Ticino

Il pg: la situazione è molto preoccupante

Ministero pubblico e incarti, Andrea Pagani: nel 2019 significativo aumento delle entrate e giacenze in crescita, serve forza lavoro in tempi brevi

5 febbraio 2020
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«La situazione è molto preoccupante». Il procuratore generale Andrea Pagani non usa giri di parole nel definire, statistiche alla mano, il carico di lavoro del Ministero pubblico, soprattutto con riferimento al numero di nuovi incarti e alla crescita «continua» delle giacenze. «Nel 2019, per quel che riguarda unicamente la voce entrate, i procedimenti penali che abbiamo aperto hanno segnato un incremento di oltre il dieci per cento rispetto alla media degli ultimi otto, nove anni», evidenzia Pagani. La ‘Regione’ lo ha interpellato alla luce del prospettato potenziamento dell’organico di magistrati dell’autorità giudiziaria da lui diretta, oggi composta di venti procuratori pubblici (pp) e di un pg: è uno dei grossi temi sotto la lente della commissione ‘Giustizia e diritti’ del Gran Consiglio. Due gli scenari sul tavolo: un procuratore in più, come propone il Consiglio di Stato; l’attribuzione di quattro sostituti procuratori, come chiede un’iniziativa parlamentare inoltrata da Giorgio Galusero per conto del gruppo liberale radicale.

Stiamo ancora ai dati e alla voce entrate, procuratore generale.
Se dal 2011/2012 al 2018 i procedimenti aperti dal Ministero pubblico erano in media circa 11’500 all’anno, nel 2019 i nuovi incarti sono stati 12’900. L’altro dato saliente, e paradossale allo stesso tempo, è che il Ministero pubblico lo scorso anno ha aumentato la propria produttività.

Perché paradossale?
Perché sebbene nel 2019 l’autorità giudiziaria abbia preso più decisioni, concernenti anche incarti entrati negli anni precedenti, le giacenze continuano numericamente a crescere. Ma andiamo con ordine e vediamo alcune cifre. Se nel 2018 il Ministero pubblico aveva emesso 230 atti d’accusa, l’anno scorso ne ha emanati 279: quasi cinquanta atti d’accusa in più, con relativi rinvii a giudizio. Quanto ai decreti d’accusa, siamo sullo stesso numero: attorno ai 6’800. Non così per i decreti di non luogo a procedere e per quelli di abbandono: siamo passati dai circa 4’500 del 2018 ai 5’300 del 2019. E ricordo che buona parte di queste decisioni deve essere motivata. Capitolo rogatorie: fra le domande di assistenza giudiziaria internazionali e quelle intercantonali, siamo passati da 295 a 310. Aggiungo che nel 2019 trecento incarti inerenti a fattispecie penali minori sono stati oggetto di conciliazione, con un tasso di riuscita del 96 per cento. Eppure...

Eppure le giacenze, lei afferma, aumentano.
Lo affermano i dati. Alla fine del 2019 gli incarti pendenti erano complessivamente 7’900 circa (compresi quelli sospesi, poiché ad esempio l’autore o gli autori del reato sono ignoti o di ignota dimora). Sono aumentati di un migliaio. Quasi ottomila arretrati: incarti, datati e meno datati, non ancora decisi. Tra quelle risultanti a fine 2018 e quelle risultanti al 31 dicembre dell’anno scorso, abbiamo registrato una crescita di circa 1’400 giacenze. Insomma, la nave continua a imbarcare acqua nonostante gli sforzi per toglierla. Rilevo poi che i numeri non dicono tutto.

Cioè?
Un singolo procedimento può riguardare una come più persone. Pertanto quello che statisticamente viene classificato come un incarto, in realtà può coinvolgere più imputati e può sfociare in più decisioni. Per farla breve, al Ministero pubblico ticinese serve forza lavoro in più. In tempi rapidi.

E qui veniamo al previsto potenziamento, dossier sui banchi della politica. Lei ha già dichiarato di preferire l’attribuzione al Ministero pubblico di quattro sostituti procuratori, anziché di un procuratore. Per quale motivo?
Se come spero il Gran Consiglio opterà per i quattro sostituti pp, dando loro la competenza di promuovere l’accusa davanti alla Pretura penale e alla Corte delle Assise correzionali, potrebbero smaltire parecchio lavoro nel cosiddetto penale minore che ora grava sui procuratori. Nel 2019, per esempio, sono stati emessi circa 279 atti di accusa, ma ‘solo’ una novantina erano da Corte delle Assise criminali. I sostituti stilerebbero anche decreti: d’accusa, di non luogo e d’abbandono. Dato l’elevato numero di casi che seguirebbero e di decisioni che prenderebbero, quattro sostituti procuratori – magistrati fondamentalmente autonomi nella loro attività – sarebbero meglio di un procuratore. Il mio auspicio è che al momento del rinnovo delle cariche in seno al Ministero pubblico da parte del Gran Consiglio, alla fine di quest’anno, il potenziamento con i quattro sostituti procuratori sia già tradotto in legge, nella Legge sull’organizzazione giudiziaria.

Una riorganizzazione dell’ufficio permetterebbe di rinunciare al potenziamento?
No. Il Ministero pubblico è attualmente formato da venti procuratori e da un procuratore generale. In tempi recenti abbiamo spostato un magistrato dalla squadra di pp che si occupa del perseguimento dei ‘reati di polizia’, reati non finanziari, a quella che tratta gli illeciti finanziari. Abbiamo razionalizzato il sistema dei picchetti nel gruppo di procuratori che indaga sui ‘reati di polizia’. Cerchiamo di alleggerire il pp oberato di lavoro assegnando alcuni suoi incarti ad altri procuratori pubblici che in quel momento trattano meno dossier. Ulteriori margini di razionalizzazione sono costantemente valutati e messi in pratica, dove necessario, ma il fiume in piena delle entrate e i formalismi della procedura federale, attuali e futuri, impongono nuove forze, nuove risorse umane.

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