Ticino

Interpellanza sul caso del pianista ucraino sostituito

Ay e Ferrari (Pc) chiedono fra l’altro al governo se ‘simili misure dal sapore censorio non giovino alla credibilità della politica culturale del Cantone’

(Keystone)
5 febbraio 2023
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Non si spengono i riflettori sul caso del pianista ucraino Alexander Romanovsky che avrebbe dovuto esibirsi giovedì 26 gennaio al Cinema Teatro di Chiasso ma che la Direzione dell’Orchestra della Svizzera italiana (Osi) ha sostituito all’ultimo momento presumibilmente a causa di un suo concerto di sei mesi prima a Mariupol interpretato da molti media britannici come una presa di posizione a sostegno dell’invasione russa contro l’Ucraina.

Dopo l’interrogazione al Municipio di Chiasso del consigliere comunale Marco Ferrazzini (Unità di Sinistra-I Verdi-Indipendenti), arriva un’interpellanza al Consiglio di Stato dai simili toni firmata dai due deputati del Partito comunista Massimiliano Ay e Lea Ferrari su un avvicendamento che "sta facendo discutere poiché dietro a questa decisione c’entra la guerra in Ucraina".

Stando a quanto riportato dalla Rsi, i motivi per cui Romanovsky sarebbe stato sostituito poco prima di andare in scena dal pianista franco-canadese Louis Lortie sarebbero legati al video di un’esibizione di Romanovsky a Mariupol, nel luglio 2022, insieme al violinista Petr Lundstream, che è considerato un aperto sostenitore del regime putiniano.

‘Come si giustifica una decisione tanto clamorosa?’

Ay e Ferrari, sottolineando come al centro della vicenda ci sia "un musicista di livello mondiale", dichiarano di prendere atto che "l’Osi beneficia (giustamente!) di un corposo finanziamento pubblico e auspicando una politica culturale libera da interferenze politiche e faziosità di parte, così come nell’ottica di contrastare la russofobia come odiosa forma di razzismo contro una cultura e un popolo", pongono al governo cantonale quattro domande.

Innanzitutto se corrisponde al vero, nei fatti e nella tempistica, quanto riferito dalla Rsi. E poi: quali sono state le giustificazioni addotte dalla Direzione dell’Osi in merito a una decisione "tanto clamorosa"? Se il Consiglio di Stato non ritenga problematico che, in un Paese democratico, "a un artista venga chiesta la sua appartenenza politica per decidere se farlo o meno esibire in pubblico". E infine se non reputi che "simili misure dal sapore censorio non giovino alla credibilità della politica culturale del nostro Cantone e della libertà artistica di ciascun musicista". Se sì, "quali passi intende intraprendere il Consiglio di Stato nei confronti della Direzione dell’Osi?".

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