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Centro balneare, ‘progetto insostenibile e sfavorevole’

L'associazione XCarona scrive ai 60 consiglieri comunali di Lugano sollevando critiche e richieste di spiegazioni sul partenariato con il Tcs

La piscina collinare molto apprezzata dalla popolazione
(Ti-Press)
28 settembre 2023
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Non tornano i conti, per un progetto, quello relativo al centro balneare di Carona, che sarebbe troppo svantaggioso per la cittadinanza. Un progetto che non è sostenibile economicamente, perché il partner privato paga troppo poco. Si possono riassumere così le critiche e le richieste di delucidazioni sollevate dall’associazione XCarona, che ha scritto una lettera aperta a tutti i 60 consiglieri comunali di Lugano. I due messaggi municipali, che riguardano rispettivamente la variante di Piano regolatore e la costituzione di un diritto di superficie a favore del Tcs e la richiesta di un credito di progettazione di 1,11 milioni di franchi per il centro balneare sono tuttora pendenti in tre commissioni del legislativo: in Gestione, alle Petizioni e nella Pianificazione del territorio sembrerebbe emergere un orientamento a favorevole.

E la questione economica?

Tornando sui limiti di sostenibilità economica, messi in evidenza dall’associazione, Nicola Morellato, membro di comitato, osserva che: «Il Tcs pagherebbe un canone annuo di 68’000 franchi per il diritto di superficie di 40 anni (in totale 2,7 milioni di franchi). Questo ammortizzerebbe circa un quarto dell’investimento pubblico, perciò abbiamo parlato di criticità dell’aspetto finanziario». L’associazione non si capacita del fatto che il Municipio parli dell’operazione come di un affare. «Di sicuro, l’ente pubblico non fa un affare, forse lo fa il privato. Non ci pare che questo partenariato pubblico-privato sia interessante per la Città». Non solo. «La convenzione stipulata tra la Città e il Tcs è troppo generica e non precisa aspetti che potrebbero essere regolati dal privato», insiste il membro di comitato dell’associazione.

Costi al di sopra del budget del concorso

Ma andiamo con ordine. Nella lettera, l’associazione entra nel merito ed evidenzia che “il costo dell’operazione è passato dai 7 milioni di franchi preventivati inizialmente (6 a carico della collettività e 1 a carico del Tcs) a ben 16,5 milioni di franchi (circa 10,5 a carico della collettività per la ristrutturazione delle infrastrutture e delle aree pubbliche e 6 a carico del Tcs solo per la realizzazione del suo villaggio Glamping, senza alcun contributo per la parte pubblica). Ci si chiede come sia possibile che lo studio d’ingegneria si sia aggiudicato il concorso, sforando il budget del 250%”. «Non riusciamo a comprenderne il motivo e riteniamo doveroso che il Municipio dia una spiegazione – sostiene il membro di comitato di XCarona –. Nessuno lo ha mai spiegato. L’auspicio è che in Consiglio comunale, perlomeno, qualcuno ponga l’interrogativo, anche se l’onere a carico dell’ente pubblico è stato in seguito ridotto a circa 10,5 milioni di franchi».

‘Troppe concessioni’

Dopo il periodo di silenzio, preceduto dalla petizione “Contro la privatizzazione della piscina di Carona. La piscina deve rimanere un servizio a favore della collettività” sottoscritta da ben 2’465 cittadini e consegnata alle autorità nell’ottobre 2021, l’associazione XCarona torna dunque alla carica, coinvolgendo tutto il legislativo di Lugano, nel tentativo di “correggere” il progetto del centro balneare di Carona, prima che sia troppo tardi. Al sodalizio, non piace neppure la convenzione sottoscritta tra la Città di Lugano e il Tcs: “Ci preoccupa molto poiché lascia aperta la possibilità al Tcs di rafforzare il suo potere nei confronti del Comune e quindi degli interessi della collettività”. La convenzione è troppo generica. Non sono definiti “con precisione aspetti importanti quali le date e gli orari di apertura e chiusura del centro balneare, la capienza massima, i parametri di concessione di autorizzazioni per eventuali eventi, i potenziali desiderata del Tcs, come ad esempio, il consentire o meno alle scuole di usufruire del centro a causa di possibili schiamazzi di bambini, che potrebbero disturbare gli ospiti del Glamping”. Una convenzione che concede peraltro al Tc “di disciplinare altri spazi tramite contratti di locazione separati e di ripartire responsabilità e compiti dei costi in fase di progettazione, di costruzione e d’esercizio”.

Il Ppp ‘non valorizza il servizio’

L’associazione richiama uno dei due messaggi, in cui il Municipio scrive che “si tratta di sviluppare una sinergia tra pubblico e privato che permetta da un lato di accrescere l’attrattività del comparto, offrendo nuove opportunità di svago e fruizione, migliorando l’offerta attuale... E garantire la sostenibilità economica del progetto di valorizzazione del centro balneare”. In un altro passaggio, si legge che “si è optato per un maggior equilibrio tra pubblico e privato... , con l’obiettivo di ottenere un’unica zona con due attività che coesistono, tra le quali mantenere una certa permeabilità”. Secondo l’associazione, “non centra nulla la sinergia pubblico-privato con il rilancio del centro balneare. E la permeabilità delle due zone è una contraddizione, perché sarebbe a senso unico dato che gli utenti del centro non potranno accedere al Tcs mentre quelli del Tcs potranno accedere al centro balneare”. Le parole scritte nei messaggi municipali, a XCarona suonano come il tentativo di “giustificare la collaborazione con un partner privato, che invece non ha senso di esistere (...) e non contribuisce a valorizzare il centro, anzi, dare in gestione gran parte del terreno per 40 anni a un ente privato significa togliere un servizio molto apprezzato alla cittadinanza”. Insomma, l’associazione sostiene l’ammodernamento della piscina, ma boccia il Glamping del Tcs.

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