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Italo Valenti, ‘Corrispondenze’ d’arte e d’amicizia

Da Vicenza a Locarno, il pittore fu il ‘traghettatore’ tra due epoche e due sodalizi. Prove tangibili sono in mostra da domenica fino al 7 luglio

Italo Valenti, Il poeta maledetto, Gli amici, 1936, olio su tela, cm 120 x 140
(Museo Civico di Palazzo Chiericati)
21 marzo 2024
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‘Indagine’ è parola che non rende la serenità dei sodalizi artistici di cui scriviamo e di cui si dice nella mostra in questione; ‘sguardo’ è forse termine più rilassato, anche nostalgico di quella che si dice ‘epoca che fu’ (applicabile in ogni contesto e in ogni epoca). Il primo dei suddetti sodalizi fu attivo a Vicenza e durò dagli anni Trenta ai Cinquanta del secolo scorso; il secondo è tutto locarnese e si colloca tra i Cinquanta e gli Ottanta del medesimo secolo. I due gruppi di intellettuali che vi fecero parte, infatuati e protagonisti attivi di arte e di poesia, hanno in comune un’unica figura: il pittore Italo Valenti.

Classe 1912, nato a Milano e morto ad Ascona nel 1995, a lui si devono le ‘Corrispondenze’ della mostra che si apre domenica (inaugurazione sabato dalle 17). Per completezza d’informazione, il titolo completo è ‘Corrispondenze. Italo Valenti e i sodalizi artistici tra Vicenza e Locarno’. Curatrice è Veronica Provenzale, anch’ella fulcro di un sodalizio, quello del museo locarnese con l’Archivio Italo Valenti di Mendrisio, con l’Accademia Olimpica, il Museo civico di Palazzo Chiericati e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Vicenza, e con la Fondazione Remo Rossi di Locarno, in nome e per conto di colui che alla fine dei Cinquanta aprì le porte del suo atelier ai Saleggi ad altri artisti, luogo che in questa mostra è oggetto di piccola ‘retrospettiva’ a sé nella Sinopia di Casa Rusca. Luogo, l’atelier, che Valenti iniziò a frequentare nel 1961, scelta che porta le Corrispondenze sino a noi.


Archivio Italo Valenti, Mendrisio
Italo Valenti, Autoritratto, 1939, olio su tela, cm 43 x 34

La Gaia gioventù

Sono artisti che hanno attraversato una guerra e presto ne attraverseranno una seconda quelli che si muovono nella Vicenza del 1930, legati da amicizie personali e dall’abbandono degli studi per gettarsi a capofitto nel fermento della Scuola d’Arte e Mestieri della cittadina veneta. Ventenni o poco più, o poco meno, respirano le avanguardie europee ribellandosi per fisiologica ribellione (quella data dall’età), ma anche per opposizione alla formalità accademica. Del gruppo che include Maurizio Girotto, Bruno Canfori, Otello De Maria e un’unica donna pittrice, Nerina Noro, Italo Valenti è l’artista che diverrà più popolare, insieme ad altri due nomi di spicco, quello di Neri Pozza, scultore e poi editore (anche partigiano) e Antonio Barolini, poeta e letterato, parole dei quali, a Casa Rusca, guardano dalle pareti le opere esposte. Tale ‘Gaia gioventù’, come viene definita, ha occhi aperti verso Parigi e verso Milano; dal capoluogo lombardo arrivano le suggestioni di Corrente, il movimento di artisti e letterati la cui opposizione si estende dall’arte al fascismo ripudiato. Milano a un certo punto, e nello specifico Brera, si prende Valenti per intero (il vicentino fu assistente di Aldo Carpi ed Eva Tea); dal capoluogo lombardo, il pittore si stabilisce poi ad Ascona: è il 1952 e il suo inserimento nel tessuto artistico locale è accelerato dagli incontri con Jean Arp e Ben Nicholson, fino a Rossi, in una Locarno senza confini.


Collezione Città di Locarno (foto Roberto Pellegrini)
Hans Richter, Dymo, 1972, rame e alluminio su compensato, cm 49 x 116

Le ‘Corrispondenze’ incrociate da Provenzale sono di piacevole e chiara consultazione. “È la convinzione – spiega la curatrice – che questo genere di lettura sia in grado di parlare in modo più immediato e coinvolgente, al di là delle competenze in materia, della storia personale e affettiva”. Un modo “per avvicinare le persone all’arte” che si attua pienamente nello scorrere le oltre 170 opere in mostra, che coinvolgono le figure più significative dei due sodalizi. I vicentini di cui sopra si presentano – al primo piano – nel mutuo ritrarsi, a colori o in bianco e nero, anche scolpiti (quello che Neri Pozza fa dell’amico Almerigo Girotto, scolpendo la di lui cecità), per arrivare al citarsi reciprocamente, alle corrispondenze – eccole di nuovo – grafiche, cromatiche, materiche, sillabiche e in ogni altra forma consentita.

Nella sala 2 spicca, del Valenti, ‘Il poeta maledetto. Gli amici’ (1936), dipinto di stampo parigino scampato alla razzia artistica messa in atto dal regime fascista, e così il ‘Matrimonio in Piazza dei Signori’ (1938), l’unione immaginaria del pittore con la fidanzata Isa, una ‘goliardata’ con Vicenza sullo sfondo, “una presa in giro dei gerarchi che sposavano in camicia nera”, scrive Valenti di quel quadro, commissionato e mai ritirato dal committente perché potenzialmente ‘scomodo’. Sale successive ospitano le pubblicazioni de ‘L’Asino volante’ (con il logo affidato a Renato Birolli, uno dei fondatori di Corrente), il Pozza editore che evolverà più tardi nella più strutturata ‘Pellicano’, da cui ‘i Pellicani’, la Gaia gioventù che estende i propri campi d’azione. Dopo la guerra, le Edizioni del Pellicano mutueranno nelle sempre attuali ‘Neri Pozza Editore in Venezia’. Del periodo svizzero, e locarnese in particolar modo – al secondo piano –, la summa creativa è data dai lavori di (tra gli altri) Jean Arp, Ingeborg Lüscher, dalle fotografie di Anne de Montet, moglie di Valenti, dalle opere di Hans Richter e Fritz Glarner, e da quelle del già citato Nicholson.

Foto di gruppo

Del tributo a Remo Rossi abbiamo detto, non di quello a Sergio Grandini (1924-2012) a cent’anni dalla nascita, destinatario di sala al pian terreno dedicata (anche) al suo ruolo nel mondo dell’editoria (gli ‘Artisti del Ticino’, collana diretta dall’amico Piero Chiara) e all’intero suo mondo fatto di letteratura, fotografia e artisti, con i quali strinse altri sodalizi.

Sotto l’egida di Italo Valenti “il traghettatore”, così lo aveva presentato Provenzale citando una figura assai amata dal pittore, le ‘Corrispondenze’ sono sì una storia d’arte ma anche d’amicizia. L’immagine pressoché conclusiva, una foto di gruppo che a distanza di anni riunisce gran parte di una più matura Gaia gioventù, è un congedo. Quell’unica donna, al centro di figure unicamente maschili, dice qualcosa di forte ed è corrispondenza che fa riflettere (www.museocasarusca.ch).


Collezione privata
Italo Valenti, Transito, 1950, olio su tela 33 x 33

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