Tanta carne al fuoco, dalla trasparenza alle collaborazioni con gruppi 'ambigui', ma alla fine luce verde alla dirigenza dell'istituto finanziario
Nessun problema per i vertici di UBS nell’assemblea generale odierna: nonostante diversi interventi critici, gli azionisti riuniti a Basilea si sono schierati a larga maggioranza con il consiglio di amministrazione (cda) in tutti i punti in cui sono stati chiamati ad esprimersi. Il presidente del cda Axel Weber ha messo la sostenibilità al centro del suo discorso d’apertura: "Negli ultimi anni abbiamo dimostrato che il nostro successo è duraturo", ha affermato l’ex numero uno della Bundesbank tedesca. Le critiche mosse dai detentori di azioni – 1160 i presenti, in rappresentanza del 76% del capitale – hanno riguardato in particolare la trasparenza sul passato (la richiesta di una revisione straordinaria sugli ultimi cinque anni ha raccolto un quinto dei voti e il 12% si è astenuto) e la collaborazione con gruppi ritenuti ambigui quali il conglomerato cinese HNA (c’è chi teme perdite miliardarie). Molto discussi sono stati come sempre anche gli stipendi d’oro dei dirigenti, a partire dai 14,2 milioni corrisposti al CEO Sergio Ermotti. Ma in ultima analisi i proprietari hanno dato fiducia alla dirigenza: i bonus 2017 per la direzione sono stati accolti con l’83% dei sì, mentre il rapporto sulle remunerazioni – voto consultivo – ha trovato l’approvazione dell’81%. I compensi massimi fissi per il 2019 hanno ottenuto l’85% dei voti.