Mendrisiotto

A cavallo della frontiera si pedala per la mobilità lenta

Prende forma il progetto Ti-Ciclo-Via che collegherà Malnate a Stabio per pendolari (ma non solo). Interreg? 'Un valido aiuto'

La rete nel Mendrisiotto sta crescendo. Qui è a Coldrerio (Ti-Press)
26 ottobre 2019
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Lavoratori pendolari, studenti ma anche turisti: ciò che conta è che siano pronti a inforcare la bici. È pensando a loro che, a cavallo della frontiera, ci si sta dando da fare per realizzare una vera e propria ciclovia che non conoscerà barriere doganali e metterà in contatto due territori. A cantiere concluso, infatti, ci si potrà spostare su due ruote da Malnate a Stabio, quindi dalle Valli dell’Olona e del Lanza al Mendrisiotto e ai comparti sensibili (quanto a traffico), passando (per ora) dal valico del Gaggiolo. Sciolti i nodi della burocrazia internazionale, la speranza è di spalancare il cancello di Santa Margherita. Ancora una volta, quindi, lo strumento dei programmi Interreg messi in campo fra Italia e Svizzera si è rivelato quello giusto. E non solo per condividere una strategia nel segno di una mobilità meno motorizzata, ma anche per concretizzare reali alternative all’auto.

Al di qua del confine bisognerà pazientare ancora una manciata di anni: nei piani c’è una rete di 88 chilometri di itinerari. Non a caso i Programmi di agglomerato (1-2 e 3) hanno messo in conto investimenti per oltre 30 milioni. Al di là della ramina pure nel Varesotto (come certifica il Consigliere con delega alla viabilità Marco Magrini) si hanno «le idee chiare». Oggi si può contare su 170 chilometri di piste ciclabili e su di un altro centinaio di chilometri in progettazione. Trovare un punto di incontro fra Commissione regionale dei trasporti del Mendrisiotto e Basso Ceresio (Crtm) e Provincia di Varese è, dunque, stato semplice. Un’intesa che, mercoledì a Stabio, ha portato a promuovere un Convegno sulla mobilità ciclistica transfrontaliera; ma soprattutto a essere ispiratori e trascinatori del progetto Interreg Ti-Ciclo-Via, che fra un anno circa avrà chiaro il suo piano d’azione. «Per noi un collegamento con il Mendrisiotto nell’ambito del discorso dei frontalieri è fondamentale», ha ribadito Magrini. Del resto, è anni che si insite. Il seme per le prime ciclovie, ha ricordato Marco Vitali, presidente di Pro Velo Ticino, lo si è gettato nel 2012, all’orizzonte l’Expo di Milano. «E le cose – aggiorna – stanno andando avanti: i segnali sono rassicuranti». Un messaggio confortante in una realtà viaria che vede convivere a fatica ciclisti e automobilisti.

Dal suo osservatorio della Crtm, Andrea Rigamonti si definisce «un presidente contento». Da queste parti, fa capire, non si è rimasti a guardare. Con progetti come Ti-Ciclo-Via quanto si pensa di incidere? «L’esito finale – dice a ‘laRegione’ Rigamonti – lo si ottiene attraverso due strade. La prima è quella delle infrastrutture con la ‘i’ maiuscola, quindi la Ferrovia Mendrisio-Varese. Accanto a ciò, per centrare ulteriori risultati, bisogna creare trasporto pubblico, i posteggi per i vecoli condivisi, piste ciclabili, appunto, per dare modo anche di arrivare al lavoro in bicicletta, o ancora un sistema di ‘bike sharing’ o tariffe integrate fre le comunità tariffali sui due lati della frontiera. In altre parole, ci devono essere delle infrastrutture, che possono sembrare minori, ma che messe assieme e in rete offrono altrettante opportunità di incidere sul tema della mobilità».

 

Quanto a piste ciclabili, a che punto siamo? «Si stanno realizzando diverse opere: pensiamo alla Maroggia-Melano, a quanto concretizzato a Genestrerio, al tratto Coldrerio-Santa Apollonia. La rete c’è e sta crescendo piano piano – conferma il presidente –; i Piani di agglomerato e i crediti votati dal Gran consiglio hanno creato i presupposti finanziari per agire. Ovviamente le tempistiche burocratiche e di realizzazione richiedono, purtroppo, un certo periodo». Sta di fatto che a opera compiuta saranno collegati tutti i Comuni del Distretto fino al Luganese a nord e l’Italia a sud. E non ci si fermerà alla dogana.

Uno strumento come Interreg aiuta? «Se posso dire una cosa positiva di questi programmi – ci risponde qui il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali – è che si è passati da tematiche meno palpabili per il territorio, come la produzione di studi, a interventi anche cruciali per noi. Ed è ciò che avrebbe dovuto essere dall’inizio: un po’ di sana infrastruttura condivisa e con finalità virtuose».

Il Governo ha appena stanziato oltre 400 milioni per i trasporti; i progetti transfrontalieri procedono: ci crede davvero di riuscire a cambiare mentalità? «Occorre mettere a disposizione le alternative, cambiare la mentalità è un passo supplementare che non con tutti si riuscirà a fare – annota Zali –. Dalle elezioni apprendiamo che, dall’oggi al domani, c’è un 10% in più di cittadini disponibili, almeno programmaticamente, a prediligere il trasporto pubblico rispetto a quello privato. Ben venga, dunque, un trasporto pubblico performante 2.0; e ben vengano le altre iniziative di mobilità lenta. Non bisogna rinunciare a nulla per cercare di ridurre questo ‘mostro’ che è il traffico automobilistico».

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