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‘No alla Corte dei conti, sì a maggiore indipendenza del Ccf’

Proposta del governo: il Controllo cantonale delle finanze attribuito amministrativamente a un Comitato con rappresentanti del parlamento e dell'Esecutivo

Il Consiglio di Stato chiede di respingere l’iniziativa di Dadò e Aldi. E avanza un controprogetto
(Ti-Press)
4 luglio 2023
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Il governo si oppone, nuovamente, all’introduzione in Ticino di una Corte dei conti, ritenendola non opportuna, non necessaria e non da ultimo considerandola costosa: invita pertanto il Gran Consiglio a respingere l’iniziativa parlamentare depositata lo scorso settembre con cui Fiorenzo Dadò del Centro e la leghista Sabrina Aldi chiedono l’istituzione di una magistratura contabile per la “revisione dei conti dello Stato”. Stavolta però l’Esecutivo non si limita a dire no, come nel 2007 quando si è pronunciato su un’analoga iniziativa, primo firmatario l’allora deputato cantonale del Ppd, ora Centro, Fabio Regazzi. Adesso il Consiglio di Stato propone un controprogetto, che mira a conferire “maggiore autonomia” al Controllo cantonale delle finanze.

Il controprogetto

Maggiore autonomia quindi a quel Ccf – “organo amministrativo superiore del Cantone in materia di controllo della gestione finanziaria”, ricorda l’Esecutivo – che stando a Dadò e Aldi oggi non sarebbe sufficientemente indipendente anzitutto dal profilo formale. E questo perché – annota sempre il governo riassumendo le argomentazioni degli iniziativisti nel recente messaggio/rapporto sull’atto parlamentare – il Controllo cantonale delle finanze è attribuito amministrativamente al direttore, di turno, del Dipartimento istituzioni: cosa che lo renderebbe in pratica un organo dipendente dal Consiglio di Stato. Pur contestando questa tesi (dal 2007 il Ccf è un’Unità amministrativa autonoma) e pur rigettando la proposta di dar vita a una Corte dei conti, l’Esecutivo cerca di rispondere alle preoccupazioni di Aldi e Dadò, con appunto un suo controprogetto, che contempla la modifica della Legge sulla gestione e sul controllo finanziario dello Stato.

Concretamente, il Controllo cantonale delle finanze verrebbe attribuito amministrativamente non più a un membro del Consiglio di Stato, ma a un “Comitato di riferimento del Ccf”, composto “per la durata della legislatura” da “sei membri”. Secondo il controprogetto governativo, all’inizio di ogni quadriennio tre verrebbero designati dall’Esecutivo e tre dalla commissione ‘Gestione e finanze’ del Gran Consiglio. Il Consiglio di Stato rimarrebbe “autorità di nomina del direttore del Ccf, sentito il preavviso del Comitato che seleziona e valuta i candidati, come pure dei collaboratori del Ccf, sentito il preavviso del direttore del Ccf (come finora)”.

‘Maggiore indipendenza’

Il Controllo cantonale delle finanze –“organicamente autonomo e indipendente” – riferirebbe della propria attività al Comitato. Quest’ultimo avrebbe un ruolo “prettamente consultivo e non decisionale”. Un ruolo, puntualizza il governo, che “è sostanzialmente lo stesso oggi assunto dal direttore del Dipartimento delle istituzioni delegato dal Consiglio di Stato alla responsabilità amministrativa del Ccf”, ovvero “per gli aspetti amministrativi pratici, in particolare la gestione delle risorse umane e finanziarie” dell’organo. Il capo del Dipartimento verrebbe dunque rimpiazzato dal Comitato di riferimento del Ccf, formato, in egual numero, da rappresentanti del Consiglio di Stato e da rappresentanti del parlamento. “In questo modo al Ccf – sottolinea l’Esecutivo nel rapporto sull’iniziativa di Dadò e Aldi – viene attribuita la maggiore e da più parti invocata indipendenza rispetto al governo, fugando così quei dubbi che hanno portato alla proposta di costituire una Corte dei conti”.

‘Magistratura contabile? È pure costosa’

Per il Consiglio di Stato la Corte dei conti “non è un modello proprio al nostro paese e non rappresenta una realtà consolidata nelle istituzioni svizzere, prova ne è che questa istituzione la troviamo unicamente in due cantoni, Ginevra e Vaud (in forma ridotta rispetto alla proposta iniziale), mentre tutti i Cantoni dispongono di un Controllo cantonale delle finanze (compresi Ginevra e Vaud) e la Confederazione del Controllo federale delle finanze”. Nella primavera del 2022, aggiunge il governo, “nel Canton Neuchâtel il popolo ha respinto l’iniziativa per la costituzione di una Corte dei conti, a conferma che le istituzioni presenti e consolidate sono funzionanti e danno le necessarie garanzie di affidabilità e trasparenza”. L’attività della Corte dei conti, osserva poi l’Esecutivo, “andrebbe a creare dei doppioni e a sovrapporsi in gran parte a quella del Controllo cantonale delle finanze, entità già preposta e consolidata, con compiti analoghi”. Al riguardo il governo rammenta che “il campo di attività del Ccf comprende già ora verifiche indipendenti dell’attività dei servizi dell’Amministrazione cantonale, così come controlli a richiesta nei Comuni, verifiche richieste puntualmente dal Consiglio di Stato e dalla commissione ‘Gestione e finanze’ (del Gran Consiglio, ndr) a supporto dell’esercizio dell’alta vigilanza, come pure verifiche presso enti esterni ai quali lo Stato concede sussidi”. Non solo: “L’indipendenza e l’autonomia è confermata anche nella scelta del programma di lavoro e della portata e metodologia delle verifiche eseguite, tenuto anche conto che al Ccf non può essere opposto il segreto d’ufficio”. Quanto alla “portata” dei controlli, il Ccf “li esegue già attualmente in ottemperanza del principio della legalità, della regolarità dei conti e dell’impiego parsimonioso dei fondi pubblici”.

Inoltre c’è l’impatto finanziario, per nulla trascurabile di questi tempi (decreto Morisoli e pareggio dei conti del Cantone entro il 2025), dell’iniziativa parlamentare. “L’attività di una Corte dei conti composta da tre-cinque magistrati, un segretariato e sei-dieci periti, comporterebbe oneri nell’ordine di alcuni milioni di franchi senza nessuna garanzia di un ritorno finanziario equivalente”, evidenzia l’Esecutivo. E per essere chiari, rileva: “Le richieste del parlamento di rientro finanziario e il riesame dei compiti chiesti al governo e le manovre di rientro finanziario poste in essere dal Consiglio di Stato sono la dimostrazione che i tempi non sono per nulla maturi per appesantire ulteriormente l’apparato amministrativo con nuovi servizi o entità, la cui efficacia è ancora tutta da dimostrare”.

Iniziativa? Controprogetto? La decisione al Gran Consiglio.

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