Ticino

Salari cantonali: ora che è passata la tempesta…

Per il 2019 il sindacato degli impiegati cantonali chiede al governo un aumento retributivo del 3%

(Infografica laRegione)
28 agosto 2018
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‘Adesso che i conti tornano, tocca pure a noi’. Questo, in buona sostanza, il concetto con cui il Sindacato del personale per il settore pubblico e socio-sanitario (Vpod) rivendica un aumento salariale del 3 per cento a favore dei dipendenti cantonali (impiegati e docenti) a partire dal 2019. Con una lettera indirizzata al Consiglio di Stato, datata 27 agosto e resa pubblica ieri, la sezione ticinese della Vpod auspica un incontro a breve termine con il Consiglio di Stato per aprire una trattativa in merito. In questo modo il sindacato degli impiegati pubblici si fa avanti in quella che si profila come una vera e propria “corsa agli avanzi”. Qualche giorno fa infatti il Dipartimento delle finanze e dell’economia (Dfe) ha confermato la previsione positiva per i conti cantonali del 2018 (preconsuntivo), con un possibile surplus di quasi 50 milioni di franchi. Avanzo di esercizio che, tra l’altro, è stato definito dal direttore del Dfe e da vari esponenti liberali “un’ottima premessa per ragionare su una seconda tappa di sgravi fiscali”. Per il sindacato invece, si legge nel comunicato, a fronte di tutta una serie di tagli e mancati adeguamenti negli ultimi venticinque anni, è giunta l’ora, vista la congiuntura favorevole, di dare un riconoscimento a chi negli ultimi decenni si è visto più volte decurtare in vari modi il proprio salario. La lettera divulgata ieri, e che porta la firma di Raoul Ghisletta e Roberto Martinotti (rispettivamente segretario e presidente Vpod Ticino), indica, appunto, quale premessa della rivendicazione il buon andamento delle finanze cantonali. «Visto che è tornato il bel tempo, ci aspettiamo un gesto – commenta Raoul Ghisletta –. Secondo noi è ragionevole chiedere di recuperare, almeno in parte, quanto abbiamo perso in passato».

La lunga lista dei tagli

La lettera della Vpod è stata accompagnata da un opuscolo informativo che presenta in modo dettagliato i vari decurtamenti di stipendio subiti, in diverse forme, dai dipendenti cantonali dal 1993 fino a oggi. Per il sindacato, in effetti, sono considerati ‘tagli’ i mancati adeguamenti al carovita, e ciò vuol dire la perdita del cosiddetto ‘salario reale’ che risulta dal confronto tra un salario nominale invariato rispetto all’incremento medio dell’indice dei prezzi al consumo (vedi infografica). Vi sono anche state, evidenzia il riassunto, alcune indennità soppresse, blocchi agli scatti di anzianità, e infine diversi ‘contributi di ‘solidarietà e di risanamento’, tutte misure che hanno impattato sul livello retributivo degli impiegati del settore pubblico. A ciò si aggiunge inoltre il calo delle prestazioni di previdenza della cassa pensione. «Il risanamento delle finanze cantonali è stato ottenuto grazie alle misure di risparmio fatte nel passato – riprende Ghisletta –. Ora che c’è una crescita generale nel Cantone, crediamo che un certo margine per un miglioramento ci sia».

I 48 milioni di avanzo di esercizio previsti per l’anno in corso, commentava settimana scorsa Christian Vitta, direttore del Dfe, sono da ricondurre soprattutto a fattori straordinari. L’ipotesi di una diminuzione dell’imposta sull’utile delle persone giuridiche e l’abbassamento del 5% del moltiplicatore d’imposta rappresentano, stando alle stime di Vitta, un onere di circa 60-70 milioni di franchi per le casse cantonali. Ora a bussare ci sono pure i dipendenti pubblici, un 3 per cento che in soldoni vuol dire 30 milioni in più di spesa. Per Ghisletta la questione è chiara: «Sappiamo che non siamo gli unici a farsi avanti. Vedremo se il Consiglio di Stato è disponibile a discutere oppure no».

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