Festival del Cinema giovane

Castellinaria e piedi per terra

Non c’è Margarethe von Trotta, Claudio Bisio e Giorgio Diritti tra gli ospiti. La parola è ‘consolidamento’, l’appuntamento è dal 18 al 25 novembre

Bellinzona, Biblioteca cantonale: da sinistra la presidente Flavia Marone, il direttore artistico Giancarlo Zappoli e la direttrice operativa Cristiana Giaccardi
(Ti-Press)
6 novembre 2023
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Il claim, oltre che il titolo di questo articolo, è copyright della presidente Flavia Marone e ha a che fare con le radici “saldamente piantate per terra” di un festival che nel suo nome ingloba tipologia, contenuti, intenti e leggerezza propria dell’età dei suoi primi destinatari. Castellinaria, il Festival del Cinema giovane, torna dal 18 al 25 novembre al Mercato Coperto di Giubiasco, laddove si era spostato lo scorso anno, ma anche al Forum di Bellinzona e nelle sale dei decentramenti, da Chiasso ad Airolo alla Valle di Blenio. Il 2023 è “l’anno di consolidamento”, parola d’ordine sottolineata durante l’incontro pubblico di presentazione da Marone, felice del rafforzamento dei rapporti con chi sostiene il festival, sponsor e istituzioni. “Solo avendo cura di quel che si è costruito fino a oggi è possibile godere di un terreno solido sul quale crescere ancora”.

In Biblioteca a Bellinzona, oltre alla presidente ci sono la direttrice operativa Cristiana Giaccardi e il direttore artistico Giancarlo Zappoli, che premette: “Siamo uno dei rarissimi festival in Europa che si rivolgono ai giovani ma anche agli adulti”. Dice questo prendendo pacifiche distanze da Giffoni, Alice nella città (sezione parallela al Festival del Cinema di Roma) e altre iniziative che “presentano film mirati a fasce d’età ma non fanno incontrare adulti e ragazzi”. Zappoli rivendica un altro dei pregi di Castellinaria, il lavoro sulla memoria, “che è uno dei problemi odierni: quando nell’anno Duemila vennero chiesti alle persone i film della loro vita, quasi nessuno rispose con titoli che andassero oltre i precedenti vent’anni. Pareva che il cinema fosse nato nel 1980”.

Forfait von Trotta

I contenuti del festival non possono prescindere da Margarethe von Trotta, destinataria del Castello d’onore 2023 che le verrà recapitato a stretto giro di posta, poiché nei giorni di festival sarà convalescente. Nulla cambia sul suo rappresentare uno dei fil rouge di questa 36esima edizione, quello femminile. Zappoli: “Chi meglio di lei, protagonista di un femminismo non spinto, prima donna a vincere il Leone d’Oro a Venezia, esempio di un cinema non militante ma, come ho avuto occasione di scrivere nel libro a lei dedicato, animato da una lucida ribellione”. L’appuntamento con il suo ‘Ingeborg Bachmann – Reise in die Wüste’, film sulla relazione della scrittrice austriaca con Max Frisch, è per il 21 novembre.

Temi forti

Aiutati da Zappoli, di sezione in sezione scopriamo – nella ‘Kids’ – l’attenzione sul rapporto di bambini e adolescenti con il proprio nucleo familiare. Quello con la madre, per esempio, di cui si narra in ‘Kiddo’ di Zara Dwinger. Il concorso ‘Young’ ospita ‘Sur l’Adamant’ di Nicholas Gilibert, Orso d’Oro a Berlino, transitato di recente dal Film festival diritti umani Lugano, con il quale Castellinaria intreccia da tempo una collaborazione. Temi forti sono anche in ‘Primadonna’ di Marta Savina, film sulla donna siciliana che negli anni 60 rifiutò un matrimonio riparatore che avrebbe cancellato la violenza sessuale. È una prima svizzera così come ‘Lubo’ di Giorgio Diritti, tra gli ospiti del festival, regista di un film che riporta all’attenzione una delle pagine più tristi della storia svizzera. Tra gli ospiti c’è anche Claudio Bisio alla sua prima esperienza da regista, in una storia di deportazione che arriva dall’omonimo romanzo di Fabio Bartolomei.

