Mendrisiotto

Tra disagio e ‘sballo’, l’altra faccia della fanciullezza

Gli anni della pandemia hanno cambiato la casistica con cui si confronta Telefono Sos Infanzia, nato per dare ascolto ai minori maltrattati

Il coordinatore Frangi con alcune delle volontarie storiche da uno scatto del 2018
(Ti-Press)
14 ottobre 2022
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A dolore si è aggiunto dolore. Gli anni della pandemia non hanno fatto altro che amplificare la sofferenza. Dal 1988 linea diretta sul maltrattamento dei minori, oggi le antenne di Telefono Sos Infanzia, tese da sempre verso il mondo dei ragazzi, stanno captando un disagio (anche mentale) che cresce, una maggiore solitudine, una fuga verso alcol e droghe e, fenomeno emergente, un abuso ricorrente di psicofarmaci. Negli ultimi due anni i volontari dell’Associazione a cui ha dato vita Federico Mari, si sono ritrovati, pur temprati dall’esperienza, a fronteggiare 64 casi «complessi». In trenta situazioni, quasi la metà, dall’altro capo della cornetta si è raccontato di quotidianità legate alle dipendenze, declinate in vario modo. Tant’è che tra il 2020 e il 2021 la sezione Antidroga della Polizia cantonale è divenuta uno degli interlocutori privilegiati del Telefono, accanto ai referenti ‘tradizionali’ come le Arp, le Autorità regionali di protezione, i servizi sociali, gli istituti e le strutture sanitarie. Così, mentre l’età dei giovani che, anche in prima persona, hanno bisogno (o chiedono) aiuto cala, le preoccupazioni di chi da decenni incrocia storie di violenze e fragilità sale.

Oltre lo sballo

Capita. Si ritrovano nei loro posti. Poi, come in un rituale, consumano alcol e altre sostanze in gruppo. Uno ‘sballo’ che, a volte, non si ferma lì. Varca anche certi confini, dove sembra amore, ma è ben altro. Tanto da segnare in modo profondo l’animo di ragazzine alle prime esperienze affettive. Che la mattina dopo lanciano l’sos al Telefono: non sanno cosa fare. E nemmeno vogliono farlo sapere ai loro genitori.

Granitiche nella loro dedizione, le volontarie (di lunga data) di Sos Infanzia non riescono a trattenere la commozione quando ripercorrono i dati di quelle che, lì in via Puccini a Chiasso – sede storica del Telefono –, non sono solo statistiche. Per chi, a fatica, riesce a comporre lo 091 682 33 33, loro rappresentano un rifugio sicuro. «Chi chiama – ci conferma Tina Mantovani – sa che di noi si può fidare. Che qui trova ascolto e sostegno; che con noi può liberare le sue emozioni». Ogni parola nel dialogo telefonico viene pesata. «Sappiamo di essere i depositari delle loro confidenze familiari».

‘Ci chiamano anche gli stessi minori’

E a volte quelle ‘confessioni’ pesano come macigni. Negli ultimi due anni oltre a familiari e vicini di casa, tra chi segnala ci sono pure gli stessi minori. Lo fanno, spiega ancora Tina Mantovani, nella speranza di trovare accoglienza, ma anche accompagnamento. E qui l’Associazione, coordinata da Paolo Frangi, ha trovato un’alleata preziosa in un’altra realtà attiva sul territorio locale, La Sorgente. Chi si spende per Sos Infanzia è l’orecchio in ascolto e Lidia Canonico, fondatrice de La Sorgente (Premio Lavezzari 2021), è il braccio e interviene, con l’appoggio di specialisti, là dove c’è bisogno, dentro e fuori i confini cantonali. E le necessità sono tante, se si pensa che solo nel 2020 i giovani coinvolti sono stati quasi un’ottantina (una cinquantina di ragazzi e una trentina di ragazze).

La maggior parte ha fra i 13 e i 14-16 anni, ma le segnalazioni restituiscono anche casi di ragazzini ben più giovani. Tutti si affidano al Telefono. «Sentono che siamo veri. Che ci mettiamo il cuore – ci fanno notare cercando una spiegazione Tina Mantovani e Paola Robbiani –. È anche per questo che continuiamo a ricevere chiamate e segnalazioni dopo tanti anni. Il nostro coordinatore dice sempre che l’Associazione è l’ascolto e i volontari sono i polmoni».

‘Manca un luogo protetto per i ragazzi. Ho un progetto’

Una cosa è assodata, basta seguire le volontarie nei loro racconti e soffermarsi sui loro sguardi: oltre la superficie c’è un mondo che ha bisogno di una mano. «Chi è in strada – fa capire a chiare lettere Lidia Canonico – il disagio lo vede, eccome». E allora diventa sempre più importante saper recepire e agire. Il fondatore di Sos Infanzia, Mari, soleva spronare ad andare là dove c’era vera necessità di un aiuto. Una esortazione che Lidia Canonico interpreta alla lettera da tempo. E per la strada incontra ragazzini che fanno capannello, ma per consumare vari tipi di sostanze. «Abusano di alcol – racconta –, ma soprattutto di psicofarmaci». Comportamenti che non restano senza conseguenze. «Sono tanti oggi i ragazzi che approdano alla Clinica psichiatrica cantonale. Un dato che fa crescere in me una esigenza: poter contare su una sorta di centro di pronto intervento, un luogo protetto a loro dedicato che adesso non esiste. In questo momento il Ticino è alla deriva. Ribadisco, chi opera sul campo vede ciò che succede».

Il sogno di Lidia, del resto, potrebbe divenire realtà. «In effetti – ci conferma –, c’è un progetto che ho portato all’attenzione del Consiglio di Stato. Un primo passo è stato fatto, formando un gruppo di lavoro». Il cantiere, insomma, è aperto. D’altro canto, come fa memoria Paola Robbiani, non sarebbe la prima volta che Telefono Sos Infanzia apre una strada. «È già successo negli anni Novanta – ricorda –, quando abbiamo iniziato a interessarci alla rete e alla pedopornografia. Lì l’obiettivo è stato centrato: oggi il cantone ha strumenti mirati per contrastare il fenomeno».

Premio Mari, attese le candidature

Ecco perché il movimento del volontariato ha ancora molto da dire. Ed ecco per quale motivo l’Associazione da sette edizioni ha a cuore l’opportunità di accendere i riflettori su questo universo, a maggior ragione quando si occupa di minori. È nato con questo spirito il Premio intitolato a Federico Mari. Che sarà consegnato sabato 19 novembre a Chiasso. A questo punto si aspettano le candidature. L’ultimo termine utile per presentare i progetti è il 10 novembre prossimo.

Un Telefono, tante esperienze

Il Premio, d’altra parte, è solo una delle ultime iniziative che da anni affiancano l’attività di Sos Infanzia. Da oltre cinque lustri a Tesserete l’entusiasmo di Ada Alloi anima il negozio di abiti usati. Mentre è dal 2017 che grazie all’impegno di Max Onorari nella sede di Chiasso si insegna pianoforte ai ragazzi meno fortunati. Sempre a Chiasso è nato e si è consolidato pure il progetto Treebù guidato da Sonia Zanetti e Simona Gaggini, sostenuto dalla Catena della Solidarietà. Una realtà che offre ai giovani tra i 14 e i 20 anni un punto di incontro. Un centro diurno, annotano le volontarie, che «permette di misurarsi con nuove esperienze, oltre a dare ascolto e accoglienza». In fondo sta tutto lì.

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