Ticino

Due 'senzatetto' a settimana, il Governo si muove

Servono 70-80 posti letto in Ticino, oggi ce ne sono 24. De Rosa: "‘Il problema è reale, tocca tanti svizzeri, vogliamo dare un segnale di vicinanza'

foto Ti-Press
6 novembre 2019
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Ogni settimana in Ticino due residenti (in media) restano senza alloggio. Mica pochi! Persone, la cui vita deraglia e devono trovare un letto, una doccia, un pasto, chi li sostiene in una fase difficile. Per gli aiuti sociali, come ottenere l’assistenza, ci vuole il suo tempo. Ma chi è senza un tetto, non ha tempo. Nel 2017, 122 residenti sono stati collocati per uno o più mesi, la retta era coperta dall’assistenza sociale. Hotel e pensioni sono spesso la soluzione che Comuni e Cantone prediligono. Poi c’è Casa Astra, dove spesso c’è la lista d’attesa.

Una nuova emergenza sottolineata da mozioni, interrogazioni, iniziative, fioccate negli ultimi 9 anni: chiedevano al Cantone di finanziare strutture di prima accoglienza.

Nella lunga attesa di un passo concreto, c’è chi si è attivato per i ‘senzatetto’. A Bellinzona, Comune e privati stanno progettando una struttura per chi non ha un alloggio: si chiamerà Casa Marta, si ispira al modello di Casa Astra a Mendrisio, che ha raddoppiato i suoi spazi (24 posti letto). A Locarno si punta su Casa Martini che tra qualche mese sarà pronta.

Ora c’è una novità, il governo ha deciso di fare un passo concreto e propone di stanziare 900mila franchi per sostenere costruzione, ristrutturazione e manutenzione di alloggi per chi è senza dimora. (Il messaggio dovrà passare in parlamento).

«Il problema è reale, tocca tanti cittadini residenti e svizzeri. Il governo vuole dare un segnale concreto di sostegno e di vicinanza a queste persone. Va potenziata l’offerta attuale per arrivare a 70-80 posti letto suddivisi in più strutture (in linea di principio due nel Sottoceneri e due nel Sopraceneri), promosse da associazioni o fondazioni e indirizzate a domiciliati, residenti, o stranieri in transito o in situazione di urgenza» ci spiega il direttore del Dipartimento sanità e socialità (Dss) Raffaele De Rosa.

Un bel passo avanti. «Certo, è un passo importante perché con il decreto legislativo vogliamo creare una base legale per finanziare nuove strutture o ristrutturare quelle esistenti con fondi del Dss. Rispondiamo così in modo adeguato e razionale ad un bisogno evidenziato dalla società negli ultimi anni», precisa.

Si riconosce di fatto il grande lavoro svolto da Casa Astra negli anni. Una sola struttura non basta. I costi di gestione, come avviene già oggi, saranno coperti in parte dalle rette giornaliere versate dal Cantone. Non bastano però a far quadrare i conti. Fino a dove ci sarà lo Stato, lo chiarisce De Rosa: «L’aiuto del Cantone è di natura sussidiaria. Queste strutture, come fa Casa Astra, dovranno cercare finanziamenti da parte di enti, fondazioni, benefattori».

Saranno alloggi temporanei (in gergo tecnico) di bassa soglia. «Chi viene ospitato, oltre al calore di un tetto dovrà essere accompagnato e orientato verso altri servizi, senza però entrare in un rapporto terapeutico», spiega De Rosa. Si dovrà lavorare in rete con l’ente pubblico cantonale (dai servizi sociali alle autorità amministrative e giudiziarie), Comuni ed enti già attivi sul territorio. «Le persone saranno registrate», precisa.

Turismo dei precari non va alimentato

Avviene già oggi con le 122 persone alloggiate dal Cantone per motivi vari (insolvenza, sfratti, liti e rotture familiari, rientri in patria). Metà di loro restano meno di tre mesi. Poi ci sono situazioni più complesse, di chi, per malattia o dipendenza, fatica a trovare una sistemazione in appartamento.

Infine, c’è una precarietà che si annida là dove l’occhio dell’autorità spesso non arriva: sale d’attesa di stazioni, autosili, case abbandonate... fungono da dormitori per chi è senza dimora e di giorno diventa invisibile. Talvolta stranieri in cerca di lavoro. Se è vero che la povertà non ha passaporto, aumentando l’offerta si rischia di calamitare nuovo precariato.  «Questo turismo della precarietà purtroppo esiste, ma non va alimentato. Questa casistica non rientra né nei finanziamenti alle strutture, quindi nei calcoli dei contributi per posti letto, né tantomeno nei posti che saranno contrattualizzati con i calcoli delle rette», conclude.

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