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'Il telefonino a scuola? Proibirlo non serve a molto'

La presidente di Pro Juventute, Barbara Schmid-Federer, già consigliera nazionale del Ppd invita a educare i ragazzi a un uso consapevole della tecnologia

Barbara Schmid-Federer, presidente di Pro Juventute (foto Keystone)

«In Ticino ci sono giovani che non escono di casa da più di due anni, che hanno abbandonato la scuola o non trovano un posto di apprendistato. Noi interveniamo per cercare di rimettere i giovani in una prospettiva di senso, di fargli ritrovare nuovamente degli interessi sani e permettergli di realizzare qualcosa di concreto nel futuro». Sta in questa frase di Ilario Lodi, direttore di Pro Juventute per la Svizzera italiana, la missione della fondazione. 

Per adempiere a questo scopo Pro Juventute è attiva da anni con progetti che spaziano dalle consulenze ai genitori, alla permanenza telefonica del numero 147, fino ai vari workshop con i ragazzi. «L’educazione dei più giovani passa tramite quella dell’adulto, e noi siamo qui per offrire strumenti e sostegno sia ai genitori sia ai figli», ci spiega Barbara Schmid-Federer, presidente di Pro Juventute Svizzera. «Il nostro obiettivo è quello di dare le stesse opportunità a tutti i bambini e giovani, indipendentemente dall’origine sociale».

Il recupero della licenza di quarta media, per esempio, è uno dei progetti cardine presenti in Ticino. «Il programma dura sei mesi e oltre che a ottenere il diploma aiuta i ragazzi ad aumentare l’autostima e far scattare un processo concreto pera aspirare a un futuro soddisfacente», dice Lodi. «Lottiamo contro la povertà di spirito e lavoriamo per sviluppare l’individualità, che non significa individualismo, ma essere in grado, come scritto nella Costituzione federale, di impegnarsi per se stessi al fine di rendere la propria vita la migliore possibile. Questo racchiude la capacità di entrare in relazione con gli altri».

Il sostegno di Pro Juventute passa anche dalle consulenze ai genitori: «È importante sensibilizzare anche loro», sostiene Barbara Schmid-Federer, ex consigliera nazionale del Ppd. «Non si tratta di sostituirsi ai genitori, ma ci sono dei suggerimenti molto semplici, che possono veramente fare la differenza nell’approccio educativo».

La sfida del mondo online

Le nuove tecnologie mettono a dura prova i genitori e ci si pone sempre la domanda su quando dare il telefonino ai propri figli. «Come regola generale, i genitori possono applicare il principio "3-6-9-12" per l'uso dei media da parte dei bambini. Questo raccomanda che i bambini di età inferiore ai 3 anni non debbano venir messi davanti alla TV, che i bambini non ricevano la propria console prima dei 6 anni, che i bambini di meno di 9 anni non usino Internet e che l'accesso ai social network non sia consentito fino ai 12 anni», precisa la presidente di Pro Juventute. «La questione delle nuove tecnologie ha a che fare con i valori, con il senso dell’impiego del tempo, con le relazioni. Imparare l’utilizzo di questi dispositivi significa soprattutto chiedersi perché uso, per esempio, il telefono in un modo o in un altro. La famiglie devono essere in grado di discutere con i propri figli e porsi insieme delle domande: che senso ha l’uso dei social media? Perché degenera? Perché invece può diventare virtuoso? Perché fa crescere?», aggiunge ancora Schmid-Federer che precisa: «Vietando qualcosa a lungo termine si agisce solo sullo strumento, ma non su quello che di esso si fa». L’educazione all’utilizzo delle nuove tecnologie tocca tutta la società: «I bambini e i giovani imparano per tentativi ed errori, ma hanno anche bisogno di sostegno per poter accedere all'offerta mediatica in modo creativo, sicuro e in grado di promuovere il proprio sviluppo. Per loro, i modelli di riferimento sono prima di tutto i genitori, ma anche gli insegnanti e i coetanei.». Al riguardo la scuola può essere di supporto: «Le classi sono fondamentalmente un gruppo che è una risorsa decisiva perché crea possibilità di relazione, di crescita e discussione», conclude, sottolineando il ruolo di sostegno che Pro Juventute offre a tutti, dalle famiglie, ai giovani, ai professionisti dell’educazione. 

