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Sanità a Campione: ‘Le leggi ci sono e vanno rispettate’

Intervista all'avvocato Barbara Marchesini dopo il successo del suo ricorso contro la delibera sull'assistenza sanitaria della giunta lombarda

Fra Italia e Svizzera
(Ti-Press)
10 maggio 2023
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L’avvocato Barbara Marchesini a Campione ci è cresciuta e ci vive. Conosce, dunque, bene la realtà extraterritoriale dell’enclave italiana in territorio ticinese. Il nodo sanità l’ha chiamata però a un approfondimento certosino, tanto da impegnarla su più mesi nello studio di dossier e documenti legati alla delicata tematica. Un impegno che è stato premiato, recentemente, con il successo del suo ricorso al Tribunale amministrativo regionale di Milano, Tar che, in merito all’assistenza sanitaria dei cittadini campionesi, ha sconfessato la giunta lombarda.

Perché la sanità a Campione non è riuscita a trovare negli anni con la Svizzera una necessaria stabilità assicurativa?

La questione della sanità campionese deve essere letta in primo luogo da una prospettiva nazionale. La legge dello Stato italiano garantisce il diritto dei residenti all’erogazione delle prestazioni mediante la creazione di una azienda sanitaria locale, quindi operante esclusivamente nel territorio comunale, e in grado di assicurare loro il medico generico, l’assistenza infermieristica, domiciliare e ambulatoriale nonché i servizi essenziali di assistenza specialistica, mediante personale dipendente o convenzionato. Se possono essere erogate in loco, il sindaco stipula convenzioni con enti, istituzioni o medici operanti in territorio svizzero. E così è stato fino al 2021 quando Regione Lombardia, in contrasto con la normativa statale, ha deliberato la cessazione del regime assistenziale di cui i campionesi godevano da decenni, con la conseguenza di imporre ai residenti di avvalersi solamente delle strutture sanitarie italiane. La stabilità assistenziale dei campionesi è quindi assicurata dalla normativa italiana. Non vi sono difficoltà di rapporti con le autorità svizzere per l’erogazione dei servizi sanitari. I problemi nascono dalla decisione assunta da Regione Lombardia che, in quanto in contrasto con le norme statali, è stata riconosciuta illegittima e quindi annullata dal Tar.

Come la decisione dell’entrata nello Spazio doganale europeo, caduta dall’alto sulle teste dei campionesi (che ne hanno subito e ne subiscono gli effetti negativi) per un ingiustificato e assurdo mutamento dei presupposti storici, pare che, anche per la sanità, non si è voluto tener conto dell’eccezionale posizione geografica e storica che Campione ha con la Svizzera. Come si spiega questo non riconoscimento di questa evidente entità?

Nonostante le norme statali abbiano da sempre riconosciuto la peculiarità territoriale e l’eccezionale collocazione di Campione d’Italia, sembra che l’atteggiamento nei nostri confronti, soprattutto da parte di Regione Lombardia, sia diametralmente cambiato. Basta leggere le motivazioni rassegnate dalla Regione negli atti difensivi nel procedimento. Nemmeno tra le righe ci accusano di essere dei privilegiati che non hanno motivo di essere trattati diversamente da altri comuni Italiani che si trovano, per la loro collocazione territoriale, in difficoltà di accesso alle più vicine strutture sanitarie. Stupisce quindi che Regione Lombardia non prenda in debita considerazione la collocazione del nostro comune all’interno di uno Stato estero extra Ue, con tutte le problematiche logistiche e legali che ciò comporta. Auspico che la Regione si ravveda.

Il sistema sperimentale, avviato circa un anno fa con la cassa malati elvetica, e prorogato a settembre, comportava un contributo a carico dei cittadini che ne facevano richiesta. Una strada che potrebbe comunque essere considerata?

Non ne vedo ragione. La normativa nazionale prevede il diritto all’assistenza sanitaria, sebbene attuata in convenzione con il sistema svizzero, come per ogni altro cittadino italiano. Introdurre un contributo non è previsto né necessario. E potrebbe creare una condizione di disparità tra i campionesi che se lo possono permettere e quelli, in difficoltà, che non sono in grado di sostenerlo. Stiamo parlando di un bene primario come la salute non dimentichiamolo!

Crede che continui a essere necessario un tavolo tecnico italo-svizzero?

Credo che si debba da subito riattivare il regime di assistenza sanitaria prima del 2021 e in secondo luogo che la Regione torni a considerare le peculiarità di Campione che ci sono state riconosciute dal legislatore italiano. Sicuramente un confronto è opportuno anche con le autorità elvetiche, alle quali mi auspico venga sottoposto un accordo stabile e definitivo al più presto.

In tutta questa vicenda non le pare di vedere un atteggiamento da scaricabarile fra Stato e Regione, a cui in Italia è delegato il dossier sanità dei cittadini?

Mi sembra che la sentenza del Tar abbia fatto chiarezza. L’indicazione fornita è inequivocabile. Le leggi ci sono e vanno rispettate. Ora spetta alla politica attuarle.

Quale ruolo dovrebbe avere il Comune?

Sono certa che il Comune si attiverà celermente in conformità alla sentenza del Tar per ricondurre la situazione a quella precedente la delibera regionale annullata.

Auspica un maggiore coinvolgimento dell’autorità comunale?

Il Comune può agire nell’ambito delle prerogative che gli sono riconosciute dalla legge. Ha il compito fondamentale di stipulare convenzioni con enti, istituzioni o medici in territorio svizzero, ma può anche sollecitare il rispetto delle normative per quanto attiene alle coperture di spesa presso tutti i livelli istituzionali competenti. Sono sicura che, se sarà necessario, si attiverà anche a tale merito.

L’avere ben due dogane che dividono il territorio di Campione impedisce ai cittadini di trovare quella giusta serenità in merito al proprio diritto alle cure. Cosa si sente di dir loro?

Abbiamo visto riconosciuto il nostro diritto alle cure e alla salute. La strada è stata spianata. Ci sono buone ragioni per guardare con più ottimismo al futuro, anche se non dobbiamo abbassare la guardia. Da legale farò tutto il possibile perché la sentenza venga attuata e il diritto alla salute garantito.

Come risolverebbe il nodo sanità campionese, tenendo conto della sua specificità da una parte e della necessità di controllo della spesa?

Sono un legale non un amministratore. Non è mio compito entrare nello specifico delle modalità di attuazione della legge di cui il Tar ha disposto il rispetto. Ma certamente credo che l’avvio di un confronto su nuove basi tra Regione e Amministrazione comunale sia il presupposto per attuare correttamente e definitivamente la stabilità assistenziale dei campionesi anche considerando gli aspetti legati al controllo della spesa.

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