Culture

Come in una magia

Una giornata al Cpt a Locarno: fra illusionismi di vario tipo, per un rapporto consapevole con il denaro

Dov'è il trucco? (Ti-Press)
18 marzo 2019
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«È importante perché il mio progetto è di comprarmi una casa e una macchina». «Purtroppo per studiare, viaggiare e vivere c’è bisogno di denaro». «Mi piace pensare che ogni banconota è passata fra le mani di milioni di persone, ognuna con la sua storia». «Avendo molti soldi, si può fare davvero ciò che si vuole». «È l’unico modo per vivere, se vuoi averne devi fare dei sacrifici». «La vera felicità si può trovare anche senza denaro». «Senza i soldi non ti senti felice». «È come se la magia attirasse noi verso i soldi». Venerdì mattina, Locarno. Sullo schermo della Sala multiuso scorrono volti e voci degli studenti del Centro professionale tecnico, tutti chiamati a interrogarsi un po’ più a fondo sul valore che assegniamo, o siamo indotti ad assegnare, al denaro. È l’inizio, appunto, della giornata ‘Denaro e Magia’, curata da alcuni docenti del Cpt/Spai con Ilario Lodi, direttore di Pro Juventute Svizzera italiana. In una realtà sociopolitica svuotata di grandi ideali e consegnata all’impero del soldo, spesso subìto in modo inconsapevole, un’occasione per interrogarsi con la fascia più vulnerabile di homo consumens – i ragazzi – sul posto che il denaro può occupare nelle nostre vite; una piccola, ardua missione in più per una scuola al centro del proprio tempo, poiché “significa tra le altre cose riflettere e parlare della dimensione magica che ad esso sottende e che gli sta intorno”.

'Tre corde uguali, soprattutto una'

 

Il mago Soslan, con un uovo e tre corde, conduce i ragazzi al cuore dei suoi trucchi. E così li frega due volte, rilanciando l’illusione proprio nel momento in cui pare la stia rivelando. Il velo, come in ogni gioco di prestigio, è bene che stia al suo posto, per nascondere la verità. Qualcosa di simile, ogni giorno, accade con il denaro, in un’epoca che lo ha smaterializzato e reso moltiplicabile all’infinito, o quasi. Lo stesso Soslan – al secolo Tiziano Muscionico, vicecomandante di Polizia a Mendrisio – svela non il trucco, ma l’analogia, richiamando la necessità della consapevolezza prima di ogni scelta: come illusionisti, i venditori di felicità o di ricchezza facili indirizzano la nostra attenzione verso una mano, mentre l’altra continua a lavorare nell’ombra. Una questione, anche, di aspettative autoindotte, osserva Soslan: «Sembra filosofia, ma la realtà davvero è come noi vogliamo vederla». E lui ne sa qualcosa, come illusionista e come poliziotto. In altre parole, prima di cedere al richiamo del consumismo o del guadagno facile, sarebbe opportuno porsi alcune domande, fissando come barometro sé stessi e i propri bisogni più autentici: cosa chiediamo ai nostri soldi?, cosa vanno a soddisfare?, quale vuoto sono chiamati a colmare?, di che cosa divengono simbolo o simulacro?, con quali conseguenze, per noi stessi e per il prossimo?

‘Sentitevi in dovere di ragionare’

 

Ilario Lodi, al momento della formazione dei gruppi di lavoro, rivolge il proprio invito agli studenti: «Sentitevi in dovere di ragionare, di “svelare”: togliere il velo per capire com’è davvero la realtà». E soprattutto capirlo da soli. Un richiamo quanto mai opportuno, quello di Lodi, dopo la conferenza introduttiva di Manuela Pagani – economista – che, più che sollevare interrogativi, ha consegnato risposte. Una in particolare, per altro in gran parte condivisibile, e cioè che il «neoliberismo è una favola» discesa a noi dagli anni 80 con la sua promessa di ricchezza, mantenuta solo per pochi eletti. Un meccanismo di proliferazione “magica” del denaro all’origine dell’insana supremazia della finanza sull’economia reale e la politica, un atto di fede che alle risposte di Dio ha sostituito quelle ben più immediate del soldo. Il denaro, appunto, «come divinità con cui acquistare sicurezza, potere e libertà», magari attraverso speculazione o gioco d’azzardo.

‘Per chi li vuole i soldi non bastano mai’

 

Certo, i giovani hanno bisogno di messaggi chiari affinché la loro attenzione si accenda di curiosità e partecipazione. Ma il loro innato «senso di umanità e rispetto del pianeta» può forse essere coltivato accompagnandoli nell’osservazione delle «contraddizioni radicali» che caratterizzano il nostro tempo, lasciando davvero lo spazio per una riflessione critica. Del resto, le risposte alla domanda su quando i soldi possono definirsi “abbastanza”, non fanno temere un indottrinamento. Esempio: «Non esiste un abbastanza: dipende da persona a persona, da ciò che ci serve per essere felici». Oppure: «Per chi li vuole i soldi non bastano mai». Poco dopo, il gruppo di Alessandra e Fabio sceglie di interrogarsi sulle scelte che determinano ogni nostra decisione: consapevoli o inconsapevoli? Attraverso il dibattito i cartelloni si riempiono di parole chiave: priorità, valore, risparmio, futuro, sicurezza, consumismo, sogni, illusione, pubblicità... Un mondo che chiama, con le sue seduzioni e le sue responsabilità, delle quali i ragazzi si dimostrano molto più consapevoli di quanto si potrebbe credere. Del resto per sorprendersi, come spesso accade, basta un esercizio: ascoltarli.

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