Mendrisiotto

Se ne è andato Giuseppe Dunghi

Per tanti anni ha accompagnato il nostro lavoro di cronisti come correttore di bozze. Uomo di cultura e sensibilità politica

Sempre battagliero (Ti-Press)
21 ottobre 2020
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Tra gli uliveti del suo amico contadino in Toscana, tra terra e cielo, in mezzo alla natura che tanto amava. Se ne è andato così, in punta di piedi, venerdì, Giuseppe Dunghi, il Beppe per noi de 'laRegione'. Dire che è stato per tanti anni il 'nostro' correttore di bozze - in precedenza lo era stato al CdT - sarebbe davvero riduttivo. Anzi, ci sembrerebbe quasi di far torto alla sua intelligenza acuta, alla sua curiosità di sapere, alla sua cultura quasi enciclopedica. Anche se Beppe aveva il pudore delle persone umili, che non fanno pesare ciò che sanno agli altri, ma lo condividono con generosità, proprio perché quel sapere lo hanno conquistato con la forza della volontà. Sempre pronto a dissipare i nostri dubbi linguistici e a rimediare ai nostri 'refusi' con lo stesso slancio con cui si dedicava ad opere ben più poderose delle nostre cronache quotidiane (era il correttore di fiducia dell'avvocato Graziano Papa, con il quale condivideva passioni e amicizia).

E generoso Beppe lo era pure nel suo modo di spendersi per chi vede negati i suoi diritti fondamentali. 'Compagno' fino in fondo, non si tirava mai indietro quando si trattava di manifestare per una giusta causa, quando c'era da fare un presidio o ritrovarsi in piazza a Chiasso in nome di un Primo agosto per tutti (anche i migranti) o aprire la sua casa alle compagnie del Festival di narrazione del suo paese-quartiere, Arzo. Rigoroso nel difendere le sue idee, pronto a pagare anche di persona per non venire meno a ciò in cui credeva profondamente, non faceva sconti a chi riteneva essere nel torto. Soprattutto se si trattava di politica, come dimostrava nei suoi contributi ad 'Area', il quindicinale di critica sociale e del lavoro.

Caro Beppe ci mancheranno le tue risate sincere, i tuoi abbracci vigorosi, le chiacchierate vivaci sui temi che ci accomunavano. Il tuo far capolino a sorpresa per un saluto veloce, per il piacere di portarci qualche frutto del tuo orto, che cucinavamo con dedizione, rispettosi dell'amore e della fatica con cui coltivavi i tuoi campi. Grati per ciò che ci hai donato in tanti anni di coabitazione nella redazione, siamo vicini ai famigliari.

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