Economia

Ermotti: ‘Serve un'indagine sul tracollo di Credit Suisse’

Il ticinese ritiene inverosimile che il crack della banca sia avvenuto in poche settimane. E giudica ‘improbabili’ perdite per le casse pubbliche

(Keystone)
12 maggio 2023
|

Serve un'indagine a tutto campo per far luce sul tracollo di Credit Suisse, un'analisi che risalga nel tempo: ne è convinto Sergio Ermotti, nuovo Ceo di quell’Ubs che si appresta a rilevare il concorrente. Secondo il 63enne – ospite a Lucerna dello SwissMediaForum, incontro annuale dei ‘big’ dell’editoria elvetica –, “è chiarissimo che la situazione di crisi non si è sviluppata nelle ultime sei settimane, ma negli ultimi sei o sette anni”.

Un compito per la Finma

Ma in cosa potrebbe consistere questa “indagine completa a 360 gradi" di cui parla Ermotti? “Al netto dell’esame che la stessa Ubs andrà a svolgere nel corso dell’acquisizione, mi pare chiaro che a condurre il lavoro possa essere anzitutto la Finma”, ci spiega il presidente dell’Associazione bancaria ticinese Alberto Petruzzella. Starà dunque anzitutto all’autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari “capire cosa non ha funzionato e perché”. Un lavoro utile per tutta la piazza e per la politica federale, visto che “solo un’analisi di questo tipo permetterà di capire se e quali regole si debbano cambiare”.

All’indomani del collasso di Cs, infatti, molti hanno puntato il dito proprio contro la regolamentazione ‘too big to fail’ – in particolare circa il livello minimo di fondi propri richiesto agli istituti come salvagente – ritenendola troppo lasca. Petruzzella, però, non è convinto che nel caso della banca rilevata da Ubs il problema sia stato questo, né che la quantità di fondi propri effettivamente posseduta fosse inferiore a quanto già stabilito dalla regolamentazione: “Secondo me i fondi c’erano, il problema riguarda piuttosto la qualità degli attivi e il reale ammontare dei rischi accumulati nel tempo da Credit Suisse. È questo che ora bisogna approfondire appieno, anche per il bene delle future scelte legislative. Prima di chiedere un aumento di fondi propri alle banche, occorre essere certi che sia davvero utile, anche perché si rischia di escludere diversi istituti dal mercato del credito e di far crescere sensibilmente i costi che i clienti dovranno pagare per le loro ipoteche”.

Sulla buona strada, dicono

Nel frattempo Ubs si ritiene sulla buona strada per completare a livello legale l'acquisizione entro tre mesi dalla data dell'annuncio della fusione, lo scorso 19 marzo. In questo momento si stanno facendo molte cose in tempi rapidissimi, che in circostanze normali richiederebbero un anno, ha sottolineato Ermotti.

Il manager è anche tornato a difendere le dimensioni della nuova Ubs, da taluni considerate sproporzionate rispetto alla Svizzera. Più che la grandezza conterebbero infatti il modello d'affari e i rischi che ci si assume. A suo avviso, in gioco vi è la stessa forza della Svizzera come centro finanziario, in competizione con altri concorrenti mondiali.

Salvato in Körner

Ermotti ha preso posizione anche sul nuovo team dirigenziale e in particolare su Ulrich Körner, l'attuale Ceo di Credit Suisse che diventerà membro della direzione: svolgerà un ruolo importante nell'integrazione – si è detto convinto il banchiere luganese – perché conosce molto bene Cs e ha lavorato in precedenza anche per Ubs. “Devo fare della Realpolitik, ha proseguito Ermotti: ,“Prendo decisioni basate sui fatti, non sulle emozioni o sulla nostalgia”.

In dichiarazioni riportate dalla Reuters, il dirigente ha infine sostenuto che è “altamente improbabile” che il governo e la Banca nazionale svizzera debbano sopportare perdite per effetto della fusione bancaria. Secondo Ermotti, Ubs farà tutto quanto in suo potere per evitare che il supporto dato dallo stato al salvataggio possa pesare sui contribuenti.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