Ticino

Pini scrive ai Primi cittadini: ‘Incontriamoci e creiamo una rete’

Il Presidente del Gran Consiglio vuole aprire un dialogo tra i vari legislativi e ribadirne l’importanza politica: ‘Non c’è democrazia senza coinvolgimento’

Ti-Press
8 luglio 2021
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“Desidero manifestare la mia piena disponibilità a instaurare con voi tutti un dialogo aperto e concreto, affinché si possano costruire solidi ponti tra la realtà cantonale e quelle comunali, così da favorire sani e proficui rapporti tra i due livelli”. Il presidente del Gran Consiglio Nicola Pini (Plr) prende carta e penna e scrive alle presidenti e ai presidenti dei Consigli comunali e delle Assemblee comunali per invitarli a uno o più incontri da tenersi dopo l’estate e ribadire un concetto a lui caro: il dialogo e il confronto costruttivo sono il sale della democrazia rappresentativa. Da qui la decisione di scrivere una lettera che poggia su tre obiettivi chiari, che Pini spiega a colloquio con ‘laRegione’.

Di quali si tratta?

Il primo è cercare di fungere da ulteriore ponte tra due realtà come Cantone e Comuni che sono importanti e devono saper lavorare insieme sempre, ma ancor di più in una fase delicata di incertezze finanziarie, sociali economiche come questa. Partendo dal fatto che a volte tra politici si discute a quale ente spetti un compito, ma per il cittadino l’ente pubblico è uno solo e poco gli importa chi svolga quel compito. A noi tocca capire quale livello istituzionale possa agire in modo più intelligente. Il secondo è aprire un canale di dialogo tra Gran Consiglio e i Consigli comunali. Un dialogo e un confronto sui temi che si affrontano nei rispettivi plenum dai quali potranno arrivare spunti molto interessanti, ma anche su cose più prettamente ‘da legislativo’: penso agli aspetti procedurali nel dibattito, che hanno logiche comuni ed è utile scambiarsi opinioni o esperienze. Uno scambio sia verticale sia orizzontale, tra tutti i presidenti dei Consigli comunali, in modo da migliorare tutti insieme anche nei rapporti con i rispettivi esecutivi. Certo, dobbiamo garantire un corretto rapporto formale tra esecutivo e legislativo, ma c’è un universo di rapporti informali con l’esecutivo da approfondire e far rendere al meglio.

E il terzo obiettivo?

Ribadire l’importanza degli organi legislativi come luogo privilegiato del dibattito democratico. C’è dibattito sulle proposte degli esecutivi, ma anche nel discutere subito temi politici appena arriva una nuova idea, un nuovo spunto dal basso. La mia idea è di voler riaffermare una certa centralità democratica dei legislativi, per questo non mi sono rivolto solo ai consigli comunali ma anche alle assemblee comunali.

I legislativi sono l’organo più vicino alla popolazione, nonché loro espressione. Si aspetta anche maggiore partecipazione e coinvolgimento dal basso nelle istituzioni?

Riaffermare l’importanza dei legislativi è anche questo, certo. Non c’è democrazia senza coinvolgimento, e più si riesce a favorire un sano dialogo, più si riesce a discutere determinate tematiche, più si ha la possibilità di raggiungere una soluzione condivisa e realmente efficace. Ed è per questo che i legislativi sono la prima forma di democrazia rappresentativa, ma il più possibile vicina alla cittadinanza. E non dobbiamo aver paura a trovare nuove forme di coinvolgimento che stimolino e premino la cittadinanza attiva perché il cittadino è la parte fondante della Repubblica e Cantone Ticino che noi tutti siamo.

Un dialogo e un confronto che hanno quale fine ultimo per lei?

Il bene pubblico e il prendere le decisioni migliori, non c’è dubbio. Il dibattito civile, il più ampio possibile, è lo strumento per arrivare a quel fine. Più questo dibattito sarà civile e coinvolgente, più permetterà a tutti di esprimersi secondo regole condivise. Con un ascolto il più possibile reciproco.

Ascoltare significa anche mettersi in gioco.

Spero vivamente che un’estate serena possa aiutare a discutere senza aggredirsi e imparando qualcosa dagli altri. Proviamo a metterci in gioco senza preconcetti, articolando un pensiero con voglia e desiderio di confrontarci con chi non la pensa come noi. Siamo ancora capaci di farlo? Penso e spero di sì.

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