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Messe vietate fino all'8 giugno? 'Decisione troppo categorica'

Per Luigi Maffezzoli (Azione cattolica ticinese) vi sarebbe la possibilità di celebrare le funzioni religiose rispettando le distanze e le norme d'igiene

La Collegiata di Bellinzona offre ampi spazi (Ti-PRess)
28 aprile 2020
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I fedeli «hanno bisogno di nutrirsi (con l'eucarestia), di comunità, di raccogliersi di fronte alla persona in cui credono, alla quale hanno affidato la loro vita». Tuttavia, almeno fino all'8 giugno ciò non sarà possibile, visto che l’altro ieri il vescovo di Lugano ha comunicato ai presbiteri ai diaconi della diocesi che la celebrazione delle messe sarà sospesa sino a tale data. Una scelta «condivisa», ma un po' troppo «categorica», secondo Luigi Maffezzoli, responsabile del settore adulti dell’Azione cattolica ticinese. Insomma, i fedeli si aspettavano verosimilmente un po' più di pazienza nell'indicare una data e soprattutto delle possibili alternative, nel rispetto della distanza sociale e delle norme sanitarie, aspettando un eventuale allentamento delle restrizioni nell'ambito delle funzioni religiose.

A generare discussione è anche il fatto che da ieri alcuni settori, come quello dei centri di giardinaggio e dei 'fai da te', abbiano potuto riaprire, causando, tra l'altro, un importante afflusso di persone. Premettendo che «prima di tutto viene la salute pubblica», Maffezzoli si chiede come mai le persone possono recarsi in questi luoghi, ma non in chiesa la domenica per seguire la messa. Con un po' di «fantasia» e «trattando con le autorità cantonali e federali» si potrebbero trovare soluzioni adatte ai fedeli hanno la necessità «di nutrirsi del corpo di Cristo».

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Jacques Fierz, vicepresidente dell’associazione ticinese ‘Santa Messa cattolica in rito antico San Salvatore’, autrice la scorsa settimana del ricorso al Tribunale cantonale amministrativo contro il decreto con il quale il Consiglio di Stato ha prolungato la sospensione delle funzioni religiose sino a domenica 10 maggio: quella del vescovo di Lugano è «una decisione che francamente non capisco. Aprono i parrucchieri, ma non le chiese per le celebrazioni: mi sembra quasi paradossale. Ritengo più importante la cura dell’anima di quella dei capelli», afferma, da noi contattato. «Peraltro proprio nel nostro ricorso abbiamo suggerito una serie di misure che permetterebbero ai fedeli di seguire in sicurezza le funzioni religiose». Distanze sociali all’interno delle chiese, disinfettanti alle entrate, ma anche iscrizioni preliminari per partecipare alla messa. Queste e altre le proposte formulate dall’associazione.

Il piano di protezione dei vescovi svizzeri

Proposte che sembrerebbero essere state accolte dalla Conferenza dei vescovi svizzeri che ieri ha pubblicato un piano di protezione nell'ambito delle funzioni religiose. Quest'ultimo verrà applicato solo nel momento in cui il Consiglio federale deciderà di allentare le restrizioni in materia, emesse per combattere la diffusione del coronavirus. Il documento prevede ad esempio di limitare l'accesso alla chiesa a un terzo del numero massimo di fedeli previsto. Chiaramente ciò nel rispetto delle regole di distanze e di igiene. Per questo motivo, i fedeli dovranno avere a disposizione, in ogni caso, di uno spazio di almeno quattro metri quadrati. Per evitare l'allontamento di persone a causa dell'eccessiva affluenza per una messa, i vescovi raccomandano poi di riservare il proprio posto. Inoltre, tutte i punti di contatto dovranno essere disinfettati prima di ogni funzione. Disinfettanti dovranno anche essere a disposizione all'ingresso della chiesa e l'acquasantiera dovrà rimanere vuota. Sempre per motivi igienici, il pane il vino per l'eucarestia dovranno essere coperti. Fre le misure presentate vi è anche il fatto che le offerte potranno essere raccolte solo in appositi contenitori posizionati all'uscita, invece che tra i banchi.

Insomma, a determinate condizioni sembrerebbe possibile celebrare la messa rispettando le distanze e le misure di igiene. Chiaramente «in una piccola chiesa di un paesino» ciò non sarebbe possibile, precisa Maffezzoli, ma in Ticino vi sono luoghi di culto molto capienti: «Ad esempio la chiesa di Mendrisio può contenere fino a mille persone e anche nella Collegiata di Bellinzona sarebbe possibile rispettare le distanze sociali». 

Valutare le funzioni all'aperto

Secondo il responsabile del settore adulti dell’Azione cattolica ticinese, «si potrebbe inoltre valutare, con l’arrivo della stagione calda, di celebrare la messa all’aperto, ad esempio nelle grandi piazze». Ma in questo caso non sarebbe più difficile controllare che i fedeli rispettino le norme di protezione e quelle sanitarie? «In questo periodo i ticinesi hanno dimostrato una responsabilità strordinaria, rispettando le distanze». Maffezzoli è quindi convinto che la popolazione possa mettere in pratica questo senso di responsabilità anche durante la celebrazione della messa all'aperto. Ha inoltre piena fiducia anche nei parroci: «Non sono persone sprovvedute e sarebbero capaci di gestire» le funzioni rispettando tutte le misure necessarie.

Per quanto riguarda invece le persone a rischio, Maffezzoli tiene innanzitutto a sottolineare che ci sono anche «giovani e persone che non hanno ancora 60 anni che vanno a messa». In ogni caso agli anziani e a chi presenta malattie pregresse «sconsiglio di andarci», perché la cosa più importante è quella di «di garantire la salute di tutti».

 

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