Del già annunciato ‘Alter Ego’, la serie tv tutta ticinese proiettata (limitatamente alle prime due puntate) venerdì 24 novembre con registi e parte del cast in sala, parliamo con Zappoli più in là in questa pagina. Un’altra prima ticinese, sabato 25 novembre, riguarda la commedia svizzera ‘Bonjour Ticino’, girata anche nel Locarnese e ad Airolo, che a Castellinaria sarà accompagnata dal regista Peter Luisi e dall’attrice ticinese Catherine Pagani. In prima svizzera è anche ‘Il senso della ‘mia’ vita’, documentario del luganese Vito Robbiani, giovedì 23 novembre.

Quando un musicista ride

Rimandando a www.castellinaria.ch per il programma completo, diciamo dell’apertura, del preserale che festeggia i cent’anni de ‘Il profeta’ di Khalil Gibran nel documentario di Roger Allers e de ‘I peggiori giorni’, a seguire, sequel de ‘I migliori giorni’, prima internazionale alla presenza del regista Massimiliano Bruno e dell’attrice Sara Baccarini.

Diciamo anche di due momenti musicali importanti, il documentario ‘Joan Baez – I Am a Noise’ (22 novembre), un ritratto dell’artista firmato da Miri Navasky, Karen O’Connor e Maeve O’Boyle, forte di una messe di materiale d’archivio, e di ‘Enzo Jannacci. Vengo anch’io’ di Giorgio Verdelli, anch’egli presente a Castellinaria. Il documentario sull’artista italiano è fresco di ovazione a Venezia80 ed è il gran finale di sabato 25 novembre.

Le iniziative

Prima di passare la parola a presidente e direttore artistico, le iniziative: doppia quella del 22 novembre, con il Green Friday degli scorsi anni che è diventato Young is Green, potenziato nelle sue attività; estende le tematiche ambientali anche a CastellinEurope, l’iniziativa volta alla mediazione culturale e alla collaborazione con altre manifestazioni di settore europee . Il giorno prima, il Mercato Coperto ospiterà ‘Produzione e diffusione dei film per la gioventù in Svizzera e in Europa’, occasione per conoscere il progetto ‘Rosanna, Jaris un die Anderswelt’ di Sandra Moser, vincitrice della residenza di scrittura di Casa Pantrovà.

Torna il progetto ‘Oltre le sbarre’, con i giovani detenuti della Stampa riuniti in giuria; torna la Piccola Rassegna dedicata ai giovanissimi, torna l’Apericorto. Quale anteprima della Giornata cantonale per la lotta alla violenza domestica, il 24 novembre Castellinaria propone la prima svizzera di ‘Un altro domani’ di Silvio Soldini. Infine, la mostra ‘Noi e gli altri – Dai pregiudizi al razzismo’, esposizione itinerante nata al Muséum national d’Histoire naturelle di Parigi.


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Flavia Marone

La presidente

‘Un posto in cui restare’

«Non torneremo indietro» ci dice Flavia Marone a margine dell’incontro di presentazione. Il riferimento è al trasferimento del festival da Bellinzona a Giubiasco che fu il ‘caso’ della scorsa edizione, ma anche al consolidamento della manifestazione. «Un festival consolidato non può che crescere ulteriormente. La missione di una dirigenza di questo tipo non è semplicemente quella di presentare dei film, ma di presentarli e fare in modo che l’evento possa continuare a crescere ed essere presente negli anni futuri, per le generazioni future. Tra i nostri obiettivi principali c’era quello di dare a Castellinaria una struttura forte e sana sia dal punto di vista finanziario che da quello del consolidamento dei rapporti, ripartiamo proprio da qui. Sono molto contenta, quest’anno, del rafforzamento delle relazioni soprattutto con le istituzioni, cosa che vedo come un riconoscimento alla qualità e alla professionalità che offriamo. Sono contenta anche dell’arrivo di nuovi sponsor privati, eventualità che si compie solo se sei credibile, affidabile, professionale». C’è soddisfazione anche nel non dover più, quest’anno, “rincorrere gli eventi indipendenti dalla nostra volontà, dalla pandemia al cambio di location alla parte amministrativa e finanziaria».

