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Bisio stravince e ‘la guerra fa schifo’

Al Festival del Cinema giovane l’esordio alla regia dell’attore fa incetta di premi, ritirati di persona (titoli di coda, aspettando la 37esima)

Sabato 25 novembre, Giubiasco, Mercato Coperto
(Massimo Pedrazzini)

Parafrasando Locarno, il Palacinema di Giubiasco spegne i proiettori, chiude il foyer tanto apprezzato da pubblico e gente di spettacolo e dà appuntamento alla 37esima edizione, forte di un paio di sicurezze: il Mercato Coperto, confermatosi la sua casa dopo le incognite del trasloco, e l’affetto di una platea eterogenea e affezionata. Lo confermano due dei protagonisti, più in là su questa pagina.

Il sabato conclusivo del Festival del Cinema giovane ha visto la consegna dei suoi colorati premi. Partiremo da ‘L’ultima volta che siamo stati bambini’ e da Claudio Bisio, tornato per ritirare di persona il Premio del Pubblico, il ‘Fuori le mura’ deciso dai liceali di Porrentruy (Ju), il Premio Unicef e il più importante, il Castello d’Oro per – citando qua e là dalle motivazioni – “aver portato lo spettatore in un oceano di emozioni, colmo di tristezza e sorrisi”, perché “riesce ad affrontare con delicatezza e attenta prudenza la triste realtà subita dai bambini ebrei”, nonché per “l’esperienza cinematografica unica e le tematiche, trattate in modo nuovo e genuino”. Sorridente, grato e tranchant, il Bisio sul palco dice: “Sono emozionato davvero, grazie a tutti voi, avete centrato quello che volevo raccontare e l’emozione che volevo far passare. Quando l’abbiamo girato, era già stata invasa l’Ucraina, per non parlare di quello che sta succedendo in queste ore in Israele e Palestina: le prime vittime delle guerre sono i bambini e il nostro racconto non è un film ideologico, ma si basa sul principio che la guerra fa schifo”.

Motivazioni

Scorrendo i premi principali, evasa la consegna ‘a distanza’ del Castello d’Onore a Margarethe von Trotta: in ambiti di Castellincorto, Elena Gugliuzza ha premiato ‘La vérité sur Alvert, le dernier Dodo’ di Nathan Clement per “lo scambio intergenerazionale intenso e generoso, raccontato con tenerezza e autoironia”; Agnese Laposi si è occupata del Premio del Pubblico vinto dal danese ‘Ivalu’ di Anders Walter e Pipaluk K. Jørgensen. Anche quest’anno i giovani detenuti del penitenziario La Stampa hanno emesso il loro verdetto, annunciato da Zeno Bernasconi, portavoce: il premio ‘Oltre le sbarre’ è andato al film ceco ‘Lights’ di Jitka Nemikinsová per “la sua capacità di raccontare in modo semplice ma non scontato un’originale metafora della vita”.

I giovani giurati applicati alla sezione Young hanno scelto ‘Primadonna’ di Marta Savina, storia della, appunto, prima donna ribellatasi al cosiddetto ‘matrimonio riparatore’ nell’Italia del 1966. Il premio della giuria Ecfa (European Children’s Film Association) è andato a ‘Kiddo’ di Zara Dwinger, in ambito Kids, sezione nella quale era inserito il Castello d’Oro; quello d’Argento a ‘Leeuwin’ di Raymond Grimbergen per “l’attenzione ai dettagli e il lavoro artistico notevole”; ‘Totem’, che si è preso il Castello di Bronzo, ha vinto anche il premio della no-profit Aspi (Aiuto, sostegno e protezione dell’infanzia), rispettivamente per i “temi dal forte impatto politico e sociale, connessi alla necessità di proteggere i minori costretti a migrare” e per “la serietà nel trattare i temi urgenti dell’immigrazione, del rimpatrio forzato e della ricerca della propria identità”.

