Spettacoli

Benvenuti all’isola di ‘The game’

Dopo ‘Eutopia’, la compagnia Trickster-p sfrutta le potenzialità narrative del gioco per riflettere sulle regole che danno forma alla nostra società

23 marzo 2024
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Che cosa è un gioco? E cosa è il teatro? Queste due domande hanno fatto da basso continuo alla performance – in mancanza di termini migliori usiamo questo – di ‘The games’, la nuova produzione della compagnia ticinese Trickster-p al TeatroStudio del Lac fino al 28 marzo. Dopo la bella esperienza di ‘Eutopia’ nel 2022, Cristina Galbiati e Ilija Luginbühl sono tornati a sperimentare il gioco come dispositivo teatrale.

L’idea di base è rimasta la stessa: un mondo che le regole del gioco e le scelte dei partecipanti trasformeranno in maniera profonda. In ‘Eutopia’ il gioco si muoveva sui rapporti tra comunità viventi, invitando il pubblico a sperimentare forme di equilibrio ecologico tra esseri umani, animali, piante e funghi, in una tensione tra obiettivi specifici per ogni gruppo e obiettivi comuni. In ‘The game’ le regole non riproducono più le dinamiche ecologiche, ma quelle sociali ed economiche di una comunità che sta passando da una economia di sussistenza, in cui si produce il necessario per vivere, a una economia di mercato, con scambi commerciali, espansione di terreni, sfruttamento di risorse naturali, accumulazione di risorse e di capitale. Le regole di ‘The game’ sono più elaborate, richiedono un po’ di strategia e di intuito, ma la differenza maggiore è negli obiettivi del gioco. O meglio nella loro mancanza: per rimandare il più possibile la competizione tra i gruppi, non viene indicato un obiettivo preciso e ogni squadra può decidere in autonomia come orientare il proprio gioco, se alla produzione, all’accumulo di riserve eccetera. Questa (apparente) mancanza di competizione diretta è fondamentale per non rendere ‘The game’ un’ennesima trasposizione di Monopoly che rappresenterebbe un’esperienza di gioco fin troppo conosciuta e, soprattutto, comporterebbe l’adesione quantomeno implicita a un tipo ben preciso di società. Il potenziale narrativo del gioco consiste proprio nel poter non solo immaginare altre società, ma di poterle sperimentare in un ambiente relativamente protetto, nel quale le conseguenze delle nostre azioni ci emozionano e arricchiscono la nostra esperienza ma senza ferirci. È questa, per tornare alla prima delle due domande iniziali, la natura e la potenzialità del gioco.

Che cosa è, invece, il teatro? Perché ‘Eutopia’ e ‘The game’ sono esperienze teatrali? Perché le regole del gioco – che non vengono rivelate tutte insieme ma si scoprono man mano che il gioco va avanti – costituiscono una drammaturgia decostruita che i partecipanti rimettono insieme. E questo aspetto è ancora più evidente in ‘The game’ dove il gioco procede in maniera molto più strutturata e, appunto, teatrale, con alcuni piccoli riti che accompagnano alcune scelte dei partecipanti. Dei video, realizzati come la grafica e l’allestimento dallo Studio Ccrz, illustrano le regole e scandiscono le varie fasi, lo spazio sonoro – opera di Zeno Gabaglio – è molto più esplicito nell’accompagnare le situazioni che si creano nel gioco.

‘The game’ è un’esperienza teatrale al contempo divertente e complessa, con regole ben calibrate per appassionare i partecipanti e aprire uno spazio di riflessione sul tipo di gioco che vogliamo giocare, nel TeatroStudio del Lac come nella vita.

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