Ticino

'I problemi iniziano quando stacchi l'argano'

Filippo Genucchi, coordinatore dei soccorritori specialisti elicottero, racconta cosa significa lavorare per la Rega. 'La conoscenza del territorio è determinante'

Archivio Rega
29 luglio 2019
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«Spesso quando ti chiamano sei il primo che scende: oltre a mettere in sicurezza il paziente diventi anche gli occhi del medico». Medico che qualche decina di metri più sopra, nell’elicottero della Rega, attende informazioni sullo stato di salute di chi ha allarmato i soccorsi. Il compito di garantire a tutti la sicurezza in interventi su terreni e in zone impervi spetta ai ‘soccorritori specialisti elicottero’ (Sse), ossia soccorritori del Soccorso alpino svizzero che, a titolo volontario, sono messi a disposizione della Guardia aerea svizzera. In Ticino sono dieci uomini, suddivisi regionalmente in due gruppi, coordinati da Filippo Genucchi. Vengono chiamati una cinquantina di volte sull’arco di un anno.

In media una volta la settimana l’elicottero rosso e bianco decolla da Magadino e, prima di raggiungere il paziente, fa tappa là dove il soccorritore si fa trovare, munito del materiale necessario. «Il nostro compito principale è di evitare che accada un altro incidente – spiega Genucchi –. Ciò vale sia per il paziente che, ad esempio, non è più in grado di avanzare su una parete rocciosa, sia per le persone che si trovano con lui e che, magari in preda al panico, non sono più in grado di muoversi in sicurezza. Sta a noi valutare se anche loro devono essere evacuate con l’elicottero o anche più semplicemente accompagnate a valle. L’apprezzamento sulla situazione compete a noi. Altre volte capita che siamo sollecitati per dare un colpo di mano al medico. Il responsabile dell’operazione è sempre il pilota, ma poi a dipendenza del momento il ‘lead’ dell’intervento lo prende qualcun altro».

A parte il momento di ‘briefing’ sull’accaduto durante il volo, il lavoro del soccorritore è essere appeso al verricello, con un cavo che raggiunge i 90 metri. Un problema?

Diciamo che per noi i problemi iniziano quando stacchiamo l’argano o, più in generale, quando siamo fuori dall’elicottero. Lì devi esser certo di aver assicurato tutti, te compreso.

Quali sono le difficoltà?

Oltre a quelle ambientali direi il fatto di trovarsi catapultato dal divano di casa al cono valangario o in un terreno scosceso nel giro di pochissimo tempo, alle prese con valutazioni a volte molto complesse.

Vi è poi l’aspetto interpersonale ed emozionale, considerato che vi capita di arrivare dal paziente per primi...

Sì, ma sei talmente impegnato in quello che stai facendo che riesci a mantenere una certa distanza. O quanto meno questo è quanto capita a me. Diciamo che non percepisco di subire dei ‘traumi’, o almeno non me ne accorgo. Certamente sono momenti molto intensi. E in caso di incidenti mortali, magari con coinvolti giovani, è assurdo constatare come talvolta all’origine dei fatti vi è una semplice banalità. Persone ottimamente preparate che cedono alla stanchezza e all’ultima discesa con gli sci optano per una scorciatoia... C’è chi spesso e volentieri commenta con il tipico ‘è andato a cercarsela’. Io invece non ci credo, e lo dico in base alla mia esperienza. Chi la sta facendo è convinto che quella sia la cosa più giusta da fare.

Non c’è soltanto il protagonista di un incidente grave di cui occuparsi.

Quando sei alle prese con la tecnica leggi la materia, che sia la neve o la roccia. Quando invece hai a che fare con le persone devi gestirle, col pugno di ferro o di velluto, a dipendenza delle situazioni. C’è chi ad esempio, visibilmente scosso da quanto successo al compagno di cordata o di raccolta funghi, si rifiuta di venire evacuato in elicottero.

Quali sono le competenze che un soccorritore Sse deve avere?

Al di là dell’aspetto caratteriale di cui ho appena detto, certamente buone conoscenze tecniche e del territorio. Aspetto, quest’ultimo, che diventa determinante in inverno. Gli interventi sulla neve richiedono competenze approfondite e per provare ad avere buone chance devi essere in sintonia con l’ambiente che ti circonda. Sta a noi ad esempio capire se l’elicottero può atterrare su una valanga e si possono svolgere le operazioni di soccorso senza che nel bel mezzo te ne arrivi addosso una seconda. Tragedie che alle squadre della Rega, purtroppo, sono già successe. Non solo in inverno comunque è chiaro che devi essere in grado di fare una valutazione accurata del luogo e, in intervento, risolvere eventuali imprevisti con il poco materiale che hai a disposizione. Il più delle volte sei da solo col tuo sacco. Devi avere un certo mestiere.

Mestiere che si apprende in anni di frequentazione della montagna e si affina, per i soccorritori specialisti elicottero, grazie a una formazione specifica finanziata dal Soccorso alpino svizzero. Con gli occhi dello specialista, quali consigli si sente di dare a chi si avventura sui pendii ticinesi?

In generale il ‘leitmotiv’ degli incidenti trovo sia la tendenza a sopravvalutarsi e a non avere davvero il ‘focus’ su cosa si sta facendo. A mantenere un atteggiamento difensivo di solito non si sbaglia.

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