Economia

L'economia Usa è spinta dai consumi

22 dicembre 2015
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L’economia americana cresce spinta dai consumi. Una crescita tiepida nonostante la frenata della ripresa globale che rallenta le esportazioni statunitensi, già appesantite dal caro dollaro. Il +2% del pil nel terzo trimestre sembra confermare la scelta della Fed per aumenti dei tassi di interesse graduali.

Secondo Pimco, il maggiore fondo obbligazionario al mondo, la politica monetaria della Fed si manterrà accomodante fino al 2017, con la Fed che aumenterà i tassi meno di quattro volte nel 2016 e nel 2017.

Wall Street sale con il pil sopra le attese degli analisti, non lasciandosi influenzare dal brusco calo delle vendite di case esistenti, scese del 10,5%. Gli indici americani sono in territorio positivo con rialzi dello 0,30%, spinti anche dal petrolio che ha interrotto la serie di ribassi. La fotografia scattata dal Dipartimento del Commercio mostra un’economia americana che procede a velocità superiore del resto del mondo. ma in deciso rallentamento rispetto al +3,9% del secondo trimestre.

Gli Stati Uniti – afferma la Casa Bianca – continuano a crescere: il rallentamento delle ripresa globale continua però a pesare, mostrando l’importanza di politiche a sostegno della domanda. "C’è del lavoro da fare e il presidente", Barack Obama, resta "impegnato in politiche per aumentare la crescita di lungo termine e i salari".

Il pil del terzo trimestre indica che il 2015 è in corsa per chiudersi con una crescita solida ma non spettacolare, con un mercato del lavoro in ripresa, il mercato immobiliare che avanza e salari che salgono.

Dall’inizio della ripresa il tasso di crescita annuale è stato in media del 2,2% e il 2015 dovrebbe chiudersi con una crescita superiore al 2%. A pesare sul 2016 potrebbe l’ulteriore apprezzamento del dollaro innescato dalla stretta della Fed. Con la frenata di Cina e Brasile e il calo dei prezzi del petrolio, il dollaro forte pesa sui settori manifatturiero, minerario ed energetico americani rallentando le esportazioni e riducendo gli investimenti.

"La debole crescita globale, gli effetti dei bassi prezzi del petrolio e il dollaro forte – mettono in evidenza gli analisti – continuano a pesare sul commercio e sul manifatturiero, con la produzione che si adegua a minori vendite".

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