L'intervista

'Smartphone, consapevolezza più che divieto'

«Un uso consapevole dei telefoni cellulari nelle scuole mi piace di più che un loro divieto totale». Così Barbara Schmid-Federer, già consigliera nazionale del Ppd e neo presidente di Pro Juventute Svizzera. L’approccio quindi dovrebbe essere educativo e non repressivo come è invece inteso nella modifica, accettata lo scorso 18 febbraio dalla maggioranza del Gran Consiglio ticinese e chi applicherà all'inizio di quest'anno scolastico, della Legge sulla scuola. Una proposta derivata dalla mozione di Giorgio Fonio (Ppd). 

Quale sarebbe la soluzione ideale?

Permetterne l’impiego durante alcuni momenti delle lezioni e dell’ora di classe potrebbe essere un modo per affrontare l’uso corretto delle nuove tecnologie di comunicazione. Bisogna sempre ricordare che il problema è in famiglia e la scuola può coadiuvare nell’educazione dei ragazzi. Ricordo che Pro Juventute in tutti in cantoni, Ticino compreso, offre dei corsi dedicati ai genitori proprio per affrontare il tema con i figli. I genitori, nel bene e nel male, sono esempio per i più giovani. Esistono, per esempio, delle applicazioni che permettono il controllo del tempo di utilizzo dello smartphone. Secondo molti esperti non serve a nulla. È meglio parlare con il bambino e fare in modo che lui stesso comprenda quali sono i limiti. I genitori possono vietarlo in alcuni momenti o luoghi: durante i pasti o in camera da letto. 

Pro Juventute si occupa anche di altri problemi come la povertà giovanile o delle famiglie.

Alcuni decenni fa la povertà era più evidente. Oggi  è molto facile per una famiglia povera nascondersi. Questo è un problema perché non si chiede aiuto e ciò impedisce spesso uno sviluppo sociale adeguato. Il rischio è che il giovane si isoli e non riesca a immaginare il proprio futuro. Molto utili sono le associazioni sportive, che permettono di entrare in relazione con gli altri e vivere delle situazioni di vita in società che esulano dal contesto scolastico o famigliare.

Esiste anche la questione dell’indebitamento eccessivo.

Anche in questo caso è importante sensibilizzare i genitori in modo che siano in grado di trasmettere i giusti valori ai propri figli e prevenire delle situazioni di indebitamento future. Pro Juventute anche in questo campo offre consulenze specifiche e materiale informativo per familiarizzare con il denaro, che come altri aspetti dei nostri tempi, non è da demonizzare ma da maneggiare con cognizione di causa.

Il denaro bisogna anche guadagnarlo. Oggi il mondo del lavoro è molto esigente.

Un progetto di Pro Juventute è quello delle ‘prove dei colloqui di assunzione’. Vere e proprie simulazioni durante le quali insegniamo ai giovani a presentarsi ai potenziali datori di lavoro. Molti ragazzi non hanno nessuna idea su come porsi durante un colloquio. Dopo solo un’ora di spiegazioni e simulazioni si vede negli occhi di questi ragazzi molta più fiducia; anche solo per il semplice fatto che qualcuno si è preso del tempo per loro. La sensazione che lascia questo tipo di incontro è di aver veramente cambiato la vita a queste persone.

È in carica da novembre dello scorso anno. Cambiamenti in vista?

È cambiata la presidenza, ma i principi della fondazione restano gli stessi. L’azione è quella di permettere a ogni bambino e giovane di sviluppare la propria individualità ed essere in grado di muoversi nella società senza pregiudizio per quanto riguarda la sua condizione di partenza. Abbiamo appena effettuato una riorganizzazione per rendere ancora più forte il legame fra Pro Juventute Svizzera e le Regioni linguistiche per ribadire i valori comuni.

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