Concludendo (parte prima)

A carte ferme, rubiamo Flavia Marone alla sua ufficialità in Castellinaria per parlare di film e la presidente ci fa un titolo, ‘Primadonna’: «Ho visto un’attrice molto calata nel ruolo e spontanea (Claudia Gusmano, ndr). Il tema pare relegato a un periodo storico e a una regione in particolare, la Sicilia, ma la questione dei matrimoni combinati è argomento sempre attualissimo che è andato a sposare quanto da noi portato avanti per tutta la settimana, culminato nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne». Quanto al Castello d’Oro: «Ho trovato i bambini bravissimi e professionali, soprattutto la bimba, dalla forte presenza scenica. Il fatto che Bisio sia un attore è un punto di vantaggio nel mettersi dietro la macchina da presa, io credo, l’effetto pare ricaduto sui giovani attori».

I numeri parlano, nel complesso, di poco più di 11mila presenze tra Mercato Coperto e decentramenti: «Li chiamiamo così, ma mi piace pensare a Castellinaria come un festival diffuso». Tornata nel suo ruolo ufficiale, Marone sintetizza così: «Trovo che l’aver potuto collaborare con quattro dipartimenti su cinque, l’avere trovato sinergie con realtà private sul territorio e con le associazioni su tematiche diverse che comunque rientrano tutte nella nostra missione, e cioè il rispetto dell’insieme dei diritti dell’essere umano in quanto tale, ha permesso di andare a toccare una cerchia di persone non interessate a Castellinaria, quelle che lo vedono ancora come un evento per ragazzi, mentre le tematiche toccano tutti quanti noi».

Concludendo (parte seconda)

L’armonia che regna nel cast del film di Bisio l’aveva percepita assai prima di noi Giancarlo Zappoli, direttore artistico di Castellinaria: «Il giorno dell’anteprima milanese, con me c’era Claudia Bersani, che si occupa dei decentramenti di Castellinaria, in particolare per i licei che hanno corsi di lingua italiana e ci chiedono se abbiamo film da proporre loro. Pur essendo un tema legato all’Italia e al fascismo, Bisio parla al cuore di tutti, perché le guerre non sono finite e i bambini ci finiscono in mezzo sempre più». Anche Zappoli ha una parola per ‘Primadonna’: «Ha tutto per arrivare al grande pubblico, conserva per sé una parte di dialetto, così da non allontanarsi dalla storia vera, ma dice anche di una donna, Franca Viola, che non si è mai sentita un’eroina e ha fatto in primis una scelta per sé, diventata poi una scelta per tutti». A completare il racconto al femminile, una parola per ‘Kiddo’ di Zara Winger, film sul rapporto madre-figlia: «Anni fa la regista vinse Castellincorto: le abbiamo dato ‘il battesimo del fuoco’, ora assistiamo alla sua conferma».

Che festival è stato, direttore? «Un festival che ha preso definitivamente la strada di Giubiasco, con presenze forti, anche fortissime non solo legate al nome: è chiaro che Bisio e la serie Rsi abbiano chiamato pubblico, ma l’affluenza di ‘Primadonna’, alle sei del pomeriggio, dice molto. E comunque, chi decide di partecipare come ospite lo fa perché ci crede: il fatto che Bisio sia tornato a ritirare il premio, e Giorgio Verdelli a presentare il suo film su Jannacci due anni dopo quello su Bosso, sono la dimostrazione del gradimento». Che festival sarà? «Sarà ancora quello della doppia linea, del suo essere legato alle scuole ma non per le scuole, la realtà scolastica e quella di giovani e adulti che si mettono a confronto grazie al cinema».

L’ultimo pensiero di Zappoli è per Bellinzona: «È stato bello averla per ben tre volte sullo schermo, in ‘Lubo’, ‘Alter Ego’ e ‘Bonjour Ticino’. Lo dissi in fase di presentazione di Castellinaria: è una città che si presta per il cinema, non tutte hanno questa qualità».

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