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Ensemble Tamuz tra sintesi e libertà

Raramente abbiamo ascoltato la musica cameristica di Schubert come venerdì scorso a Locarno, terzo appuntamento dei Concerti delle Camelie 2024

Ensemble Tamuz

Venerdì scorso, alla Sala Sopracenerina di Locarno – miracolo di acustica – si è svolto il terzo appuntamento dei Concerti delle Camelie 2024; la stagione, ideata dalla visionaria Fiorenza De Donatis, si è affermata come uno dei momenti più attesi e apprezzati nel panorama musicale della Svizzera italiana, grazie a un livello qualitativo che continua a elevare gli standard dell'offerta culturale regionale. Dopo l’Accademia del Piacere e il Quatuor Mosaïque (15 e 22 marzo) è stata la volta dell’Ensemble Tamuz: cinque giovani archi, a riprova che la nuova generazione sta raccogliendo frutti gustosi, da un terreno diligentemente coltivato dai loro predecessori, una generazione di pionieri che comprende figure del calibro di Nikolaus Harnoncourt, Frans Brüggen e Gustav Leonhardt, apripista in un campo ostacolato da numerosi pregiudizi.

L'Ensemble Tamuz, composto da Hed Yaron-Meyerson, Diego Castelli, Avishai Chameides, Constance Ricard e Bruno Hurtado Gosalvez, ha eseguito due quintetti per archi che abbracciano un periodo di composizione relativamente breve. Il primo pezzo presentato è stato il Quintetto per archi in do maggiore D 956 di Franz Schubert, una delle sue ultime opere, scritta appena due mesi prima della sua prematura scomparsa: noto per la sua lunghezza, la sua complessità e la densità di scrittura, il Quintetto è un vero gioiello nel repertorio cameristico della prima metà dell’Ottocento.

Occasione più rara, quella del secondo brano in programma: un quintetto di George Onslow, classe 1784, compositore di padre inglese e madre francese, autore di melodrammi, sinfonie, brani pianistici, ma soprattutto di musica da camera. Nonostante Onslow sia autore di 70 quartetti e quintetti per archi, molti dei quali di valore e interesse, egli non è oggi tra i compositori più conosciuti e frequentati: stiamo verosimilmente entrando ora in una Onslow renaissance che ci promette molte sorprese. Sorprendente è certamente apparso, venerdì, il quintetto n. 25, op. 61, dalla scrittura sperimentale, tutt’altro che scontata e difficilmente ascrivibile a una scuola o uno stile particolare.

Alle Camelie abbiamo ascoltato un’esecuzione estremamente coinvolgente: l’Ensemble Tamuz propone una felice sintesi tra la consapevolezza storico-stilistica maturata negli ultimi quarant’anni, e una libertà di atteggiamento rispetto alla pagina scritta, desunta dalle estreme propaggini della tradizione ottocentesca, come ancora testimoniato nei primi anni del Novecento attraverso le registrazioni: ingredienti fondamentali sono la libertà ritmica che si traduce nel rubato e nei cambiamenti di velocità, i numerosi portamenti (ancora severamente e ostinatamente proscritti dall’insegnamento odierno), il vibrato considerato come elemento espressivo, utilizzato con consapevolezza e parsimonia: elementi che, insieme a un’attenzione scrupolosa per l’intonazione e per la fusione, esaltano il repertorio eseguito. Raramente abbiamo ascoltato la musica cameristica di Schubert come venerdì a Locarno, gustandone ogni imprevisto, sperimentazione, scarto dalla norma.

L’appuntamento con i Concerti delle Camelie continua venerdì prossimo, quando la Sopracenerina accoglierà Sergio Azzolini, il mago del fagotto, promettendo un'altra serata che arricchirà ulteriormente la stagione culturale del Ticino.

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