Spettacoli

Nostalgia Canaglia (seconda parte - le canzoni)

13 febbraio 2015
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Spandau Ballet celebrati, anche se di fretta. La voce di Tony Hadley è integra, l'accenno dei classici della band inglese (tornata dopo cause giudiziarie sul copyright del nome) getta un ponte su di un'epoca in cui pop non era un epiteto, ma una piccola arte per pochi. E' accaduto nella serata delle cover, e in quella di Luca e Paolo che credono di fare ironia cantando dei cantanti defunti, anche da poco. Ci sono momenti per ridere della morte, e momenti per stare zitti, e questo era uno di quelli. 

Le canzoni, partendo dai giovani:

Rakele - “Io non lo so cos'è l'amore”

Scrive Bungaro, ed io – fossi donna, anche sedotta dal Kekko - ci metterei la firma per cantare il primo. La guagliuncella canta una cosa semplice semplice, ma giusta giusta per lei. Esce dalla gara, il videoclip, intanto, gira. Giudizio: canta Napoli

Giovanni Caccamo - “Ritornerò da te”

La sig.ra Caselli raramente sbaglia un colpo. Poi la storia la fanno il caso, i tempi, il gusto. E il pubblico. In Caccamo, a parte il cognome, la Sugar deve vederci del buono, perché Giovanni passa il turno. Giudizio: moderato, alla Renga

Amara - “Credo”

Belle (lei e la canzone). L'inizio, anche tappandosi le orecchie, è proprio “Beautiful” di Christina Aguilera, ma Amara – un'altra toscana, di Prato – ha voce che scalda come il pellet. Ci si aspetta Cocciante da un momento all'altro (il crescendo è tipico, il graffio della voce anche). Giudizio: credo di sì

Serena Brancale - “Galleggiare”

Se Giorgia, invece di quel dannato soul all'italiana, cantasse queste cose, saremmo tutti uomini felici. Belle anche qui (lei, che svisa a tratti come la Todrani, e la canzone). Una voce e una ballad con le controballad, ma il palco la terrorizza, lei scivola e abbandona la gara.

Giudizio: a fondo, ma con margini di recupero

 

Le cover dei campioni:

Annalisa "Ti sento" (Matia Bazar). Occhi bellissimi su base alla “Final Countdown”, e – come per Chiara - ottoni alla James Bond. Nella discografia dei Matia Bazar che contano si poteva scegliere altro, ma il compito è consegnato in tempo, e senza errori. Giudizio: assoluzione

Bianca Atzei - "Ciao amore ciao" (Luigi Tenco). Il Tenco che si tolse la vita nel '67, dopo l'esclusione di questo brano, riempie sempre la bocca di paroloni. Tenco è arrangiato a metà tra Keith Richard e Giusy Ferreri e l'Atzei è troppo gracile per reggerne il peso. Giudizio: ciao Bianca, ciao...

Malika Ayane - "Vivere" (Vasco Rossi). La Ayane che aveva rinnovato di luce “La prima cosa bella” ora rivisita il Vasco, ma invece di accenderlo, lo spegne in mille movimenti di arti superiori che non servono a un gran che. Monocorde. Giudizio: no, Vasco no

Biggio e Mandelli "E la vita, la vita" (Cochi e Renato). Pozzetto e Ponzoni cadono come il cacio sui maccheroni, ma è tutto tranne che un passaggio di consegne (Cochi e Renato stanno ai Soliti Idioti come Beethoven a Richard Clayderman). Giudizio: la coppia scoppia

Alex Britti - "Io mi fermo qui" (Donatello). Nel Sanremo toscano calza “a pennello” Donatello (scultore e disegnatore fiorentino del '400 italiano), e nello stile del Britti calza “a chitarra” il brano dell'omonimo chitarrista e cantante piemontese. Ma il Britti prende strane note non ancora conosciute, e il tutto va un po' in vacca. Giudizio: dissonanze

Chiara "Il volto della vita" (Caterina Caselli). Chiara tutta dorata riscatta l'omaggio a Mimì di due anni fa con questa cover di “Days of Pearly Spencer” (nel cui microsolco originale la signora Sugar stonacchiava un pochino). Arrangiamento alla 007, di buon impatto. Giudizio: Goldfinger

Dear Jack - "Io che amo solo te" (Sergio Endrigo). I Dear Jack affrontano gli chansonniers. Ma allora perché non Tom Waits, Leonard Cohen, o George Brassens? La bellezza del pezzo li salva in corner. Giudizio: assolti in appello

Grazia di Michele e Platinette - "Alghero" (Giuni Russo). Platinette è più intonato della Zia Grazia. Il ricordo di Giuni Russo poteva avere contesto (e vestiti) assai più sobri. Giudizio: premio alla simpatia (ma solo per Plati)

Lara Fabian "Sto male” (“Je suis malade”, Serge Lama). Un classico dei concorsi canori, ma anche un signor pezzo, triste almeno quanto “Sorry seems to be the hardest word”, se non di più. E' già un classico della Fabian, che mostra di esserne padrona assoluta. Giudizio: il riscatto di Lara

