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'Senza la legge fiduciari più reati finanziari'

Il governo ribadisce la necessità della normativa, con il regime autorizzativo per commercialisti e immobiliari. Ed elenca i rischi in caso di abrogazione

Il Consiglio di Stato risponde ai quesiti della commissione (Ti-Press)
22 aprile 2021
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Il Consiglio di Stato non arretra: ribadisce la necessità di mantenere in Ticino una base legale per l’attività di fiduciario e difende il progetto di revisione della normativa cantonale per adattarla alle nuove leggi federali, quelle sui servizi finanziari e sugli istituti finanziari. L’occasione per confermare la propria posizione sono i quesiti postigli dalla commissione parlamentare ’Costituzione e leggi’, sotto la cui lente sono le modifiche proposte dal Dipartimento istituzioni alla LFid, la vigente Legge sull’esercizio delle professioni di fiduciario. Con messaggio licenziato nel novembre 2019, il governo da un lato prospetta l’abolizione del regime autorizzativo cantonale per i fiduciari finanziari (gestione patrimoniale, consulenza negli investimenti ecc.), visto che sono stati assoggettati alla vigilanza della Finma: la loro attività viene ora autorizzata dall’Autorità federale che sorveglia i mercati finanziari. Dall’altro chiede invece di conservare il regime autorizzativo cantonale per le altre due categorie di fiduciari, cioè i commercialisti e gli immobiliari. In pratica, se il Gran Consiglio aderirà a quanto suggerisce l’Esecutivo, immobiliaristi e commercialisti per esercitare dovranno, come oggi, essere preliminarmente autorizzati dall’Autorità di vigilanza, organo contemplato dalla legge cantonale, la LFid appunto, e indipendente dall’Amministrazione. “Con l’abrogazione della LFid verrebbe meno la protezione dei clienti di questa tipologia di fiduciari, con un aumentato rischio di imbattersi in operatori non formati o non sufficientemente formati e qualificati proprio a causa della mancanza di uno specifico controllo in tale ambito, da parte di un'autorità appositamente preposta”, scrive il Consiglio di Stato rispondendo alle domande della ’Costituzione e leggi’.

'Filtri a tutela dei clienti e degli operatori del settore' 

Ma sono più di uno i motivi che secondo il governo giustificano il mantenimento della normativa ticinese - il cui interesse pubblico è stato "attestato dal Tribunale federale" - e quindi del regime autorizzativo per commercialisti e immobiliaristi. L’abolizione della LFid, annota ll Consiglio di Stato nella lettera inviata lo scorso mese alla commissione, “significherebbe non disporre più di quei filtri di carattere formativo ed esperienziale, personale e garante non solo della professionalità del fiduciario, ma anche della sua rispettabilità, considerato che oggi l’accesso all’ambito lavorativo fiduciario tutelato dalla LFid richiede, oltre a indispensabili competenze professionali certificate, anche requisiti di buona reputazione, assenza di precedenti e un’attività irreprensibile corredata da una certificazione in ambito esecutivo e fallimentare. Non da ultimo, sempre a tutela dei clienti, l’autorizzazione è subordinata a un’adeguata copertura assicurativa da parte del fiduciario”. L’abrogazione della Legge cantonale sull'esercizio delle professioni di fiduciario, inoltre, “porterebbe sul nostro territorio, indistintamente, migliaia di operatori attivi oltre confine, e non solo, senza avere il ben che minimo controllo del settore”. In Italia, aggiunge l'Esecutivo, l’attività di commercialista “prevede l’accesso alla professione mediante iscrizione all’albo, subordinata a determinate condizioni simili a quelle imposte dalla LFid e l’esercizio abusivo è punito penalmente: ciò significa che abrogando la LFid tutti coloro che non riescono ad accedere alla professione nel territorio italiano si potrebbero riversare nel nostro cantone quali offerenti di servizi per i quali non avrebbero le competenze necessarie, segnatamente in tema di conoscenza del diritto svizzero”. C’è poi un altro aspetto su cui il Consiglio di Stato pone l’accento. L’abolizione della legge ticinese “potrebbe cagionare un aumento dei reati in ambito finanziario”, avverte il governo. Per il quale "è notorio che laddove manca una vigilanza è alta la percentuale di reati economici perpetrati nell’esercizio di attività professionali non sottoposte ad autorizzazione”.

Il Consiglio di Stato chiede dunque “il mantenimento” della normativa cantonale “a tutela degli interessi dei cittadini che fanno capo ai servizi fiduciari offerti dai quasi 1'200 fiduciari commercialisti e immobiliari autorizzati e iscritti all’albo (ticinese, ndr) al 31 dicembre 2020”. E ritiene “fondamentale salvaguardare, attraverso la LFid, un settore particolarmente a rischio di agire illeciti e mala gestione”. Il governo non ha dubbi: “Lo scopo” della legge sui fiduciari "è più che mai attuale: è importante difatti continuare a garantire la vigilanza sui fiduciari commercialisti e sui fiduciari immobiliaristi per proseguire a tutelare la cittadinanza - peraltro messa a dura prova dal periodo pandemico - che affida i propri valori a un intermediario professionale che dispone di vasti poteri conferitigli dal rapporto fiduciario”. In questo contesto, sostiene l'Esecutivo, "è accertata l’efficacia dell’operato di vigilanza, che riscontra illegalità e incompetenze che generano danni e disagi ai clienti (ad esempio per dichiarazioni fiscali inesatte o per aver proposto acquirenti che poi si sono rivelati inadempienti e insolventi)".

'Nessun costo per lo Stato'

Durante la procedura di consultazione sulla bozza di messaggio, solo l’Organismo di autodisciplina dei fiduciari ha chiesto l’abrogazione della LFid, considerata dall’Oad-Fct, ricorda il governo, “un mero strumento corporativo”. Obietta il Consiglio di Stato: “Se il clima di trasparenza vale per i fiduciari finanziari sottoposti a vigilanza federale, non si vede perché non possa continuare a sussistere per i fiduciari commercialisti e i fiduciari immobiliaristi, sottoposti a vigilanza cantonale: il contrario costituirebbe persino una sorta di disparità di trattamento”. La LFid, oltretutto, “ha un'incidenza neutra sui costi dello Stato": l’Autorità di vigilanza "è un organo amministrativo indipendente dall’Amministrazione cantonale e autonomo dal punto di vista finanziario, grazie alle tasse di autorizzazione e d’esercizio percepite per l’attività svolta”.

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