Ticino

Dipendenti pubblici, l'aumento salariale è ai box

Il governo fissa il primo incontro con i sindacati per il 19 giugno 2019. Tra le richieste delle Associazioni: 3% di stipendio in più e settimana di 40 ore

Ti-Press
8 dicembre 2018
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La trattativa tra sindacati e Consiglio di Stato sul miglioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti pubblici, a distanza di mesi dalla prima rivendicazione della Vpod (cfr. edizione del 29 agosto), deve ancora iniziare. E non lo farà tanto presto, anzi: la prima convocazione mandata dal governo è per il 19 giugno 2019. In soldoni: se trattativa sarà, sicuramente non ci saranno risultati applicabili l’anno prossimo, come invece auspicato dalle Associazioni del personale.

Un primo incontro tra le parti c’è stato, il 3 ottobre. Incontro che ha portato sei giorni dopo, il 9 ottobre, Vpod, Organizzazione cristiano sociale ticinese (Ocst) e Comitato di coordinamento sindacale (Ccs) a mettere nero su bianco la richiesta all’Esecutivo di aprire un tavolo di trattativa. Con tre punti da prendere in esame: l’aumento salariale del 3 per cento per recuperare “le importanti perdite salariali subite negli anni passati”; uno scatto per coloro che “verranno agganciati al 1° gennaio 2019 alla nuova scala salariale” e, sempre da quella data, “due scatti per chi è già stato agganciato il 1° gennaio 2018”; la “riduzione delle ore di lavoro settimanali da 42 a 40 per gli impiegati e di un’ora di lezione per i docenti che hanno subito nel 2004 l’aumento dell’onere lavorativo”.

Del 7 novembre la risposta del Consiglio di Stato che, “di principio”, si dichiara disponibile a tematizzare le richieste. Eccezion fatta per “lo scatto supplementare al 1° gennaio 2019”, poiché già oggetto di un emendamento durante la discussione della nuova Legge stipendi e bocciato. Il Consiglio di Stato ha ribadito che “la valutazione delle proposte dovrà evidentemente considerare gli obiettivi relativi al consolidamento delle finanze cantonali e tenere conto di altri elementi legati alla gestione del personale”. Infine lo stop. È a disposizione il governo, ma se ne riparlerà in giugno. Vale a dire, prossima legislatura.

«Ordineremo un bel po’ di carbone da portare al Consiglio di Stato come regalo di Natale» commenta laconico, da noi raggiunto, Raoul Ghisletta, segretario della Vpod. Sono passati mesi, «questa mancanza di apertura e di dialogo ci delude, visto che le finanze cantonali stanno migliorando è ora di fare qualcosa per i dipendenti».

Netto è anche Lorenzo Jelmini, responsabile nell’ambito del servizio pubblico dell’Ocst: «Se è vero che da una parte i dipendenti hanno partecipato a risanare i conti dello Stato, oggi che i conti dello Stato sono risanati un riconoscimento per il loro contributo credo debba essere concesso». Le lungaggini della partenza della trattativa per Jelmini sono da attribuire a «una politica del personale che da anni e anni è improntata unicamente su una questione di costi, e non su sviluppo o riconoscimento dell’attività di chi lavora nella pubblica amministrazione. Purtroppo però – continua il sindacalista dell’Ocst – questa politica non è pagante, perché ci sono tanti elementi che ci fanno comprendere come il posto di lavoro pubblico sia sempre meno attrattivo».

Ad ogni modo, sebbene da giugno, la disponibilità del governo a parlarne c’è: «Sì, questa timida apertura da parte del Consiglio di Stato non fa che confermare la nostra determinazione nel portare avanti queste rivendicazioni». Che non nascono ieri, perché «negli anni scorsi sono state proposte numerose misure di contenimento della spesa a carico dei dipendenti, che hanno visto erodere il loro stipendio. Non solo, era pure stato promesso che il passaggio dalla vecchia alla nuova scala salariale sarebbe stato indolore, senza ripercussioni per i dipendenti. Cosa che non è avvenuta, visto che tutti hanno perso lo scatto che ogni anno veniva concesso». Insomma, «dopo anni di sacrifici è ora di dare qualcosa indietro».

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