Luganese

Ecco ManoVella: prima portineria di quartiere a Lugano

In via Vella a Cassarate è nato uno spazio di incontro e condivisione grazie ad Aila e a Pro Senectute. L’obiettivo è essere un punto di riferimento

In sintesi:
  • Per il vicepresidente di Aila, Roberto Fridel, ‘è un luogo nel quale incontrarsi, socializzare e sentirsi accolti’
  • L’inaugurazione ufficiale è prevista per inizio giugno
Da sinistra: Roberto Fridel e Carmine Miceli
(Ti-Press/Francesca Agosta)
3 aprile 2024
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Essere un punto di riferimento per la cittadinanza e generare un effetto positivo sulla qualità di vita all’interno dei quartieri. È questo l’obiettivo di ‘ManoVella’, un esperimento sociale – una prima assoluta a Lugano – che ambisce a diventare una portineria di quartiere. La volontà di ‘dare una mano’ alla collettività in via Vella (e nel resto della zona) è scaturita dall’Associazione italiana di Lugano per gli anziani (Aila), proprietaria della struttura, in stretta collaborazione con Pro Senectute Ticino e Moesano, che si occupa del coordinamento del progetto.

Le portinerie di quartiere, già presenti nel Mendrisiotto e nel Sopraceneri (BarAtto, Ri-Trovo, Cine Ma, Con Te Sto sono alcuni esempi), sono aperte a qualsiasi fascia d’età, senza alcuna discriminazione di genere, nazionalità, estrazione sociale o appartenenza religiosa, politica o partitica. Sono dei modelli di prossimità accessibile e informale – sempre in contatto con le reti istituzionali – che si fondano sul concetto di valorizzazione delle risorse. Risorse che possono essere competenze tecniche o sociali, reti di conoscenze, oggetti e utensili a cui dare nuova vita, progetti e idee che necessitano di un sostegno per essere realizzati pur sempre in un contesto di libertà e autonomia.

Un progetto con due anime

Ad accoglierci all’interno della struttura, aperta lo scorso dicembre, sono Roberto Fridel, vicepresidente Aila e Carmine Miceli, responsabile del Servizio lavoro sociale comunitario di Pro Senectute. «ManoVella – ci spiega Fridel – è un luogo nel quale incontrarsi, socializzare e sentirsi accolti. Gli spazi sono due, ma eventualmente possono diventare uno solo più grande aprendo la parete scorrevole». C’è la sala Boglia, regolarmente aperta alla cittadinanza, che può ospitare fino a 50 posti in piedi o 30 seduti. Al suo interno ci sono anche una caffetteria e un angolo lettura. La sala Brè può invece ospitare fino a 70 posti in piedi e 50 seduti, con tanto di cucina professionale. È una sala attrezzata per conferenze e corsi che può essere affittata da associazioni, aziende e privati. «Con il ricavato degli affitti – prosegue – copriamo i costi di elettricità, riscaldamento ecc. ManoVella ha dunque queste due anime complementari: una legata al sociale e una che serve a sostenere i costi». Infatti, aggiunge, «la ricerca di contributi ed entrate, sia private che pubbliche, è necessaria per garantire la continua copertura dei costi fissi della struttura e permettere la sostenibilità economica e sociale del progetto».

Valorizzare le risorse

Quest’iniziativa incoraggia a prendere parte alla vita sociale e culturale del quartiere, attraverso la partecipazione attiva e il volontariato, sostenendo e accogliendo persone singole, gruppi informali, enti e istituzioni. I locali e le aree sono strutturati per rispondere a diversi bisogni e necessità di chi ne usufruisce, ma sono anche pensati per poter valorizzare iniziative culturali, artistiche, sociali, ricreative, formative, conferenze, mostre ecc. È quanto si legge sul manifesto di ManoVella, che si può trovare sul nuovo sito appena lanciato: www.manovella.ch. Ed è proprio grazie alla partecipazione di alcuni soci di Aila che si sono sviluppate le prime idee. «Mentre procedevano i lavori di ristrutturazione – ci raccontano –, c’è stato un bellissimo coinvolgimento dei soci che hanno portato diverse proposte che sicuramente si potranno attuare. È questo il famoso concetto di attivazione sociale. È stata una dimostrazione di come la stimolazione generi curiosità e nuove idee».

‘Animata e costruita dalla comunità’

«È importante che una portineria assorba un po’ quelle che sono le vite di un quartiere, per adattarsi a esso – afferma Miceli –. Per questo riteniamo debba essere animato e costruito dalla comunità. Se le persone diventano in qualche modo protagoniste di un cambiamento, questo genera una qualità di vita migliore e soprattutto duratura. Se invece le proposte vengono calate dall’alto, da entità esterne, c’è il rischio che in poco tempo tutto si esaurisca e finisca». Le portinerie «hanno dunque questo elemento della stimolazione, della ricerca di competenze, talenti e qualità delle persone che abitano un determinato quartiere, favorendo la collettività».

Un altro aspetto importante, «è che ci deve essere qualcuno incaricato di aprire la portineria, garantendone la fruibilità dal lunedì al sabato. Da diversi anni abbiamo una formula ormai collaudata, in collaborazione con l’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento del Cantone, e offriamo la possibilità a persone in assistenza di partecipare alle misure ‘Attività di utilità pubblica’ (Aup). Se invece aprissimo soltanto qualche mezza giornata la gente sarebbe meno incuriosita e un progetto come questo sarebbe più difficile da avviare».

Recentemente, ci racconta, «abbiamo organizzato una serata durante la quale abbiamo spiegato il progetto, con le dualità complementari delle quali parlava Roberto, e diverse persone ci hanno contattato. Tra queste alcune associazioni, chiedendoci di collaborare. L’associazione Afghanistan Ticino, per esempio, da qualche settimana sta organizzando qui dei recuperi di matematica aperti a tutti. E questo è un ottimo lavoro di rete». L’inaugurazione ufficiale è prevista per inizio giugno.

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