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Treebù, il progetto che aiuta i giovani a tirarsi su

L’assenteismo scolastico è un tema in cima alla lista delle preoccupazioni del Cantone. Proposta una soluzione su misura

Dalla parte dei ragazzi
18 marzo 2022
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«L’assenteismo scolastico non è un fenomeno che può passare inosservato. Non bisogna ignorare i giovani che si ritirano sempre di più, i cosiddetti casi di drop-out (chi abbandona la scuola prima della fine della formazione), ma bisogna trovare delle soluzioni per aiutarli, per loro e per il bene di tutti. Spesso si sente dire che i giovani di oggi non hanno voglia di fare, ma non è così semplice. Ci sono varie difficoltà che emergono, soprattutto dopo la pandemia», ci spiega Simona Gaggini, coordinatrice e volontaria del progetto Treebù dell’Associazione Telefono Sos Infanzia, che conosce bene questa realtà. «Il nostro progetto ha a cuore le necessità dei ragazzi ed è un sostegno in cui non c’è giudizio né valutazione. È uno spazio in cui sentirsi ascoltati, coccolati e sostenuti, in cui svolgere attività positive, scoprire nuovi interessi e iniziare a muoversi per trovare la propria strada», tiene a far sapere ancora Gaggini, affiancata in quest’esperienza da Sonia Zanetti, assistente sociale/coordinatrice e volontaria, Robin Albertini, figura professionale socio-educativa e Luca Romano, amministratore.

Un’iniziativa socio-educativa

Treebù è un progetto socio-educativo nato nel 2015 per un’iniziativa spontanea e grazie al premio Federico Mari dell’Associazione Telefono Sos Infanzia. «Il nome Treebù deriva dall’unione tra la parola tribù, quale simbolo di gruppo, gente che sta insieme e condivide, e la parola inglese ‘tree’, albero, con tutte le sue metafore sia di radici e rami che crescono, che di ecologia e stagioni come fasi della vita che si alternano», racconta la coordinatrice e volontaria.

L’obiettivo del progetto è quello di sostenere i giovani dai 14 ai 20 anni che hanno interrotto il proprio percorso formativo e che presentano fragilità e insofferenze nei confronti del ritmo imposto dalla formazione. Ma si rivolge anche agli allievi di 3° e 4° media con un forte disinvestimento e a rischio rottura e a giovani provenienti dalla migrazione. Il progetto si propone quindi di accogliere i ragazzi che riscontrano difficoltà a mantenere una continuità o che necessitano di sostegno e figure di riferimento che li aiutino a valorizzare le proprie competenze e qualità attraverso esperienze pratiche e formative. «Lo scopo è quello di intervenire nella fase precedente alle offerte socio-professionali quindi proprio a livello socio-educativo. In svizzera interna questo sostegno è più radicato, ma in Ticino non è ancora così sviluppato, Treebù è un po’ pioniere in questo senso, ma vi è sempre più una sensibilità in questa direzione».

Uno sguardo alle proposte

Le attività di Treebù sono svolte grazie alla presenza di un educatore, all’impegno di volontari e agli aiuti che giungono attraverso donazioni pubbliche e private e agli aiuti finanziari specifici di enti che ne riconoscono l’operato. «Proponiamo attività sostenibili e legate all’ecologia ambientale, si spazia dalla gestione del quotidiano a lavori all’aria aperta. Abbiamo anche un programma che si chiama Gira l’armadio inerente agli abiti usati nel contesto della moda giovanile. Un’attività didattica - illustra Gaggini - che propone una collaborazione tra allievi, compagni e giovani aderenti al progetto. Si tratta di un armadio itinerante per la rimessa in vendita, senza scopo di lucro, degli abiti scelti che spostiamo di luogo in luogo. Questa attività vuole favorire e proporsi nei contesti scolastici affinché i ragazzi si possano spendere in un ruolo diverso ma che allo stesso tempo mantengano un pensiero e un confronto, cosicché possano riavvicinarsi ai propri coetanei e magari riscoprano il piacere di andare a scuola».

Del resto, Treebù può essere vissuto «come un momento in cui tirare il fiato, in cui fare esperienze positive e costruttive. Puntiamo a mostrare che la manualità, l’esperienza del ‘fare’ dà risultati concreti».

Prevenire è meglio che curare

«Treebù – prosegue la coordinatrice e volontaria – cerca di intervenire in qualità di sostegno, già a partire dalle scuole medie, perché l’essere previdenti garantisce maggiore probabilità di successo. Occorre interrompere per tempo quest’abitudine all’assenteismo scolastico, che è un fenomeno presente e da non sottovalutare. Le famiglie così come gli istituiti scolastici giocano un ruolo chiave nella prevenzione, ed è per questo che ci rivolgiamo a loro con una collaborazione attenta».

L’associazione collabora in rete con vari interlocutori attivi sul territorio sia per quanto concerne le segnalazioni sia per lo svolgimento delle attività e lo sviluppo delle collaborazioni. «Le famiglie e le scuole sono fondamentali sia per la prevenzione che per le segnalazioni. Una parte del nostro impegno è anche quello di farci conoscere. Treebù è un’esperienza concreta affinché ci sia maggiore sensibilizzazione e collaborazione nel sostenere i giovani e per questo ci muoviamo affinché si conosca il nostro progetto. La scuola media ha i propri strumenti e le proprie risorse interne, ma alcune situazioni si dimostrano molto complesse e a volte un time-out al di fuori dell’istituto può portare a risvolti positivi».

Un percorso educativo di crescita

L’accompagnamento offerto è continuativo e prevede incontri settimanali sia di gruppo sia individuali, con la presenza di una figura educativa. «Ogni giovane persegue un obbiettivo personale, accettiamo anche chi vuole mettersi in gioco solo una volta a settimana, l’importante è che ci sia una continuità. Lo scopo del nostro progetto – conclude Gaggini – è quello di aiutare i giovani in difficoltà a lavorare sulle proprie risorse e affrontare le sfide della quotidianità. Creiamo un percorso educativo flessibile e di crescita, ma offriamo anche la possibilità di lavorare in gruppo e relazionarsi con i propri pari. Il gruppo che si crea in Treebù aiuta il giovane a tirarsi su».

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