di restituire al Paese un’infrastruttura moderna, al servizio della mobilità nazionale per altri 50 anni, che sia in grado di coniugare la grande storia dell’ingegneria italiana alle esigenze della contemporaneità per essere protagonisti della rivoluzione della sostenibilità del trasporto su strada».

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