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‘Vanishing signs’: un disco, una band. Neil Otupacca: suoni e voci per emozioni live

20 luglio 2019
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«Il parto è stato piuttosto lungo». Inevitabilmente. Perché a 57 anni, con le mani che ancora danzano sui tasti dell’Hammond, non ci si accontenta del bicchiere mezzo pieno. «A lavoro ultimato non volevo dire “bello, però”...». Nello ‘Neil’ Otupacca, il look di chi della musica ha fatto uno stile, anzi una ragione di vita, si dice soddisfatto «a tutto tondo». Sì, ‘Vanishing signs’ è bello. Punto. Uscito qualche settimana fa, ‘Vanishing signs’ è il titolo dell’ultimo disco (in ordine di tempo) concepito e prodotto dal tastierista ticinese. Ma è anche il nome della band che ha tradotto in note e ritmi le idee, arricchendole, dell’ex Forsale ed ex Gotthard. Il cd contiene nove brani (testi in inglese). Rock, hard rock, pop e atmosfere prog. Più generi, con un sound – l’album è stato registrato al Greenriver Studio, in provincia di Varese – e una voce, quella di Dilana Smith, che tengono desto l’ascolto dal primo all’ultimo pezzo. «Più generi, con però un’impronta: quella dei ‘Vanishing signs’», puntualizza Otupacca.

Il progetto nasce nella testa («e nel cuore») dell’artista bellinzonese «più di dieci anni fa». Ed è stato portato avanti «tra impegni vari: incisioni e concerti che ho fatto con diversi gruppi – portando su qualsiasi palco il mio fidato organo Hammond, una colonna sonora del rock (ricordate un certo Jon Lord?) – e una nuova formazione professionale dopo il diploma in elettrotecnica». Per Otupacca è così arrivata anche la laurea in informatica. Il titolo accademico e il successivo impiego come docente non gli hanno tuttavia fatto dimenticare il progetto. «Ho pensato anzitutto al prodotto, a ciò che avevo in mente – spiega Neil – . Impostati i brani, ho cercato quei musicisti e quelle voci che secondo me avrebbero potuto interpretare i pezzi al meglio e che sarebbero stati in grado anche di consigliarmi per affinare il prodotto. Ho voluto affidarmi a professionisti capaci di entrare subito nella dimensione sonora e nel groove delle mie composizioni». Musicisti di lungo corso come il bassista Nicola ‘Nic’ Angileri, classe 1971, origini siciliane (le stesse di Otupacca), cresciuto musicalmente a Milano, da una decina di anni in Ticino con moglie e due figlie. In Italia ha suonato fra gli altri con Francesco Baccini e Alberto Camerini. Quattro tour europei e uno in Sudamerica con i norvegesi Jorn, ma anche due tournée con in Gotthard. «Conosco Neil da tanto tempo e questo disco è anche il frutto di sperimentazioni: lo dimostrano i particolari colori armonici di non pochi brani», rileva Angileri. L’album, riprende Otupacca, «è stato registrato lo scorso autunno: cinque giorni di sessioni strumentali e quattro di sessioni per le voci». L’incisione della musica «è avvenuta in presa diretta, poiché volevamo suonare e registrare come se ci trovassimo in una situazione live. E credo che questo sia uno dei punti di forza del cd. Il resto lo ha fatto l’ottimo mixaggio di Paul Lani».

Oltre ai citati Otupacca e Angileri, i Vanishing signs sono Pino Sicari (chitarre), Francesco Jovino (batteria) e Dilana Smith. «Nata a Johannesburg, Dilana vive oggi in Olanda – ricorda Otupacca –. Cantautrice con alle spalle tournée in molti Paesi, non ha certo bisogno di grandi presentazioni. La sua è una voce che spacca». Alla confezione del disco hanno collaborato anche i batteristi Mark Cross e, in ‘Too far from never’, il giovane talento ticinese David Cuomo, nonché i cantanti Maggy Luyten e Marcello Vieira. In uno dei nove brani c’è però una voce molto speciale, indimenticabile. Quella di Steve Lee, il frontman dei Gotthard scomparso nel 2010, vittima di un incidente stradale negli Stati Uniti. «Abbiamo ‘preso’ la sua voce da un brano – ‘Rollin’on’ – del disco ‘Stranger in town’ che come Forsale avevamo inciso nel 1988», racconta Otupacca: «Abbiamo riproposto, con nuovi arrangiamenti, ‘Rollin’on’ suonando sopra la voce di Steve. Oltre che un omaggio a un amico e a un artista, con cui ebbi il privilegio di suonare, è stata un’emozione indescrivibile».

E ora? «Ora – dice Neil – ci impegneremo a presentare al pubblico ‘Vanishing signs’ suonandolo dal vivo. Per un musicista i concerti sono il vero banco di prova».

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