Ticino

‘Governo e dirigenza Unitas, stesso stile oscurantista’

Dalla politica due nuove interpellanze. Intanto sarebbe stato scelto nella persona di Franco Lazzarotto il rappresentante del Cantone in seno al comitato

3 marzo 2023
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Non smette di suscitare dubbi e interrogativi la gestione da parte del Consiglio di Stato del caso Unitas. Nell’attesa di conoscere il destino della proposta del Movimento per il socialismo di dar vita a una Commissione parlamentare d’inchiesta – proposta trasmessa di recente, con tanto di progetto di decreto costitutivo, all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio –, per la terza sessione parlamentare consecutiva arriveranno sui banchi della politica cantonale due interpellanze presentate rispettivamente dai Verdi e dallo stesso Mps, volte a far luce sui molti punti ancora oscuri nel trattamento della vicenda di molestie sessuali commesse in seno all’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana da parte di un ex alto dirigente. Un dossier dai contraccolpi politici che non smettono di moltiplicarsi, considerato anche che Unitas è al beneficio di sussidi pubblici.

‘Terribile dubbio che il Dss abbia preferito passare all’acqua bassa’

Il nuovo atto parlamentare di Marco Noi (sottoscritto anche dal Ps) muove dalla considerazione che il governo "non sta offrendo garanzie di una conduzione sufficientemente chiara e ferma nelle vicissitudini che toccano l’Associazione, in particolare la sua dirigenza. Anzi, al momento sembra piuttosto colludere con lo stile oscurantista utilizzato dalla dirigenza Unitas". Otto le domande poste da Noi al Consiglio di Stato, di cui una mira a sapere se ritenga corretta la modalità con la quale il comitato Unitas ha gestito la prima segnalazione circostanziata di molestie giunta nel novembre 2019. Il riferimento è alla mail del 16 dicembre 2019 anticipata dal nostro quotidiano in cui il presidente di Unitas, rivolgendosi al comitato dopo aver ricevuto tale segnalazione, spiega di aver consultato un avvocato di fiducia – "predecessore dell’attuale presidente Ppd/Centro", riporta Noi, ovvero Giovanni Jelmini – che gli avrebbe raccomandato di non mandare all’autore delle molestie una lettera eccessivamente punitiva che arrischierebbe di ritorcersi contro il comitato e nuocere all’immagine di Unitas col pericolo di uscire sulla stampa. Detto fatto. "Quella espressa dalla dirigenza Unitas è la malsana ambiguità e connivenza di chi per salvare le apparenze e la faccia, occulta la gravità dei fatti", valuta il deputato dei Verdi, chiedendosi poi "perché il Consiglio di Stato non dice niente di queste questioni e le omette ricorrendo alle fumose ‘criticità di natura formale e organizzativa’". Da qui "sorge allora il terribile dubbio, e i fatti sembrano attestarlo, che anche il Dipartimento del consigliere di Stato De Rosa, così come aveva fatto il comitato Unitas, abbia preferito passare all’acqua bassa e ‘addolcire’ le espressioni. Come dire, meglio nascondersi dietro le fumose criticità che doversi avvicinare al nucleo più grave della questione, dove un ruolo importante nel perpetrare una cultura oscurantista può averlo giocato un alto esponente del proprio partito con una consulenza volta più a coprire la faccenda che a rendere giustizia a chi ha subito le molestie", scrive Noi.

‘Vittime costrette a evitabili esposizioni e ritorsioni?’

Il deputato dei Verdi chiede poi al governo chi sia il consulente esterno che accompagna la transizione alla nuova organizzazione associativa e chi lo abbia scelto, chi lo paghi, chi abbia definito il suo mandato e quale questo sia. "Non vorremmo che con l’espressione ‘consulente esterno dell’associazione’ si intenda che si è permesso a un comitato esautorato di scegliere il proprio consulente e definirne il mandato", si legge nelle premesse dell’interpellanza. Noi domanda pure se il governo non ritenga che le vittime meritavano maggiore attenzione e informazione sin dall’inizio e che proprio questa mancanza – in particolare rispetto alla decisione del ricambio completo del comitato comunicata pubblicamente solo in un secondo momento – le abbia costrette alla evitabile esposizione e alle evitabili ritorsioni. Le altre richieste sono volte a ottenere un elenco dettagliato di chi ha potuto leggere integralmente o anche solo in parte il rapporto dell’audit e a sapere con quale tempistica e modalità verrà reso pubblico. È chiesto altresì al governo se sia ancora pienamente convinto che la sua intera condotta fin qui avuta, come quella dei propri servizi, sia stata impeccabile, tempestiva e determinata; se ritenga che l’Assemblea Unitas, per decidere con migliore cognizione di causa, debba essere informata meglio sui reali motivi che stanno dietro alla richiesta di un ricambio completo del comitato. E se sia sempre convinto che non ci siano gli estremi per una segnalazione al Ministero pubblico.

‘Elaborazione nuovi statuti: qual è l’evoluzione?’

Nel proprio atto parlamentare l’Mps richiama la discussione generale di lunedì 13 febbraio in Gran Consiglio, nella quale il Consiglio di Stato, per bocca del direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa, "ha confermato, vista la gravità di quanto successo, di aver chiesto le dimissioni del comitato di Unitas: si tratta di una questione fondamentale, in particolare per ricostruire un rapporto di fiducia tra il governo e l’associazione, che riceve sussidi da parte del Cantone". Nel frattempo, scrive l’Mps, "si è venuti a conoscenza che l’avvocato del comitato Unitas Luigi Mattei, su mandato del Consiglio di Stato, sta elaborando una modifica degli statuti". Ebbene, in vista delle assemblee dell’associazione ("sabato 25 marzo" un’assemblea "straordinaria" e "il 27 maggio" quella "ordinaria"), Matteo Pronzini (primo firmatario), Simona Arigoni e Angelica Lepori ritengono "importante verificare quale sia stata l’evoluzione della situazione". Pertanto chiedono al Consiglio di Stato di "indicare se presidente e membri dell’attuale comitato di Unitas hanno formalmente rassegnato le dimissioni" e se ciò non è avvenuto, quali passi intenda intraprendere "per fare in modo che l’associazione dia seguito alla richiesta del governo". Al quale i tre deputati chiedono inoltre se "abbia comunque preso una decisione in merito al rappresentante del Cantone in seno al comitato" – che stando a nostre informazioni sarebbe già stato individuato nella persona di Franco Lazzarotto – e se sia a conoscenza "di quali saranno le trattande all’ordine del giorno dell’assemblea straordinaria del 25 marzo e dell’assemblea ordinaria del 27 maggio".

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