Ognuno a casa sua

Danilo Boggini, dentro le stanze del jazz

L'iniziale sensazione straniante, poi lo slancio che porta oltre. E spunta un'imprevedibile youtuber, in quartetto con Swing Power e Anton Jablokov...

Home edition (foto: Francesco Boggini)
24 aprile 2020
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Autoinvitandosi nelle case dei musicisti. 'Ognuno a casa sua' undicesima puntata, in chiave (non solo) jazz.

Nei primi giorni della quarantena, il concetto più vicino al confinamento casalingo che lo ha interessato era una rappresentazione anticipata «dell’esperienza del pensionamento. Almeno so come sarà». Non ci vedeva nulla di più simile, nella reclusione da pandemia, Danilo Boggini. Erano giorni in cui ancora il concerto con Flavio Boltro al Teatro Sociale viveva di un’incertezza, poi divenuta certezza, quella dell’annullamento di ogni altra nota suonata in pubblico, di qualsiasi genere, corrente, derivazione. Influenza, tanto per usare un termine attuale.

«Quando ho detto quelle parole non mi aspettavo poi molti dei risvolti che questa cosa ha portato nella mia vita» spiega Boggini riprendendo il filo a un paio di mesi di distanza da quel live a Bellinzona nel quale era pronto a riproporre, come fatto per JazzAscona 2019, quell’album a sorpresa (‘Fil rouge’) confezionatogli dalla moglie per il compleanno chiamando un grande della tromba come Flavio Boltro e gli amici di sempre. «Avendo anche un’altra professione (insegnante di lettere, ndr) lavoro con obiettivi a breve-medio termine legati ai concerti e all’arrangiamento. Obiettivi che sono puntualmente saltati. Quindi, sì, la prima sensazione è stata quella della pensione. Poi, mi sono fatto venire un paio di idee. Sappiamo tutti che nella crisi si dovrebbero trovare le risorse per andare oltre, e così è stato. Diciamo che sono diventato un po’ youtuber…».

Musica d'insieme (a debita distanza)

Nel giorno (ieri) dello sfumato debutto dello spettacolo ‘La città’, di e con Gianluca Grossi al Teatro di Chiasso – tra attori e musicisti, Boggini sarebbe stato al fianco di Anahì Traversi, Max Zampetti, Claude Hauri e Anton Jablokov, talento del violino di origini slovacche – il musicista ticinese ha pensato bene di andare ‘in onda’ con Jablokov e con Marco Ricci e Pierluigi Ferrari dal ‘suo’ Swing Power nel ‘Minor Swing’ di Django Reinhardt. «Anton, durante le prove dello spettacolo, si era dimostrato intrigato dal jazz e la tecnologia ci ha permesso di metterci in contatto». Formula, quella a distanza, che è diventata l’unica possibile per la cosiddetta ‘musica d’insieme’. «Sì, ci sarà un seguito», commenta Boggini. «Comunque, fatemi tornare a suonare e io con YouTube smetto anche volentieri. Anche perché vivere di YouTube è una chimera».

L’esperienza, ad ogni modo, serve a tenere vivo il progetto e a gettare le basi per il futuro. «Altro non si può fare, d’altra parte. La citazione del Boccaccio che appare alla fine del video è l’auspicio della rinascita ed è necessario rispondere a questo stimolo» (“Vi fia non altramenti che a’ camminanti una montagna aspra e erta, presso alla quale un bellissimo piano e dilettevole sia reposto, il quale tanto più viene lor piacevole quanto maggiore è stata del salire e dello smontare la gravezza”). In arrivo sono anche un omaggio al suo maestro, Luigi Rattaggi, che sarà pubblicato il 28 aprile, a otto anni dalla morte, e un ‘Conversation with myself’ alla maniera di Bill Evans, per il momento in fase di progettazione. Non con due pianoforti, ma con un pianoforte e una fisarmonica e due Boggini che dialogano (anche in video).

La musica che sarà (e quella che è)

Nei pensieri c’è ancora, come due mesi fa, il voler dare nuova e ulteriore vita al secondo album di Swing Power, ‘Sott a ‘sti mür’, progetto legato alla canzone milanese e insieme «uno dei dischi che mi sono più cari». Al suo interno c’è Claudio Sanfilippo, una delle collaborazioni a distanza di Boggini in questi giorni: nel brano che apre il nuovo album del cantautore, ‘Contemporaneo’, c’è la sua fisarmonica. Tornando al progetto milanese: «‘Sott a ‘sti mür’un disco che Nanni Svampa aveva apprezzato per avere noi utilizzato il testo originario si ‘Tromboni della pübblicità’, la sua versione di ‘Trompettes de la rennomée’ di George Brassens». L’ipotesi di un coinvolgimento del fondatore dei Gufi sfumò con la sua dipartita.

Per concludere, la sezione voyeuristica della nostra rubrica. Cosa ascolta Danilo Boggini chiuso in casa? «Suono tutte le musiche del mondo, ma quando posso solo ascoltare allora è jazz e soul. Forse non sono originalissimo se dico che nel soul mi piace sempre Aretha Franklin e nel jazz i grandi classici, dal bebop in poi fino ai giorni nostri. L’ultimo acquisto che ho fatto è una raccolta di Art Farmer dal 1961 al 1963. Sono otto cd che sto divorando. Sono tornato a McCoy Tyner, visto che il jazz è fatto anche di tristi eventi, visto che i giganti ci stanno lasciando tutti. L’ho riascoltato nel quartetto con Coltrane e anche in altre cose mirabili che ha fatto e che meritano di essere ascoltate». Il futuro? Per ora è ‘Swiss Diagonales’, a Jazz in Bess, a gennaio 2021. «Facendo i debiti scongiuri, s’intende» (www.daniloboggini.ch).

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