Ticino

‘La sostenibilità di impresa è diventata un fattore di mercato’

Presentato il Rapporto Csr di territorio ideato da Aiti con il supporto del Dfe e della Supsi: ‘Strumento di competitività e di attrattività territoriale’

‘Oggigiorno un’azienda funziona se ha dei clienti e se dimostra di essere socialmente responsabile’
(Ti-Press)
5 marzo 2024
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«Uno strumento pronto all’uso». Definisce così il direttore del Dfe, il Dipartimento finanze ed economia, Christian Vitta il Rapporto Csr di sostenibilità di territorio presentato questa mattina a Bellinzona dall’Associazione industrie ticinesi (Aiti). E aggiunge: «Il tema della responsabilità sociale delle imprese si sta affermando sempre di più anche come strumento di competitività delle aziende stesse e di attrattività territoriale».

Il rapporto, spiega il presidente di Aiti Oliviero Pesenti, consiste in uno «strumento di misurazione che consenta a ogni impresa di valutare il proprio impegno verso la sostenibilità, stabilire obiettivi futuri e condividere i risultati nel contesto più ampio del territorio. Questa analisi ci fornirà una panoramica chiara della situazione attuale e delle aree in cui possiamo migliorare ulteriormente, oltre a riconoscere e consolidare i successi già ottenuti. In altri termini serve alle imprese che vogliono migliorare la propria competitività e credibilità sul territorio e a livello internazionale».

‘Misurare gli impatti economici, sociali ed ecologici di un’azienda’

Facciamo un passo indietro. Nel gergo economico e finanziario, la Responsabilità sociale delle imprese (Rsi o Csr, dall’inglese Corporate social responsibility) è l’ambito riguardante le implicazioni di natura etica all’interno della visione strategica d’azienda. «Un rapporto di sostenibilità – illustra la docente e ricercatrice Jenny Assi, responsabile del settore Csr presso la Supsi – è un documento che permette di misurare gli impatti economici, sociali ed ecologici di un’azienda. È uno strumento di gestione della sostenibilità, nonché un importante strumento di comunicazione».

Negli ultimi anni i rapporti di sostenibilità si stanno diffondendo sempre di più, anche in Ticino. «Da un lato – chiarisce Assi – c’è un aumento delle normative in atto. L’Unione europea spinge per esempio da anni verso un obbligo di pubblicazione di questi dati. Dall’altro sono le banche e i clienti a chiedere sempre più spesso questo tipo di informazioni alle aziende, come pure i governi». Molte grandi aziende, aggiunge in merito Pesenti, «dovranno nei prossimi mesi confrontarsi anche con i nuovi standard europei».

‘Un modello standardizzato, quindi facile da compilare’

Il percorso che ha portato all’elaborazione del Rapporto Csr di sostenibilità di Aiti è stato avviato diversi anni fa e ha coinvolto dieci aziende. «Si tratta – dettaglia Assi – di un documento corposo di circa sessanta pagine pensato per le aziende di medie dimensioni». E prosegue: «Riporta trentacinque indicatori quantitativi obbligatori e altri trenta da utilizzare su base facoltativa. È un modello standardizzato, quindi facile da compilare, che mettiamo a disposizione delle aziende sul territorio e che permetterà loro in modo più agevole di integrare le linee guida adeguandosi agli standard internazionali».

Non pochi i risvolti positivi. Tra questi, elenca la docente e ricercatrice della Supsi, «il fatto di avere un set predefinito di indicatori che aiuta il monitoraggio, non solo per l’azienda, ma anche a livello di territorio. Avere uno standard grafico predefinito agevola poi la formazione e il trasferimento di competenze alle imprese, perché le aziende non si devono più preoccupare di dover scegliere quali informazioni e quale tipo di grafica adottare, ma possono concentrarsi sulla redazione dei contenuti. Permette loro inoltre di far parte di una rete, è economicamente accessibile e migliora la competitività delle aziende e del territorio». Quali invece le sfide? Stando ad Assi, «sarà rimanere allineati con le normative e gli standard nazionali e internazionali».

Al momento non è previsto nessun ente certificativo ma, stando ad Assi, «pubblicare dei dati non veritieri è un rischio. Non è escluso che in un prossimo futuro si possa immaginare l’asseverazione di questo documento». «Il cliente – completa Pesenti – è il certificatore più importante in assoluto, visto che è proprio il mercato a esigere da parte delle aziende questo nuovo modo di lavorare».

‘Uno dei pilastri della politica economica del Cantone’

Per il direttore di Aiti Stefano Modenini, «la Csr è uno dei pilastri della politica economica del Cantone e non è una novità in Ticino. È una scelta politica del territorio di sviluppare la responsabilità sociale, non solo a livello di aziende, ma anche di popolazione». E sottolinea: «Lo scopo non è solo di fornire uno strumento alle imprese, ma di fare cultura sul territorio. La sostenibilità di impresa è ormai diventata un fattore di mercato. Oggigiorno un’azienda funziona se ha dei clienti e se dimostra di essere socialmente responsabile». Il Rapporto Csr di territorio è disponibile da subito e sono previste delle versioni in tedesco e in inglese.

Da noi avvicinato sulla politica economica cantonale, Modenini rileva: «Attualmente all’orizzonte c’è uno scoglio non indifferente. A giugno si vota infatti la riforma fiscale, da noi evidentemente sostenuta. A breve termine il nostro impegno va nella direzione di convincere i cittadini della bontà della riforma. A lungo termine c’è una preoccupazione più generale sullo stato delle finanze pubbliche. È particolarmente importante – continua il direttore di Aiti – portare avanti un discorso di sviluppo del territorio duraturo. Se sarà necessario fare dei sacrifici, bisognerà motivarli in modo che anche un imprenditore possa vedere la strada che intende prendere il Cantone. Su questo punto devo dire che qualche timore c’è, soprattutto pensando allo spettacolo andato in onda in parlamento. Non proprio un grande esempio di politica lungimirante. Speriamo dunque che ci sarà un’assunzione di responsabilità, perché il prossimo preventivo veleggia su livelli insostenibili. Bisogna avere il coraggio di dire alla popolazione che saranno necessari dei tagli anche nelle prestazioni, perché l’alternativa sarebbe un aumento delle imposte». Riflettendo sul Preventivo 2025, Modenini osserva: «L’industria non è in genere un settore che riceve molti soldi dallo Stato, quindi ciò che forse ci preoccupa maggiormente è la capacità di investimento dell’ente pubblico».

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