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Mosè Bertoni sulle rive del Paranà

Il nuovo libro di Patrizia Candolfi e Danilo Baratti sul naturalista bleniese rende conto della sua attività di esploratore e cartografo in Sudamerica

Da Blenio al Paranà
(ASti, Fondo Bertoni)
3 dicembre 2023
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“Quel mare che precipita nell’abisso, quelle montagne d’acqua che cadono in trenta cataratte, quegli spruzzi giganteschi che pretendono di scalare nuovamente l’aria, i mulinelli vertiginosi e le mille correnti diverse che si scontrano furiosamente, quelle pareti nere che danno al quadro terribile un contorno degno di tragedie infernali, quell’aria inondata di perle e diamanti, attraversata da uccelli dagli splendidi colori e le aureole molteplici di arcobaleni frequenti e cangianti e infine il rauco muggito, il bramito di fiere fantastiche e il fragore che zittisce il tuono, nella solitudine imponente della selva, tutto questo strozza la parola, confonde la ragione e sottomette il cuore ai sentimenti più diversi e contrastanti”: sopraffatto da un’inquietudine che è insieme ammirazione e spavento, Mosè Bertoni ci scrive da un posto che non esiste più, le cascate del Guairà, lungo il corso del Paranà, al confine tra il Brasile e il Paraguay, distrutte mezzo secolo fa per fare spazio a una diga idroelettrica (scatenando l’ira di Carlos Drummond de Andrade: “Sapremo offrire tutto il conforto che luce e forza tariffate portano al prezzo d’altro bene senza prezzo o riscatto, impoverendo la vita nell’illusione atroce di arricchirla”).

Nei suoi appunti, risalenti ai primi anni del Novecento, Bertoni si lascia incantare e devastare da uno spettacolo inimmaginabile, che lo sconvolge e lo estasia, lo rallegra e lo ammutolisce: “Meraviglia della natura, opera divina, davanti alla quale rimane minuscolo, umiliato, annichilito il vanitoso essere alla cui specie apparteniamo, il povero e debole essere che pretende di nascondere la sua miserabile piccolezza sotto il pomposo nome di Re della natura”. Piccolezza che l’uomo ha preteso di vendicare, cancellando dalla faccia della terra un prodigio che, “come i mostri della mitologia, come i fantasmi delle anime deliranti”, come un dio demente di Lovecraft, cambia aspetto ogni volta che lo si guarda.

Un instancabile eclettico

Visioni e incubi che l’inquieto e infaticabile agronomo, antropologo, botanico, geografo, meteorologo e tipografo ticinese vive vent’anni dopo aver lasciato con moglie e figli la valle di Blenio per imbarcarsi verso il Sudamerica, spinto dal desiderio di realizzare un’ideale comunità agricola anarco-socialista. Una vita larghissima, ricca di incontri, scoperte, speranze e delusioni, da cui Bertoni seppe spremere una quantità insondabile di scritti, principalmente lettere e pubblicazioni scientifiche. ‘Navigando fiumi paraguaiani’, titolo à la Paolo Conte per il nuovo libro (edito da Casagrande) di Patrizia Candolfi e Danilo Baratti, rende conto dell’attività di esploratore e cartografo dell’Alto Paranà, recuperando scritti, rilievi, disegni che il bleniese riteneva, per l’accuratezza e per la quantità e la qualità delle osservazioni raccolte, adatti alla pubblicazione.

“Ho disegnato il piano dettagliato di tutto il fiume e delle cascate, che avrà un gran valore”, scriveva entusiasta alla pazientissima moglie Eugenia, la quale, intuendo che le cose non sarebbero andate secondo i piani del marito, lo metteva brutalmente di fronte alla verità: “Il fatto è che non hai quasi nessuna compensazione morale e materiale per tanti lavori, tanti sacrifici, e invece molte perdite nelle tue pubblicazioni”. Il volume, che dunque realizza il sogno editoriale di Bertoni, attinge a materiali conservati in due differenti fondi archivistici tra l’Archivio di Stato di Bellinzona e il Museo Andrés Barbero di Asunciòn ed è curato da due storici che sanno piazzare le citazioni giuste al momento giusto, come quella in esergo al volume, che riferisce l’idiosincrasia di Borges per i libri con un gerundio nel titolo. Ci dispiace per il Poeta, che non sa cosa si è perso.

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