Ticino

Richiesta prematura, no effetto sospensivo al ricorso ErreDiPi

Pensioni e compensazioni, Mon Repos risponde picche. Ma fissare la data del referendum obbligatorio prima della sentenza di merito sarebbe azzardato

Un momento della giornata odierna di protesta organizzata dalla Rete per la difesa delle pensioni
(Ti-Press)
18 dicembre 2023
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Il Tribunale federale dice no al conferimento dell’effetto sospensivo al ricorso inoltrato poco più di un mese fa da undici membri di ErreDiPi contro la decisione del Gran Consiglio di sottoporre al referendum finanziario obbligatorio, e quindi direttamente al voto popolare, le misure che nella stessa seduta parlamentare, quella del 17 ottobre, aveva approvato per attenuare il più possibile l’impatto sulle rendite pensionistiche della riduzione del tasso di conversione, riduzione stabilita dall’Ipct, l’Istituto di previdenza del Cantone Ticino, per i propri assicurati (diciassettemila quelli attivi e diecimila i beneficiari di rendita: tra gli affiliati, dipendenti del Cantone ma anche dipendenti di Comuni ed enti parapubblici). Respinta dunque dai giudici di Mon Repos l’istanza dei ricorrenti aderenti alla Rete per la difesa delle pensioni, ErreDiPi appunto. Motivo? La data del referendum finanziario obbligatorio “non è ancora stata fissata” e pertanto “non dev’essere differita”: insomma, la richiesta di concessione dell’effetto sospensivo “appare prematura”, annota la prima Corte di diritto pubblico del Tf nel decreto datato 12 dicembre.

Ma anche se l’effetto sospensivo non è stato accordato, in questa fase avrebbe poco senso procedere, fissando la data del referendum obbligatorio. In altre parole, sarebbe un passo azzardato chiamare i cittadini alle urne prima della sentenza del Tribunale federale nel merito del ricorso allestito dall’avvocato Filippo Gianoni. Lo fanno capire i giudici quando nel recente decreto scrivono che “spetterà al Gran Consiglio esaminare se occorra fissare, nelle more del giudizio, la data del referendum finanziario obbligatorio, considerando i costi non indifferenti che comporta una votazione popolare e le conseguenze nell’ipotesi in cui l’atto litigioso non fosse referendabile”.

Infatti. Se poi la massima autorità giudiziaria svizzera dovesse dare ragione ai ricorrenti e annullare così la decisione del Gran Consiglio di assoggettare la modifica della legge sull’Ipct, ovvero le misure di compensazione, al referendum finanziario obbligatorio? Si sarebbe votato per niente e speso inutilmente denaro pubblico per organizzare la votazione. Peraltro quello dei costi è un tema piuttosto sensibile di questi tempi in Ticino…

I parametri

La Costituzione ticinese prevede due tipi di referendum. Quello facoltativo, per la cui riuscita, con conseguente voto popolare, occorrono almeno settemila firme (o un quinto dei Comuni). E da qualche anno anche il referendum finanziario obbligatorio. Secondo la Legge cantonale sulla gestione e sul controllo finanziario dello Stato, “immediatamente dopo il voto finale su un atto del parlamento che comporta una spesa unica superiore a 30’000’000 di franchi o una spesa annua superiore a 6’000’000 per almeno quattro anni, viene messa in votazione dal parlamento la referendabilità obbligatoria della spesa, la quale è data con un terzo favorevole dei presenti e con un minimo di 25 dei suoi membri”. Ed è ciò che è avvenuto nella seduta di Gran Consiglio del 17 ottobre con le misure di compensazione per le pensioni degli statali. “Nel caso di specie, siamo manifestamente in presenza di una spesa vincolata e, in quanto tale, sottratta al Referendum finanziario obbligatoria”, si afferma tra l’altro nel ricorso. Come stiano le cose lo dirà il Tribunale federale statuendo nel merito delle tesi dei ricorrenti.

Quaresmini: giornata di protesta riuscita

Oggi si è intanto svolta la ‘Giornata d’azione e di protesta sui luoghi di lavoro’ indetta da ErreDiPi contro i provvedimenti a carico del personale pubblico inseriti dal Consiglio di Stato nel Preventivo 2024 del Cantone e annessa manovra di risparmi. A essere contestati sono in particolare il mancato riconoscimento del carovita e il ‘contributo di solidarietà’, cioè la trattenuta del 2 per cento sulla parte di stipendio che eccede i primi 60mila franchi. «Giornata riuscita – commenta Enrico Quaresmini, uno dei coordinatori della Rete per la difesa delle pensioni –. La manifestazione ha interessato una trentina fra servizi e soprattutto sedi scolastiche: medie, licei, Scuola cantonale di commercio. C’è stata l’adesione anche dei docenti di alcune scuole elementari. Pause prolungate, discussioni, esposizione di striscioni, distribuzione di materiale informativo. In qualche liceo si sono mobilitati pure gli studenti». Spiega Quaresmini: «Si trattava di dare visibilità alla protesta contro l’attuale politica del personale e l’obiettivo è stato raggiunto”. Il prossimo 20 gennaio, poi, la manifestazione promossa dal comitato ‘Stop ai tagli’. Alla quale «anche ErreDiPi parteciperà».

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