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Storia di Eros Alesi, giovane poeta

Di lui resta un libriccino di 64 pagine, ‘Che puff. Il profumo del mondo’. Nel suo paese, Ciampino, alle porte di Roma, nessuno si ricorda di lui

Edito da Stampa Alternativa
28 agosto 2023
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Un adolescente a cui la vita già presenta il conto, mostrandosi troppo presto per il grande inganno che è; un ragazzo triste che va per il mondo, un mondo che non gli somiglia, allo sbaraglio, senza una corazza, una famiglia, certezze, soldi; uno che ha sbagliato più forte, che per avere tutto il mondo tra le braccia ci si è trovato anche la morte, fiaccato e annichilito dalla disperata ricerca di un po’ di pace. Forse sogna la freddezza del chirurgo, i nervi saldi dell’agente segreto, la capacità del giocatore di biliardo o del monaco buddhista di non lasciarsi coinvolgere dalle emozioni, oppure un fresco, roseo, sereno, tranquillo mattino, o uno di quei silenzi che riempiono, e invece solo nella droga, nell’“endovena anticostituzionale appena fatta”, trova un momentaneo simulacro di pace. E quando tutto questo diventa insopportabile, l’ultima domenica di gennaio del 1970 il giovane poeta Eros Alesi decide di farla finita: “Ho 19 anni terrestri e ho tanta voglia di gettare il mio amore, il mio profondo amore, il mio spassionato amore, per tutto ciò che mi circonda, che fa parte di me, che è me, che con me agisce su questa palla di terra che bighellonamente gironzola per un rione nello spazio”.

Un amore gettato nel vuoto, nel pozzo senza fondo da cui non ritorna nulla, nella grande città che spegne la voglia di fare e che frustra e smaschera con un ghigno i disperati tentativi di farsi coraggio: “… oggi sono contento di essere quello che sono. Di posare i piedi sul marmo di Trinità dei Monti, di fumare una gauloise senza filtro. Che sono l’azzurro di una tavolozza di acquerelli. Che il gong diamantino trisussulta intermittentemente un suono ritmicamente ritmato. Che il tamtam palpita caldamente. Che l’onda viaggia. Che l’onda felpata di rosso penetra in ogni materia”. Costa una fatica immane a un povero ragazzo sbandato e impaurito raggiungere e mantenere un labilissimo equilibrio, mentre segni contrari e concordi gli mostrano che le sue verità sono sadomasochistiche, sono punitive, sono strane. Canta in quegli anni Claudio Rocchi: “Quando pensi stai creando qualcosa / L’illusione è di chiamarla illusione / Quando chiedi tu hai bisogno di dare / Quando hai dato hai realizzato l’amore”. Eros ci prova, scappa di casa, va a vivere nelle comuni, va a Milano, in Svizzera, in Oriente, e al ritorno scrive forsennatamente del “doloroso e problematico dubbio, che il mio amore e sincerità e buonafede non venga captata, o venga captata diversamente, che per questo parlo, che per questo sporco di blu questo foglio”. Eros sporca di blu tanti fogli, che prima di uccidersi affida agli amici.

La critica dei primi anni 70 è incuriosita dalle sue prose poetiche, paragonate ai lucidi deliri di Ginsberg e allo sguardo disordinato, inquieto e randagio di Dino Campana. Più di tutti lo apprezza Giuliano Manacorda: “Da qualche parte e in qualche modo Alesi deve trovare la sensazione di non essere assolutamente e irrimediabilmente solo, e in effetti i suoi testi ci comunicano una dimensione corale. Leggendoli sentiamo che non parla solo per sé e non parla solo alle sue cattive divinità. Alesi è il frammento di un mondo che parla tramite lui, e non sono i giovani della sua epoca, è la giovinezza, la gioventù come tale”. Non ci arriva invece Pasolini, autore di una furiosa, disumana e reazionaria stroncatura: “Suo padre era fantino e si ubriacava maltrattando la madre. Di qui la solita tragedia che più o meno abbiamo vissuto tutti. Solo che in questi anni la moda ha voluto che questa tragedia fosse intollerabile ed enfatica, e ha preteso soluzioni estreme. Non ho nessuna particolare pietà per questo disgraziato ragazzo, debole e ignorante, che è morto per la stessa ragione per cui si fanno crescere i capelli”.

Di Eros Alesi rimane un libriccino di 64 pagine, ‘Che puff. Il profumo del mondo’, pubblicato nel 2015 da Stampa Alternativa, oltre a qualche citazione in volumi antologici dei 70. Nel suo paese, Ciampino, alle porte di Roma, nessuno si ricorda di lui.

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