Ticino

‘Una Corte dei conti migliorerebbe l’azione dello Stato’

L'economista e deputata Amalia Mirante critica duramente il no del Consiglio di Stato all'iniziativa di Dadò e Aldi. ‘Occasione mancata, ecco perché’

Amalia Mirante
(Ti-Press)
4 luglio 2023
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«Invece sì, caro governo! Al nostro Cantone serve proprio una Corte dei conti». L'economista Amalia Mirante, deputata al Gran Consiglio di Avanti con Ticino & Lavoro, non condivide la recente presa di posizione del governo sull’iniziativa parlamentare con cui Fiorenzo Dadò (Centro) e Sabrina Aldi (Lega) chiedono l'istituzione anche in Ticino di una magistratura contabile. Come riferito nell’edizione odierna della ‘Regione’, l'Esecutivo ribadisce la propria contrarietà all'introduzione di una Corte dei conti e nel contempo sottopone all’approvazione del parlamento un controprogetto per “conferire maggiore autonomia” al Controllo cantonale delle finanze. Come? Attribuendolo amministrativamente non più al direttore del Dipartimento istituzioni, ma a un “Comitato di riferimento del Ccf”, composto di sei membri: tre designati dal Consiglio di Stato e tre dalla commissione ‘Gestione e finanze’ del Gran Consiglio.

«Il Consiglio di Stato – scrive Mirante – ha mancato clamorosamente l’occasione di dare una risposta concreta ai bisogni legati alla gestione delle finanze pubbliche. Ma cos’è una Corte dei conti? Semplice: è un ente esterno, indipendente dall’autorità politica, che controlla l’uso del denaro pubblico. Guardando a quelle esistenti – prosegue la granconsigliera – scopriamo che in effetti valutano se l’operato dello Stato rispetta i principi di economicità, efficacia, efficienza e sostenibilità della spesa pubblica. Il tutto, ovviamente, nel rispetto delle leggi».

Insomma, rileva Mirante, «la Corte dei conti fa ciò che tutti voi fate già in casa vostra: verifica che spendiamo i nostri soldi in modo utile e assennato, evitando sprechi e spese inutili. Il suo ruolo è una garanzia di fiducia del lavoro dello Stato. Certo è comprensibile che uno sguardo esterno sul proprio operato possa non piacere a chi fa politica. Ma se si vuole veramente migliorare l’attività dello Stato, e non semplicemente rivendicare il diritto di ‘spendere liberamente’, allora il ruolo della Corte dei conti è fondamentale e utile, anche alla politica». L’ente pubblico, scrive ancora l’economista, «assume oggi migliaia di compiti e spende 4,3 miliardi di franchi. Ognuno di quei franchi viene dal contribuente».

«La Corte dei Conti può migliorare enormemente l’azione dello Stato – sottolinea Mirante –. Può guardare tutto l’insieme della spesa e trovare doppioni nell’Amministrazione, errori nell’applicazione delle leggi, discriminazioni nell’erogazione di sussidi, misure inefficaci ecc. E, soprattutto, può dare importanti indicazioni e consigli pratici e concreti per utilizzare al meglio le risorse pubbliche».

Quanto all'impatto finanziario, Mirante osserva: «Ma la Corte costerebbe molti soldi? Quella del Canton Ginevra, più numerosa rispetto a quella che servirebbe in Ticino e che conta quasi 22 posti di lavoro, costa meno di 6 milioni di franchi. E solo nel 2022 ha suggerito misure di risparmio per quasi 41 milioni di franchi. Se applicate, la Corte farebbe risparmiare al cittadino ginevrino ben 35 milioni di franchi! L’unica possibilità per cui una Corte dei conti non faccia guadagnare soldi è se la politica ne facesse uno strumento al proprio servizio. Per questo nel comporla non bisognerà seguire il ‘manuale Cencelli’ della spartizione partitocratica ma scegliere persone competenti, capaci e indipendenti. Questo è, duole dirlo, esattamente il contrario di quanto propone, invece e purtroppo, il Consiglio di Stato che – annota la granconsigliera riferendosi al controprogetto proposto dal governo – suggerisce un organo di controllo di nuovo sottomesso alla politica. Di nuovo il controllore finisce in mano al controllato. Come potrebbe funzionare? La Corte dei conti è uno strumento valido, già sperimentato in molti Paesi e anche in Svizzera. Se non si fa è perché non si vuole fare».

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