“Non torneremo indietro”, si diceva. «Su Giubiasco non abbiamo avuto feedback negativi, se non una persona che ci ha chiesto il perché, per poi convincersi che si trattava di una buona scelta», chiude Marone. «Il Mercato Coperto è uno spazio più conviviale, al pubblico piace arrivare nel foyer prima del film e rimanervi dopo la proiezione. Gli ospiti stessi, a differenza degli altri anni, ci hanno chiesto di potervi restare per cena, un modo per testare la reazione del pubblico ai film e un modo per sentirsi più ‘a casa’ che non spostarsi in un altro ristorante». Non ultima, la questione green, in ottica di incentivo del trasporto pubblico. Insomma: «Fino a che la Città ci concederà questa opportunità, lì resteremo».


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Giancarlo Zappoli

Il direttore artistico

‘Venite anche voi’ Ma perché? ‘Perché sì’

L’apertura alle serie televisive non è da intendersi come una concessione, ci dice Giancarlo Zappoli nel dopo-conferenza: «Le serie stanno conquistando la dignità che meritano come fu in passato per i documentari, che venivano proiettati prima dei film e la gente di norma entrava in sala soltanto dopo. Abbiamo assistito al passaggio di firme importanti, registi e sceneggiatori, dal cinema alla serialità, che è un altro modo di raccontare. ‘Alter Ego’ dimostra che Bellinzona è una città cinematografica e nella quale si può costruire una storia thriller dotata dei cliffhanger tipici delle serie, l’espediente narrativo che alla fine dell’episodio ti spinge a vedere il successivo. Chi vedrà anche solo il pilot di ‘Alter Ego’ non potrà non voler sapere quel che accade dopo, a dimostrazione che dietro alla realizzazione c’è qualcuno che sa girare e che sa scrivere».

A Zappoli giriamo un piacere del tutto personale, quello dei due momenti musicali: «Siamo un festival di cinema giovane che crea legami tra le generazioni – ci risponde – ed è chiaro che due colossi come Enzo Jannacci e Joan Baez sono noti soprattutto alle generazioni precedenti. Ma Jannacci viene raccontato da sé stesso e da chi ha lavorato con lui e Baez si racconta in prima persona, dunque perché non proporre ad adulti e giovani due personalità come queste». Due storie che per il pubblico giovane possono fare molto: «Joan Baez ha lottato con Martin Luther King, Robert Kennedy e Bob Dylan; Jannacci ha collaborato con l’avanguardia della cultura italiana, dal premio Nobel Dario Fo a Giorgio Gaber, creando un modo diverso di essere cantante, scrivendo da sé i testi». Baez e Jannacci, pacifismo e follia, ma di quella intelligente: «Una follia razionale, la definirei. Nel documentario si racconta come Jannacci si presentasse in studio con frasi solo apparentemente assurde, che diventavano però la base della canzone, un’astrazione che non si staccava mai dalla realtà. Si prenda ‘Vengo anch’io’, quella che dé il titolo al film: il testo sembra quanto di più assurdo e stravagante ci sia, mentre il tasso di realtà del brano è altissimo».

A questo proposito, se si chiede a Zappoli una definizione per il Castelinaria di quest’anno, la risposta è à la Jannacci: «Venite anche voi. Peerché? Perché sì».

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