Lorenzo Fragola - "Una città per cantare" (Ron). Jackson Browne non ha mai amato “The road” (è il titolo della versione originale, su “Running on empty”, 1977). Nemmeno noi – che tanto l'abbiamo amata con il testo di Dalla e cantata da Ron – amiamo troppo la versione di Fragola. Giudizio: rivedibile

Irene Grandi - "Se perdo te" (Patty Pravo). Complice anche una Signora (della) CanzoneIrene Grandi prende Il Volo (nel senso che decolla, volando assai più alto dei tre tenores). Giudizio: Patty Grandi (amicizia lunga)

Gianluca Grignani - "Vedrai vedrai" (Luigi Tenco). Grignani che canta Tenco e nessuno lo ferma è come Pompei che crolla a pezzi e nessuno fa niente. Giudizio: impietriti

Il Volo - "Ancora" (Edoardo De Crescenzo). Nella gara a chi ha più classe, se anche i tenori fossero quindici, il nero-napoletano De Crescenzo li metterebbe in fila tutti. Lirica e blues c'entrano come la nutella sul filetto di manzo, ma i tre amigos la portano a casa. Giudizio: ancora (ma anche no)

Marco Masini - "Sarà per te" (Francesco Nuti). Simile, quanto a calcio emotivo nei denti, al De Andrè figlio che canta De Andrè padre nel 2014. Nuti, sfortunato attore e regista, la portò in Riviera nel 1988, e non era la canzone di un comico, ma già una piccola poesia. Tanto bene la canta il Masini, che sembra la sua. Giudizio: malincogioia

Moreno - "Una carezza in un pugno" (Adriano Celentano). Sarà il gilet, saranno le vocali alla Jovanotti di “Sei come la mia moto”, si fa fatica a trovarlo simpatico. Ma poi alla fine rappa, e ci scappa addirittura un mezzo (ribadisco mezzo) sorriso. Giudizio: una carezza e (a volte) un pugno

Nek - "Se telefonando" (Mina). Nel nuovo corso Snow Patrol/Coldplay, Nek è impeccabile, anche su testo di Maurizio Costanzo e classicone della Sig.ra Mazzini. Salgono le quotazioni, cavallo di razza. Giudizio: pronto, c'è Filippo?

Nesli - "Mare mare" (Luca Carboni). Il cantante con il nome da cereale fa il rocker su “Mare mare”, e la bella base (con chitarrona di Luca Colombo) fa sì che il Nesli, alla fine, giunga in porto sano e abbastanza salvo. Giudizio: un uomo in mezzo al mar

Raf - "Rose rosse" (Massimo Ranieri). La voce non c'era ieri sera, e non c'è nemmeno stasera. Ci riempie di amarezza ascoltarlo così, e riascoltarlo al meglio, più o meno quando lo si era lasciato. “Rose rosse”, anche con inserti di testo, stava bene dove stava. Giudizio: cosa resterà...

Anna Tatangelo - "Dio come ti amo" (Domenico Modugno). Anna, eleganza anni '40, ha scelto il Modugno drammatico, genere che regge bene da sempre, e il risultato è buono, tendente al molto buono. Quasi ottimo. Giudizio: lacrime napulitane.

Nina Zilli - "Se bruciasse la città" (Massimo Ranieri). Un toscano tra gli autori (Bigazzi) per un beat d'epoca assai caro alla Winehouse italiana. La voce traballa qua e là, un marchio di fabbrica. Giudizio: più che la voce, potè il vestito

Il post cover è ricco. Emma sfoggia vestitini da Oktober Fest, Arisa parla di farmacie. Il Pavarotti travestito da Van Halen è l'ex-Gazosa Federico Paciotti (“Tu tu tu, mi piaci tu”), e ci investe di una scarica di note in modalità Bud Spencer, per un genere - l'heavy-lirica – che fa il pari con il progressive-pop di “My type”, tormentone disco-dance dei Saint-Motel, il cui genere è inedito come l'hard-samba o il jazz-liscio. Nei Saint-Motel c'è un po' di Studio 54 e tanto entusiasmo, fino a quando un microfono si spegne, e anche un secondo, e il frontman muto a bocca aperta sembra un pesce. Ma finisce in gloria con la consegna di premi discografici e nuovo singolo “Cold cold man” (il cui inizio ricorda Sandy Marton...). Si scopre che l'inglese di Conti è come quello di Renzi (“What you eat today?”, e i Saint-Motel non capiscono). Finalmente arriva Rocco Tanica dalla sala stampa, e intervista una badante giornalista, prima di buttarsi sui quotidiani e chiedere il topless di Emma. Si ride su una copia de Le Figaro, privato delle due ultime lettere.

E' una via crucis di musica che tocca l'una di notte, ma abbiamo deciso di andare fino in fondo, con le crepe nelle orbite e i gomiti del giornalista. Si deve pur sapere chi è il vincitore della serata cover... Quando già si pensa a Il Volo (sempre in agguato, come un'avvoltoio che ruota sulle nostre teste), spunta il bravo Nek con brano di Mina, così è più facile andare a nanna. E quando, a sigla finita, anche stanotte appare Marzullo (“...ma il Festival di Sanremo ci rende migliori o peggiori?”), è bello constatare quanto potere possa dare un telecomando.

Buonanotte, buongiorno.

 

 

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