Mendrisiotto

Truffe telefoniche, condannato un 48enne

Inflitti 22 mesi sospesi più l’espulsione per cinque anni dalla Svizzera. Il maltolto corrisponde a quasi 120mila franchi tra gioielli e contanti

Un metodo sempre più consueto
(Ti-Press)
17 gennaio 2024
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Il modus operandi è quasi sempre lo stesso. Prima una chiamata al telefono dall’estero, nella quale si spaventa un anziano facendogli credere che un famigliare si trova in difficoltà, poi qualcuno va a ritirare i soldi o i valori dell’anziano per risolvere la questione. Alle Assise correzionali di Mendrisio in Lugano, in questa occasione alla sbarra c’era il «cavallino», come lo ha definito il procuratore pubblico Simone Barca. Il 48enne italiano, incensurato in Svizzera, accusato di truffa aggravata ed entrata illegale ripetuta in Svizzera per aver ingannato con astuzia quattro persone anziane tra i 76 e gli 84 anni, è stato condannato dal giudice Marco Villa a 22 mesi sospesi per due anni ed espulsione dalla Svizzera per cinque anni. La pena inflitta è giunta da un accordo tra le parti, l'avvocata della difesa Maricia Dazzi e il procuratore pubblico Simone Barca.

Quasi 120mila franchi di refurtiva

Nello specifico i quattro anziani del Sottoceneri sono stati raggiunti telefonicamente da una complice, presumibilmente dalla Polonia, tra il 31 marzo 2023 e il 19 maggio 2023. Approfittando della loro fragilità, faceva credere agli anziani che un famigliare si trovava in difficoltà e nella necessità di dover recuperare in tempi brevi un’ingente somma di denaro per affrontare le spese. In un secondo momento, ecco che entrava in scena il 48enne: il suo compito era quello di raggiungere le vittime della truffa direttamente sotto casa e farsi consegnare la refurtiva, soldi o all’occorrenza gioielli, il tutto per un valore complessivo di poco meno 120mila franchi che doveva consegnare alla banda polacca. Secondo quanto detto dall’imputato «il mio guadagno è stato di 8mila franchi, soldi che ho usato per saldare debiti che avevo precedentemente accumulato».

La superficialità della banca

Durante il processo svolto secondo la procedura ordinaria, anche se il pp non ha svolta la requisitoria, l’avvocato Pierluigi Pasi, patrocinatore di una vittima che si è posta come accusatrice privata, ha sostenuto durante la sua arringa quanto sia vile il gesto compiuto dall’italiano. L’avvocato ha anche sottolineato la superficialità avuta dalla banca alla quale la sua cliente era affiliata: «Il reato per il quale deve rispondere l’imputato è odioso perché le vittime sono sensibili e fragili». I telefonisti fingendosi la figlia della pensionata, in questo caso hanno detto di aver causato un incidente stradale e la conseguente la morte di un bambino di tre anni. Per evitare una denuncia o il carcere, la donna doveva quindi versare una cauzione a un uomo che si è finto un agente delle forze dell’ordine. «Cadendo nell’astuto inganno – continua Pasi –, ha consegnato tutti i gioielli e ha ritirato tutti i suoi soldi dal suo conto in banca», per un valore di 45mila franchi in gioielli e 20mila franchi in contanti. «Complice senza intenzione è stata anche la banca che, con una certa superficialità, ha consegnato tutti i soldi all’anziana. Al momento del suo arrivo, nella piccola banca di paese, ha chiesto allo sportello, con le lacrime agli occhi, se era possibile vedere il direttore. Dato che era venerdì pomeriggio gli è stato detto che non era possibile. La giovane cassiera, forse inesperta, ha quindi consegnato tutti i soldi alla mia difesa, che ha infilato tutto in una busta». Per questa faccenda, precisa Pasi, l’anziana «ha subito un trauma che si porta dietro anche oggi e che grazie alla sua famiglia sta recuperando». Inoltre, conclude, «nel verbale di interrogatorio non ho mai letto la parola ‘scusa’ per il danno che l’imputato ha provocato».

‘Voglio essere un cittadino onesto’

L’avvocata della difesa Maricia Dazzi ha invece sottolineato «la collaborazione nelle indagini» del 48enne: I fatti, se non fosse stato grazie a lui, sarebbero stati difficilmente appurabili». Nel futuro prossimo dell’imputato, che verrà scarcerato a breve, stando all’avvocata c’è il desiderio «di tornare a casa e ricominciare a lavorare e occuparsi della sua famiglia». Dal canto suo il 48enne, al termine del dibattimento si è redento: «Mi rendo conto di quanto ho fatto. Chiedo scusa e ora ho intenzione di tornare a essere un cittadino onesto».

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