La recensione

Faber e Rombo di Tuono, amici fragili

Un paio di sviste storiche (Sartre e Bettega), del tutto ininfluenti sul bel racconto a tratti filosofico. Il Teatro di Locarno applaude

Federico Buffa
21 aprile 2023
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Federico Buffa è un narratore divenuto molto popolare per i suoi interventi sia davanti ai microfoni radiofonici, sia dinnanzi alle telecamere e dedicati a varie discipline sportive. Molti dei nostri lettori ricorderanno le sue fulminee incursioni a Rete 3, costruite rievocando personaggi popolarissimi e pure aneddoti sconosciuti ai più. Per la nostra La2 commentò i Mondiali di calcio in Sudafrica del 2010. Figura versatile e poliedrica, ha scritto libri dedicati a un mito quale Mohammed Alì e ha ricordato la tragica figura, viceversa dimenticata dalla Storia, di Árpád Weisz, l’allenatore ebreo magiaro che – dopo aver scoperto tale Pepin Meazza – portò il Bologna a vincere due scudetti consecutivi e diventare “la squadra che tremare il mondo fa”, prima di dover lasciare in tutta fretta l’Italia a causa delle leggi razziali fasciste del 1938 (perseguitato anche in Francia e Olanda, morirà ad Auschwitz il 31 gennaio 1944).

A teatro, Buffa aveva già portato il suo racconto sulle Olimpiadi berlinesi del ’36, adesso è in tournée con ‘Amici fragili’, spettacolo approdato anche a Locarno, confermando di “essere narratore straordinario, capace di fare vera cultura, cioè di stabilire collegamenti, creare connessioni, aprire digressioni in possesso di uno stile avvolgente ed evocativo”, come ha scritto il solitamente severo Aldo Grasso. Sono due i protagonisti della performance, due autentiche icone popolarissime quali Fabrizio De André e Gigi Riva (“Rombo di Tuono” lo definì Gianni Brera alludendo al suo sinistro al fulmicotone). Provengono da due universi di distanza, la musica e il football; ma, spiega Buffa, in realtà hanno parecchie cose in comune: sono nati a pochi anni di distanza e vicino all’acqua (il Verbano per Gigi, il mare per Faber), amano le donne, le sigarette e il whisky, nonché i colori rossoblù del Genova rispettivamente del Cagliari. Dapprima odiano la Sardegna (“Messo piede all’Amsicora di Cagliari col terreno da gioco ancora in terra battuta, Gigi vorrebbe fuggire a nuoto!”), salvo poi eleggerla quale loro terra d’adozione. Hanno un debole per personaggi sfortunati quali Lorenzo Bandini, pilota della Ferrari morto a Montecarlo; la farfalla granata Gigi Meroni e Luigi Tenco, cui Fabrizio dedicherà ‘Preghiera in gennaio’, liberamente tratta da una poesia del simbolista francese Francis Jammer.

Musiche e canzoni sono affidate al pianoforte di Alessandro Nidi, mentre chitarra e voce sono di Marco Caronna, il quale firma anche la regia di uno spettacolo che, grazie all’istrionico Buffa, spazia da De Sica a Kandinsky, da George Brassens a Liliana Segre fino all’Esistenzialismo di Juliette Greco e J.P. Sartre. A proposito di Sartre, tuttavia, va segnalata un’imprecisione: nel 1964 non solo non andò a Stoccolma per ritirare il Nobel della letteratura, ma rifiutò in toto il premio, dichiarando che solo a posteriori, dopo la morte, fosse possibile esprimere un giudizio sull'effettivo valore di uno scrittore. Un’altra svista riguarda invece l’attaccante juventino Roberto Bettega, che non è stato campione del mondo: ci andò vicino in Argentina nel 1978 (l’Italia giunse quarta, perdendo la finalina col Brasile), ma poi un brutto infortunio gli impedì di partecipare alla trionfale avventura azzurra in Spagna del 1982.

Quisquilie che non hanno certo infastidito il pubblico locarnese, generoso di applausi dopo oltre due ore di scorribande musical/sportive e – perché no? – a tratti anche filosofiche.

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