Spettacoli

Non si butta via niente: Stomp stasera e domani al Fevi

Sin dal 1991 a Brighton, oggetti dal normale uso quotidiano sono stati il fulcro di uno show percussivo unico al mondo che arriva a Locarno. Parla Phil Batchelor

Tornano in Ticino
23 novembre 2019
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Appassionati di casalinghi, bric-à-brac, oggetti di recupero, scope, scopini, spazzole, lavandini, bidoni della spazzatura, pneumatici, accendini e tutto quanto debitamente sfregato, percosso o calpestato produce suono, queste sono le date: stasera alle 20.30 e domani alle 15, doppio appuntamento con gli Stomp che tornano in Ticino, questa volta al Palazzetto Fevi di Locarno per volere di Gc Events (biglietti su www.biglietteria.ch). Nato a Brighton, nel Regno Unito, l’ensemble di artistiacrobati-musicisti che dal 1991 fa dei comuni oggetti dall’uso quotidiano il fulcro delle proprie performance ritmiche ha festeggiato nel 2019 i 25 anni di permanenza a Broadway. Ricorrenza che fa dello show alle porte un evento del tutto speciale e del quale Phil Batchelor, con gli Stomp dall’estate del 2007, anticipa alla ‘Regione’ alcuni dei contenuti.

Riscrivere le regole

«Sarà uno spettacolo particolare. Insieme a quelli più recenti, porteremo sul palco alcuni storici performer per una line up ricca d’esperienza». Un’esperienza iniziata nel 1991, quando l’idea di fare musica con qualcosa di diverso dagli strumenti musicali, capovolgendo un concetto di base vecchio di secoli, venne ai direttori dello show e creatori degli Stomp: Steve McNicholas e Luke Cresswell, inizialmente parte di un gruppo di artisti di strada, al posto di portarsi in giro una batteria si dissero “perché non utilizziamo un cesto della spazzatura?”.

«E da lì, il concetto si è allargato agli altri potenziali strumenti» spiega Batchelor, parlando di una musica che non ha regole scritte, partiture e nemmeno un Real Book alla maniera del jazz: «Di scritto non c’è nulla. E possiamo usare qualsiasi cosa. Stomp è un’esplorazione dei suoni, un dialogo con la forma, ovviamente e principalmente percussivo». Una lingua per parlare la quale non è richiesto essere percussionisti di professione: «In termini di background musicale – continua Phil – il mio nello specifico include la batteria, studiata quand’ero più giovane. Ma la cosa bella, vista anche l’estrazione dei fondatori, è che negli Stomp non sono necessari né la trafila classica, né tantomeno i trascorsi nelle scuole di musica o danza. La prima cosa che viene richiesta è la passione per la musica e per il drumming, naturalmente. Ma non è decisiva. In sede di provini, siamo interessati a tutto quanto può portare in termini artistici chi si propone a noi, ferma restando la predisposizione al ritmo, quella sì essenziale».

E visto che gli Stomp non proferiscono parola – nessun cantato, nessun dialogo se non quello del ritmo – si può entrare nel gruppo anche da stonati: «Sì, se sei stonato questa è la band per te. Io, per esempio, sono un ottimo cantante stonato» (ride, ndr).

Londra 2012

Negli Stati Uniti hanno raccolto due premi nel campo della “esperienza unica” (il Drama Desk Award e l’Obie Award); si sono esibiti davanti all’Acropoli di Atene, al Carnevale di Rio, da Las Vegas a Broadway, da soli, con i Muppetts o con l’orchestra sinfonica per il ‘Pandemonium: the Lost and Found Orchestra’, portato da Brighton fino all’Australia.

Ma c’è un evento che per gli Stomp, e per Phil in particolare, conta più di altri: «I Giochi Olimpici di Londra, nel 2012. Non solo perché sono cittadino inglese, ma essenzialmente come performer. Ed è stato fantastico poter comporre qualcosa di specifico e d’inedito appositamente per un evento mondiale come le Olimpiadi. Quel giorno eravamo in quaranta, la formazione più estesa che gli Stomp abbiano mai schierato su di un palco. È stata un’esperienza meravigliosa, ottantamila persone nello stadio e qualche miliardo davanti alle tv. L’unica pecca è che è durata troppo poco, due minuti e mezzo».

Costantemente in giro per il mondo, quando gli Stomp tornano a casa Phil, oggi londinese, può dedicarsi agli amici di sempre, quelli con cui è cresciuto. «Ricordo uno show molto particolare in Spagna, per un ultimo dell’anno, uno molto bello a Ginevra, con fuochi d’artificio sul lago. Ma al di là del poter vedere luoghi, la mia esperienza preferita resta quella di incontrare e condividere linguaggi ed esperienze differenti, e di crescere come performer».

Per finire, alcuni buoni motivi per essere a Locarno, il prossimo fine settimana: «Dopo dodici anni, cioè da quando ci sono dentro, io sono ancora un fan degli Stomp. È qualcosa di coinvolgente, niente che si possa estinguere come accade per alcune forme musicali, nulla che possa diventare trash, ma che resterà dinamico e non limitato a un linguaggio unico, aperto a bimbi con nonni al seguito. E, soprattutto, non si ascolteranno cantanti stonati!».

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