Ticino

Solarium e raggi Uv tra rischi e divieti

Mentre in Francia è stato chiesto il divieto totale, in Ticino si propende a proteggere i minori. Facendo più informazione e prevenzione per tutti

29 ottobre 2018
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In Ticino, dal 1996 al 2017, sono stati diagnosticati 6’366 tumori alla cute e 1’962 melanomi maligni. Si tratta quindi di quasi 400 casi l’anno nei quali viene riscontrata una grave malattia della pelle. Quanto conta, in questo particolare ambito, l’esposizione ai raggi ultravioletti (Uv)? E quanto l’esposizione artificiale dei lettini abbronzanti? In Francia è appena stato risposto che conta molto: l’Agenzia per la sicurezza sanitaria francese, infatti, ha caldamente raccomandato al governo di bandire le lampade solari perché ‘‘causa accertata” del rischio di sviluppare un tumore.

«È dal 2005 che l’Organizzazione mondiale della sanità rende attenti sul fatto che l’esposizione ai raggi Uv dei lettini solari aumenta la possibilità di sviluppare tumori alla cute o melanomi», rileva interpellata dalla ‘Regione’ Alba Masullo, direttrice della Lega ticinese contro il cancro. E sulla possibilità di vietare l’uso dei lettini solari anche in Ticino? «Noi avremmo voluto già anni fa che, almeno ai minorenni, fosse vietato. Auspico vivamente che per i più giovani ci sia un meccanismo di protezione, quindi un divieto». E bandirlo agli adulti? «No, per gli adulti non mi sento di arrivare a tanto». Per Masullo, e qui torniamo ai più giovani, la protezione dovrebbe inserirsi nel solco tracciato «dalla prevenzione contro l’uso di alcol o sigarette da parte dei minori. Fare in modo che abbiano un accesso molto ostacolato». Sul come fare, Masullo non si esprime, salvo specificare che «un sistema di controlli, con relative multe, potrebbe essere interessante».

Ma in soldoni, e al netto di future regolamentazioni che comunque dovranno essere di ordine federale, a fronte del rischio, porta davvero dei benefici esporsi a raggi Uv artificiali? Per Masullo bisogna sfatare «due falsi miti». Il primo è che «non serve un solarium per preparare la pelle prima di andare al mare. La maniera migliore di prepararsi è restare all’aria aperta, con piccole dosi quotidiane sotto il sole. Mai esporsi diverse ore sin dal primo giorno di mare (o montagna); iniziare con dei brevi periodi, stare all’ombra e proteggersi». Così, tra l’altro, «l’abbronzatura durerà di più perché non legata allo shock di un’esposizione breve e violenta. Ma con la fotoprotezione naturale della pelle dovuta alla sintesi della melanina uscita gradualmente». L’altro falso mito? «Leggo qua e là che l’esporsi ai raggi Uv dei solarium fa bene alla salute poiché favoriscono la sintesi della vitamina D. In realtà non è necessario esporsi a forti dosi di radiazioni Uv – come quelle dei solarium – per stimolare la produzione di vitamina D attraverso la pelle. Per stimolare la naturale produzione di vitamina D basta stare all’aria aperta, anche all’ombra, con poche parti scoperte. Inoltre, se si è carenti di vitamina D, la si può sostituire con alimentazione a base di pesce di mare e/o integratori a gocce». I raggi Uv presenti nei lettini abbronzanti, conclude Masullo, «non contribuiscono assolutamente alla produzione di vitamina D, possono invece causare danni irreparabili al Dna delle cellule».

Beltraminelli: ‘Puntiamo su informazione e controllo dei gruppi a rischio’

A preoccuparsi della possibilità che l’uso di lettini solari possa portare allo sviluppo di un tumore alla pelle è stata la deputata Udc Lara Filippini, che nel mese di luglio ha inoltrato un’interpellanza al Consiglio di Stato. Interpellanza nella quale Filippini chiedeva soprattutto notizie da parte del governo sulla risposta data alla Consultazione sull’ordinanza relativa alla Legge federale sulla protezione dai pericoli delle radiazioni non ionizzanti e degli stimoli sonori. «Abbiamo condiviso il principio del divieto di accesso ai solarium per i minori – le ha risposto nella seduta di Gran Consiglio di settembre Paolo Beltraminelli, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità (Dss) –. Ma abbiamo anche rilevato altro, ad esempio proponendo un divieto di pubblicità, con particolare riferimento al rischio di pubblicità ingannevole». Nel senso che quando l’argomento riguarda i lettini solari «c’è chi parla di sviluppo della vitamina D e rafforzamento osseo». Solo che le buone intenzioni possono scontrarsi anche con delle difficoltà. In questo caso, rappresentate «dall’applicazione dell’articolo secondo cui il gestore deve informare gli utenti sui gruppi a rischio ottenendo da loro – e questo è molto difficile – la conferma di non appartenere a uno di essi». Sarebbe un’importante opportunità per suddividere i gruppi a rischio questa, «ma è molto difficile controllare e dare garanzie – ha spiegato Beltraminelli – soprattutto se il solarium non ha gestore. E poi il controllo sarebbe semplicemente limitato alla dichiarazione del cliente». Ma quando si parla di gruppi a rischio, cosa si intende di preciso? Innanzitutto «sono gruppi molto ampi – ha rilevato davanti al plenum del Gran Consiglio il direttore del Dss – perché ci sono persone affette o che hanno avuto un cancro alla pelle in passato, con parenti che hanno avuto precedenti di melanoma, oppure scottature solari ripetute durante l’infanzia». Ed è ritenuto più a rischio «chi è sensibile ai raggi Uv, chi soffre di scottature, chi ha tante lentiggini, chi presenta chiazze decolorate». Da qui la decisione di «puntare sull’informazione e sulla prevenzione».

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