Mendrisiotto

Truffe dei garage, ‘Non ci ricascheremo’

Condannati, a 12 mesi sospesi, anche i titolari di una carrozzeria del Mendrisiotto per una truffa di 26'800 franchi

Il Palazzo di giustizia di Lugano
(archivio Ti-Press)
3 aprile 2023
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«Non ci ricascheremo». I due titolari della carrozzeria del Distretto che, tra il marzo 2012 e il gennaio 2018, si sono resi protagonisti della ‘truffa dei garage’ lo hanno assicurato alla giudice Francesca Verda Chiocchetti, presidente della Corte delle Assise correzionali di Mendrisio. Per entrambi i titolari, di 63 e 60 anni, sono state emesse due condanne a 12 mesi sospesi per un periodo di prova di due anni per truffa (consumata e tentata) pari a 26'800 franchi (a cui si aggiungono tentativi per 3'500 franchi) e falsità in documenti. La stessa condanna stabilita venerdì scorso per il loro capo officina. I procedimenti di oggi, lunedì, si sono svolti con procedura di rito abbreviato: la Corte ha quindi approvato, ritenendoli «adeguati» gli accordi raggiunti tra le parti.

‘Il nostro modo di lavoro è cambiato totalmente’

Difeso dall'avvocato Sandra Xavier, il 63enne ha spiegato di «avere fatto questi sbagli anche in maniera ingenua e senza rendermi conto delle conseguenze». L'uomo lavora ancora oggi nella carrozzeria. La giudice ha voluto sapere se non ci ricascherà. «Dopo quello che ho passato è impossibile – è stata la risposta –. Sotto quell'aspetto il nostro modo di lavorare è cambiato totalmente». Quanto accaduto in quegli anni «è stata un'onda falsa e negativa nella quale siamo caduti senza neanche accorgercene – ha affermato il 60enne, difeso dall'avvocato Andrea Bersani –. Non ci siamo resi conto della situazione, mentre adesso sì, dopo quello che ho passato e pagato. Per questo le garantisco che fatti analoghi non succederanno più». Anche il capo officina, la scorsa settimana, ha espresso lo stesso concetto, affermando che «ci siamo parlati sugli errori fatti e ci siamo detti che certe cose non capiteranno più». I tre uomini hanno trascorso 106 giorni in carcerazione preventiva. «Quello che ho passato non si può spiegare, me lo porterò sempre dentro», ha aggiunto il 60enne. «Passare tre mesi senza vedere i miei figli e perdere il primo compleanno del più piccolo sono cose che segnano nella vita», sono invece state le parole pronunciate dal capo officina davanti alla Corte.

Gli inganni alle assicurazioni

Stando agli atti d'accusa della procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti, sono 39 i casi in cui i due titolari e il carrozziere hanno ingannato, o tentato di ingannare, con astuzia i funzionari delle compagnie assicurative. Agli stessi la carrozzeria o il cliente annunciavano “danni da parcheggio fittizi, creati con l'ausilio di pennarelli o plastiche di colore nero, segnando la carrozzeria del veicolo, fotografando lo stesso e annunciando il sinistro all'assicurazione come danno da parcheggio, anziché annunciare il reale danno da collisione, permettendogli in questo modo di non dover pagare la franchigia prevista contrattualmente come se fosse annunciato il danno da collisione”. Negli atti d'accusa vengono citati altri quattro esempi. Ovvero la denuncia di “un numero inferiore di danni da parcheggio, al massimo il numero riconosciuto dall'assicurazione annualmente, procedendo a ‘unificare’ due o più danni, facendo credere trattarsi di un unico evento, permettendo al cliente di non dover pagare direttamente la fattura, avendo superato il numero di sinistri coperti”. Oppure segnalando “un numero inferiore di danni da collisione rispetto a quelli realmente causati, procedendo a ‘unificare’ uno o più danni, per far risultare un unico evento e permettendo al cliente di pagare in questo modo un'unica franchigia”; “unicamente un danno da parcheggio unificato con un danno da collisione, al fine di permettergli di non pagare la franchigia” oppure “un numero di bolli causati dalla grandine superiore a quelli reali, per permettere al cliente di ottenere un importo maggiore per la riparazione”. Durante il suo procedimento, il carrozziere aveva dichiarato che «erano gli assicuratori stessi che mettevano pressione per non perdere i clienti».

Due esempi concreti

Per capire quello che è successo, prendiamo due esempi direttamente dagli atti d'accusa. Il primo caso risale ai mesi di marzo-aprile 2012. Uscendo in retromarcia dal posteggio della sua abitazione, la proprietaria di una vettura ha urtato contro un muretto. Presso la carrozzeria, “con l'accordo della cliente”, sono stati creati “danni supplementari al fine di far risultare un unico evento” e quindi dichiarando ai funzionari dell'assicurazione “che i danni erano il risultato di un unico sinistro”. L'ultimo caso è datato invece gennaio 2018. In questo caso il proprietario della vettura ha danneggiato il veicolo, “creando presso la carrozzeria, con l'accordo del cliente, dei danni supplementari per far credere che il danno fosse stato causato da un sinistro di parcheggio”.

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