Culture

Play it again, Sandro

16 maggio 2017
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«Conosco già la prima domanda: vuoi chiedermi se si può vivere di dischi in Ticino, e la risposta ovviamente è no. Se è per questo, non ci si riesce nemmeno a Londra».

Prologo. Può risultare esperienza comune il transitare da Maroggia e buttare un occhio a un’insegna poco prima della curva dell’ufficio postale e chiedersi “Un negozio di dischi? A Maroggia? Impossibile”. E tirare dritto. «Succede a molti, non preoccuparti», dice Alessandro Bassanini, titolare di ‘Tondo Music’, negozio di dischi vero, con i contenitori di legno, le divisorie con i nomi degli artisti e le buste di plastica a proteggere le copertine. L’esercizio commerciale di Sandro – pioniere della vendita on-line, titolare di uno dei primi negozi di Ebay al mondo – ha un distaccamento che ci mostra puntando il dito davanti a sé: «la mia finestra sul mondo», dice indicando lo sportello del Gigante giallo dal quale partono vinili destinati in ogni angolo della terra. «Il 14% delle mie vendite è Londra, dove sembra che abbiano tutto e invece vengono a comprare qui. È proprio così, il pesce più fresco si trova in montagna…».

Partito per l’America a 17 anni, Bassanini oltreoceano vi rimarrà a lungo, piegando a suo favore un destino che lo voleva nell’allevamento di famiglia, a respirare le nebbie del nord Italia. E invece, una buona fetta di vita Sandro la trascorrerà tra «New York, Chicago, Memphis, un salto a Ginevra, poi di nuovo Indiana, North Carolina, Iowa e ancora Pennsylvania» nel settore del cibo «nell’America rurale», ci tiene a specificare, contesto non facile che non gli ha impedito di diventare, lottando, direttore generale di alcuni colossi dell’alimentazione. Poi la svolta. «Mi hanno dato del pazzo quando ho aperto. Ho seguito una passione, credendoci. Ora tutti si sono rimessi a vendere vinili, anche i benzinai».

Maroggia, predestinata, si spiega aprendo il libro dei ricordi, legati a un nonno «contadino del lodigiano che tanto tempo fa portava in Ticino la carne e tornava indietro con il latte. Ha vissuto i suoi ultimi giorni a Pregassona». Sandro ricorda il tempo trascorso qui con lui, ma anche le partite del MoMo Basket, Charlie Yelverton e l’hockey, «quando ancora si giocava all’aperto…».

La musica è sempre stata una parte di Bassanini, già studente di flauto al conservatorio. Poi, intesa come collezionismo, è diventata «una malattia». La genesi è spassosa: «nel ’92 mi presento a un’asta di 6mila dischi; non so come funziona, vedo che il prezzo di partenza è bassissimo, 20 dollari, così arrivati a 17 dollari ne offro 19 e me la aggiudico facilmente; allora scelgo una decina di dischi rari che mi interessano e faccio per andarmene; il battitore, seccato, mi dice “eh no amico, adesso te li prendi tutti e 6mila!”» Non avendo un furgone, Sandro affitta un camion per portare via tutta la merce. «Viaggiavo tantissimo per lavoro» racconta, «cercavo on-line le aste in zona, che si svolgevano di sera. Acquistavo e vendevo quello che m’interessava vendere». E mentre piazza rarità in ogni angolo del globo, il collezionista si costruisce la sua collezione personale, «solo prime stampe, anche se la follia mi ha fatto collezionare 600 copie di Led Zeppelin IV, first press svedesi, bulgari, ovunque, fino a che lo spazio per raccoglierli è finito…».

Partner da 30 anni del Record Guild of America, la Bibbia del collezionista (un tomo di almeno mezzo chilo con dentro gli standard tecnici che fanno la differenza tra l’amatore e il professionista), Bassanini conosce come nessuno la fine di un’era e l’inizio di una nuova. «Ho vissuto il tramonto del disco» dice, «e forse solo ora la gente si ricorda l’errore fatto». Con qualche attenuante: «i dischi erano diventati di brutta qualità, come i giradischi, ci fu la crisi del petrolio che rese più sottili i supporti. In realtà, oggi i cd non sono meno scadenti…». Su quanto sia moda e quanto bisogno di qualità sonora, Sandro sostiene che «dietro a dischi di 180 grammi venduti come oro c’è spesso un riversamento su vinile da un master digitale, il che equivale ad ascoltarsi il cd». Concludendo, «c’è molta porcheria in giro, a qualcuno può succedere di tornare a scaricarsi la musica e attaccare il telefono all’amplificatore. Chi riesce a superare la brutta esperienza di un pessimo vinile o di un giradischi difettoso, però, difficilmente torna indietro».

Il target è specifico, poco variegato e soprattutto maschile: «incredibile quanti sono i ragazzi sotto i 28 anni. E sono tutti uomini, perché nel mondo chi colleziona è l’uomo. La donna può avere tante scarpe, ma non colleziona il marchio, semmai il piacere di indossarle. Se un uomo colleziona Swatch, li vuole tutti, se colleziona cravatte di Hermés, le vuole tutte». Trasportato in musica, «se un artista pubblica un disco pessimo, l’uomo lo compra ugualmente, per il solo piacere di averlo». Quanto all’età, «si colleziona intensamente dai 45 ai 65. Poi, dai 65 in su, si inizia a pensare a cose più importanti, come la morte, e si vende tutto… (ride, ndr).

C’è un ultimo, poetico aspetto di questa ‘follia’ che chiama un brivido e riguarda i contenuti extra  dei vinili che Bassanini ritira da aste e vendite private. «Nelle copertine ci trovo dentro di tutto, da stupende dichiarazioni d’amore alle fotografie, fino alla marjuana», racconta. Dentro una copia di ‘Volunteers’ dei Jefferson Airplane, ritirata anni fa, il reperto più toccante: «c’era la lettera di un ragazzo in partenza per il Vietnam che scriveva al fratello “ti lascio i miei dischi, ma restano miei, e quando torno li rivoglio senza un graffio”». Sandro alza lo sguardo, si prende una pausa e aggiunge «sai, ancora oggi non ho smesso di chiedermi se quel ragazzo dal Vietnam sia mai tornato …».

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